da Redazione | 29 Agosto, 2019 | Italia, Cultura
La caduta del primo governo nella storia della Repubblica
italiana guidato da un partito di maggioranza dichiaratamente
antiproibizionista è un’ottima notizia per tutti gli antiproibizionisti.
Un evidente paradosso che
rende chiaro lo stano corto circuito politico nel quale è finito il governo
giallo-verde. Perché con questo governo, ormai,
le cose per quanto riguarda la cannabis e l’approccio alle droghe in
generale potevano solo peggiorare rispetto
al già non certo esaltante quadro attuale.
La cannabis è stata fin dal principio terreno di scontro tra i due soci del governo. Proprio su questo tema si registrò, nel giugno dello scorso anno, il primo vero scontro politico tra Movimento 5 Stelle e Lega dalla nascita del governo Conte. Con la Lega a reclamare, attraverso il ministro Lorenzo Fontana, tolleranza zero verso i consumatori di sostanze e il M5S a rispondere – attraverso l’intervista esclusiva del senatore Matteo Mantero a Dolce Vita – rilanciando la proposta di legge pentastellata per la legalizzazione dell’autoproduzione e del consumo di cannabis.
Per alcuni mesi il governo sul tema della cannabis (inclusa quella “light”) è andato avanti così: da una parte le offensive proibizioniste della Lega, dall’altra le contro-offensive del Movimento 5 Stellecon le proposte di legge firmate da Matteo Mantero e dal senatore Lello Chiampolillo per garantire maggiore accesso alla cannabis anche per i malati. Poi, come un po’ su tutti i temi, con i sondaggi che davano la Lega in costante crescita e il M5S in affanno si è arrivati a un completo ribaltamento dei rapporti di forza. Il partito di Salvini sempre più all’attacco e i 5 Stelle ad arrancare in nulla più che la difesa dell’attuale, pessimo, status quo legislativo.
Eravamo arrivati al punto in cui, sul fronte cannabis, non solo nulla sarebbe potuto migliorare, ma anzi Matteo Salvini utilizzava il ministero degli Interni per inviare a tutti i prefetti circolari che invitavano a controllare e chiudere con ogni pretesto i negozi che vendono cannabis light. Mentre i suoi ministri proponevano nuove leggi per vietarne esplicitamente il commercio e per punire ulteriormente – con sanzioni, percorsi di cura obbligatori, e chissà cos’altro – i consumatori di droghe leggere.
Il paradosso si è così
compiuto. Il primo governo guidato da un’ampia maggioranza
di parlamentari antiproibizionisti era di fatto caduto tra le mani del partito
di minoranza relativa che, avendo meno del 20% dei seggi in Parlamento,
pretendeva di dettare la linea. E di fatto ci riusciva. Con questi
presupposti ogni antiproibizionista può
tirare un sospiro di sollievo di fronte alla prossima
caduta del governo.
Ora è difficile fare previsioni sul futuro, capire se si tornerà a breve alle urne o se il M5S cercherà nuove alleanze in Parlamento. In ogni caso, difficilmente potrà andare peggio di così.
Fonte: https://www.dolcevitaonline.it/qualunque-cosa-accadra-la-fine-del-governo-lega-m5s-e-una-buona-notizia-per-la-cannabis/
da Redazione | 29 Agosto, 2019 | Italia, Cultura
Chi ha più di 50 anni ricorda bene l’odore acre e pungente che
la canapa dei Regi Lagni diffondeva dalle campagne ai centri abitati dove si
svolgevano le attività tessili. A quei tempi il limpido fiume Clanio era meta
di allegre scampagnate per le famiglie contadine e operaie. Quando le sue rive
sono state cementificate per contenere le esondazioni, il corso d’acqua si è
ridotto a canale di raccolta delle acque piovane utilizzate per irrigare i
campi.
Oggi
le stesse zone site tra la provincia
di Napoli e Caserta emanano diffusamente un intenso maleodore
provocato dagli impianti di smaltimento rifiuti e di depurazione. Il Clanio è
diventato sfogo di innumerevoli sversamenti, cosicché in alcuni punti sembra
una fogna a cielo aperto. Come se non bastasse, episodici roghi tossici
caratterizzano da molti anni quella che è stata ribattezzata Terra dei Fuochi.
Insieme
alle coltivazioni di canapa, anche il lavoro artigianale e industriale delle
resistenti e dure fibre è ormai solo un ricordo della Campania Felix.
Le aziende locali hanno rinunciato alla canapa e per i lavori di tessitura
odierni impiegano fibre naturali apparentemente più convenienti.
Il
blocco dello sviluppo tecnologico ha inciso molto sul declino della filatura
della canapa. Tornare al tradizionale faticoso processo agricolo di macerazione e
separazione della fibra dal canapulo è impensabile.
Attualmente
in Italia i centri di trasformazione delle fibre di canapa si riducono a due:
uno in Piemonte e l’altro in Puglia. I costi di trasporto della merce da
lavorare sono però troppo alti per le imprese campane che in passato
commerciavano la canapa.
I tessuti commerciati dalle aziende italiane sono fabbricati con
fibre a basso costo provenienti dall’estero. Da molti anni infatti la canapa a
fini tessili è diventata appannaggio dei paesi ad est dell’Europa e del Mondo.
E’ da escludere che in
breve tempo questa economia verde possa essere rilanciata a
partire dal settore dei filati italiani.
Nel primo Novecento il nostro paese deteneva il primato europeo nella
produzione ed esportazione di canapa destinata all’industria tessile e
cartaria. Il potenziale di questa pianta è celebrato ancora con orgoglio dagli
agricoltori e imprenditori delle regioni che erano vocate alla sua coltivazione
(Emilia Romagna, Campania, Veneto, Piemonte). La tradizione contadina ha
definito tale coltura “maiale verde” poiché nulla viene sprecato della materia
vegetale
Tale coltura meriterebbe dunque di essere ripristinata e
opportunamente rilanciata nell’area campana.
Investire nel progresso
tecnologico dei processi produttivi della canapa avrebbe
incontestabili effetti positivi per l’intera comunità. Oltre al benefico
consumo alimentare, persino l’inalazione del CDB, principio attivo derivato dalle
infiorescenze, può essere utile a contrastare una dannosa dipendenza da
nicotina.
Anche
a livello europeo la normativa
comunitaria favorisce le coltivazioni commerciali di
canapa tramite, ad esempio, il regime di aiuti finanziari in vigore dalla fine degli
anni ’80 nel contesto della Politica Agricola Comune. Unico requisito per
ricevere i pagamenti dall’Unione Europea è l’utilizzo delle sementi certificate
a tenore di THC inferiore allo 0,2%.
Per i comuni atellani della Terra dei Fuochi che hanno vissuto
ascesa e decadenza dell’economia canapiera l’auspicio è di ritornare agli
antichi profumi e colori della Terra di Lavoro.
Fonte: https://www.dolcevitaonline.it/il-posto-della-canapa-nella-terra-dei-fuochi/
da Redazione | 29 Agosto, 2019 | Cultura, Notizie
Utilizzare cannabis migliora la soddisfazione del piacere
sessuale femminile. Un recente studio americano della Saint Louis University
School of Medicine, pubblicato su Sexual Medicine, ha infatti dimostrato questa
teoria. Lo scopo dello studio è stato quello di misurare la percezione che le
donne hanno della loro esperienza sessuale combinata all’utilizzo di cannabis.
I medici hanno chiesto alle donne prese in esame di
compilare questionari anonimi che
indagavano la loro percezione sull’utilizzo della cannabis in relazione alle
esperienze sessuali, oltre alle abitudini di assunzioni di cannabis. Per la
valutazione dei diversi domini della funzione sessuale è stato utilizzato
l’indice delle funzioni sessuali femminili (VFI) che non riguarda
specificamente la cannabis.
Ogni questionario ha aiutato i medici innanzitutto ad
inquadrare la donna e la percezione che questa aveva della propria sessualità e
le domande relative all’utilizzo di cannabis in relazione ai rapporti sessuali hanno
delineato una serie di risposte relative al cambiamento delle sensazioni
percepite durante i rapporti. Le risposte inerenti agli effetti della cannabis
sono state strutturate secondo la scala di Likert: sempre/a
volte/raramente/mai. Il campione finale ha contato 372 donne per la maggior
parte eterosessuali di cui il 52,8% (197) non utilizzava cannabis, il 34,1%
(127) aveva utilizzato cannabis prima di rapporti sessuali, e il 13,1% (49) pur
utilizzando cannabis abitualmente non lo aveva fatto prima di rapporti
sessuali. La maggior parte delle donne ha riferito aumento del desiderio,
miglioramento dell’orgasmo, diminuzione del dolore e nessuna variazione per
quanto riguarda la lubrificazione. Le donne che hanno segnalato l’utilizzo di
cannabis prima dell’attività sessuale hanno avuto 2,13 probabilità in più di provare un orgasmo
soddisfacente rispetto alle donne che non utilizzano
cannabis.
da Redazione | 27 Agosto, 2019 | Cultura
Come la cannabis aiuta il nostro lato
artistico
Non è un segreto che molti amanti della
marijuana credano che fare qualche “tiro” prima di ascoltare il nuovo album del
loro artista preferito o di guardare l’ultima puntata della serie del momento
renda l’esperienza davvero migliore, ma…perché?
La risposa, secondo il Dr. Ethan Russo
del gruppo di ricerca di Praga, ha a che fare con il modo in cui la cannabis
influisce sulle nostre sensazioni: il thc riduce l’abilità di una persona di
concentrarsi sul “quadro generale” ma d’altro canto rende più interessanti ed
esaltanti i particolari e, una volta che inizi a concentrarti sulle
sottigliezze di un dipinto, una canzone o un film l’esperienza sarà molto
diversa, e sotto molti punti migliore, rispetto alla stessa esperienza vissuta senza
assunzione di cannabis.
Russo
ricorda uno studio non correlato in cui le capacità dei soggetti durante la visione
di un film sono state temporaneamente migliorate dalla cannabis. “Abbiamo
analizzato questo fenomeno e notato che la retina è molto ricca di recettori
dei cannabinoidi”, osserva.
Questi
stessi recettori sono probabilmente attivati quando vengono introdotti
cannabinoidi come il THC.
L’arte
interagisce anche con i sistemi di “ricompensa” del cervello, in esso infatti c’è
una regione che rilascia sostanze chimiche “di benessere” come la
dopamina e la serotonina quando innescate da esperienze piacevoli. Non
sorprende che i recettori dei cannabinoidi in questa regione siano altrettanto
reattivi al THC.
Storicamente,
molti artisti e creatori sono stati legati all’uso della cannabis. A partire da
Bob Marley fino ai pensatori creativi come Steve Jobs, il filmmaker Oliver
Stone, la cantante Lady Gaga (che ha anche detto di aver bisogno di fumare
cannabis per essere creativa) e innumerevoli altri hanno riportato una spinta
al loro istinto artistico dopo qualche tiro di marijuana.
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