Cannabis e ricordi: cosa succede?

Cannabis e ricordi: cosa succede?

Un ricordo non è per forza un’esperienza passata reale. La nostra memoria, infatti, è più un riadattamento soggettivo di ciò che possiamo pensare sia la verità e che può, quindi, generare i cosiddetti falsi ricordi. Ma è ancora più difficile ricordare la realtà, quando si è sotto l’effetto della cannabis e, in particolare, del suo ingrediente psicoattivo, il Thc, già noto per danneggiare la memoria a lungo termine. A evidenziare ora questo legame tra falsi ricordi e cannabis è uno studio dei ricercatori dell’università di Maastricht, nel Paesi Bassi, che sulle pagine di Proceedings of National Academy of Sciences hanno dimostrato come la cannabis giochi un ruolo fondamentale nella formazione dei falsi ricordi, aumentando costantemente la suscettibilità delle persone a formarne sempre di nuovi.

Ricordiamo che esistono diverse tipologie di falsi ricordi: quelli momentanei, per esempio, che si formano da memorie autentiche o quelli spontanei, che generalmente nascono dall’immaginazione. Ci sono, inoltre, anche ricordi falsi che nascono da una suggestione, ossia dall’influenza di fattori esterni. Per esaminare gli effetti della marijuana sulla capacità di produrre tutte le diverse tipologie di falsi ricordi, i ricercatori hanno coinvolto 64 consumatori di cannabis a cui è stato chiesto di partecipare a tre esperimenti mnemonici: dopo aver inalato il vapore di una singola dose di marijuana o di placebo con un palloncino, i partecipanti hanno dovuto ricordare elenchi di parole, tra cui alcune nuove, o essere testimoni nella realtà virtuale di una rissa o di un furto ed essere poi intervistati dopo essere stati sottoposti a fake news, elementi fuorvianti e altre suggestioni su quello che avevano precedentemente visto.

“Siamo tutti inclini alla formazione di falsi ricordi, indipendentemente dall’uso di cannabis”, spiega Johannes Ramaekers, autore dello studio. “La suscettibilità ai falsi ricordi, tuttavia, aumenta con la cannabis. Sotto il suo effetto, le persone possono facilmente accettare false verità”. Dai risultati degli esperimenti, infatti, è emerso che quelli a cui era stata somministrata la cannabis erano anche maggiormente inclini a creare i falsi ricordi. Tuttavia, come spiega il co-autore Lilian Kloft in un’intervista rilasciata a Inverse, non è ancora chiaro in che modo l’uso di cannabis abbia amplificato la vulnerabilità delle persone alle suggestioni, e quindi alla produzione di falsi ricordi. Anche se studi precedenti hanno suggerito che alcuni degli effetti sulla memoria sono mediati dall’attivazione dei recettori dei cannabinoidi nell’ippocampo, uno dei più importanti centri per la memoria nel cervello.

I ricercatori ora vogliono capire se chi fa uso di cannabis abbia anche maggior probabilità di ammettere di aver commesso un crimine, che però non hanno realmente commesso. Questo studio, spiegano i ricercatori, suggerisce che le persone che fanno uso di cannabis sono più inclini a modificare la realtà dei fatti, un dato fondamentale che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui investighiamo e perseguiamo i reati oggi. “Il prossimo passo per noi è studiare gli effetti della cannabis in un contesto di falsa confessione”, spiega Kloft. “Le false confessioni sono una delle principali cause di convinzioni errate e non possiamo escludere che l’influenza della cannabis possa amplificare la vulnerabilità delle persone nel farla”.

Fonte: wired.it

Marijuana al posto della Cannabis Light: arrestato coltivatore

Marijuana al posto della Cannabis Light: arrestato coltivatore

Un agricoltore di 44 anni è stato arrestato dai carabinieri di Garbagnate Milanese per il possesso di un chilo di marijuana che aveva confezionato in buste e confezioni sigillate col marchio della sua azienda di
cannabis legale. Durante la perquisizione sono stati recuperati anche 100mila euro in contanti che aveva nascosto in un secchio all’interno di un capanno di lavoro.

La scoperta dei militari è stata casuale, ma merito della loro curiosità. Il 44enne, infatti, il 17 febbraio scorso era stato invitato alla caserma per la notifica di una serie di verbali per il codice della strada ma durante l’incontro i carabinieri gli hanno fatto qualche domanda sulla sua vita privata e l’uomo ha iniziato a contraddirsi.

Ha prima detto di avere un’attività di commercio cani, poi di slot machine e infine ha riferito di aver chiuso da pochi giorni la sua azienda per la produzione di cannabis legale. Una piccola azienda agricola a Rovello Porro (Como) che esisteva davvero, che aveva regolare autorizzazione per la produzione della sostanza e che in effetti aveva chiuso i battenti di recente.

Fonte: ilgiorno.it

Bologna, un laboratorio con 50 piante di cannabis in un vecchio fienile

Bologna, un laboratorio con 50 piante di cannabis in un vecchio fienile

Un 57enne di Castel Del Rio è stato arrestato per coltivazione e detenzione ai fini di spaccio: in un vecchio fienile aveva ricavato, spiegano i carabinieri, un “laboratorio efficiente per la produzione, la pesatura e il confezionamento della marijuana”. E’ scattato il sequestro di quasi 300 grammi tra marijuana e hashish, 49 piantine di cannabis e un bilancino.

Cannabis, la Croazia discute la legalizzazione

Cannabis, la Croazia discute la legalizzazione

La Croazia, in questa settimana, si appresta a discutere l’approvazione di una legge che andrebbe a regolamentare la produzione e l’uso della cannabis. Da tempo, a Zagabria, si discute su questa possibilità, ma finora se ne era parlato solo come di un modo per incentivare il turismo in uno dei paesi più belli sull’Adriatico.

Dietro la crescente richiesta di legalizzare la cannabis, però, ci sono anche altri motivi. La legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo potrebbe costituire un vantaggio per il turismo, anche alla luce del possibile divieto di consumo ai turisti della marijuana in quel di Amsterdam, che per lungo tempo è stata la patria europea delle droghe leggere. Non è però questo l’unico vantaggio della libera coltivazione della cannabis, almeno stando a quanto sostengono i promotori del disegno di legge.

Tra i principali sostenitori della legalizzazione della cannabis in Croazia troviamo Mirela Holy, ex ministra dell’Ambiente. Uno dei maggiori vantaggi, come spiega anche GreenMe, non è solo quello di poter avere grandi introiti dal punto di vista economico con la marijuana a scopo ricreativo, ma riguarda in primis l’impatto ambientale che la canapa può avere.

Una delle principali caratteristiche della canapa, infatti, è la sua capacità fertilizzante sul suolo: più piante ci sono, migliore sarà l’impatto sul verde, con l’evidente vantaggio della riduzione delle emissioni di CO2 nell’aria. Secondo Mirela Holy, tuttavia, la semplice legalizzazione non basta: occorre innanzitutto varare leggi che regolamentino l’argomento nella sua totalità. «Innanzitutto, occorre contrastare il commercio irregolare, che se non viene affrontato duramente continuerà ad esistere anche in presenza di una libera possibilità di coltivazione» – spiega ancora l’ex ministra croata – «La Croazia resta ancora un paese fortemente conservatore, ma rispetto a qualche anno fa ho notato grandi progressi ed aperture. Spesso l’ostilità nei confronti di questo tema nasce dal pregiudizio, eppure è scientificamente dimostrato che il potenziale di dipendenza da cannabis è minore di quello della nicotina e dell’alcol. Inoltre, nessuno è mai morto di overdose da cannabis, anche se esistono ancora tanti pregiudizi, motivati dagli interessi di determinati gruppi e industrie».

Fonte: leggo.it

Legalizzare la Cannabis significa creare posti di lavoro

Legalizzare la Cannabis significa creare posti di lavoro

Legalizzare la cannabis dal punto di vista economico significa creare lavoro. E non poco se si guardano i dati reali che arrivano dagli Stati Uniti e le proiezioni fatte dagli analisti. Il milione di posti di lavoro che Silvio Berlusconi promise nel lontano 2001 con il mai realizzato “contratto con gli italiani” negli USA secondo gli analisti sarebbe realtà già oggi, se tutti i 50 stati avessero legalizzato la cannabis, cosa che è invece avvenuta per ora in 11 paesi. Secondo un recente report di New Frontier Data, sotto una piena legalizzazione federale i posti di lavoro potrebbero essere stati 1,46 milioni nel 2019, per arrivare a oltre 1,6 milioni nel 2025.

Ma già oggi la cannabis legale è il settore che sta creando negli Stati Uniti il più alto numero di posti di lavoro in assoluto. Lo raccontano i dati raccolti dagli analisti di Leafly, che pubblicano un report annuale sul tema che racconta che a gennaio 2020 i posti di lavoro a tempo pieno connessi al settore fossero 243700, che diventano 340mila considerando anche quelli part-time secondo le stime di New Frontier.

Anche in un anno difficile per il settore, come è stato il 2019, sono state create quasi 34mila nuove posizioni lavorative a tempo pieno. Un aumento che nel 2018 si era attestato a 68mila nuovi posti. In generale dai circa 122mila lavori del 2017 si è passati ai 240mila di fine 2019, con una crescita incredibile, se paragonata ad altri settori. La cannabis infatti cresce di oltre il 110% in soli 3 anni e, per fare un esempio, per il settore degli installatori di pannelli voltaici in USA è attesa una crescita del 100%, ma in dieci anni, non in 3.

Secondo gli esperti: “L’industria della cannabis ha sofferto i primi dolori della crescita nel 2019. L’esuberanza irrazionale del 2018 ha lasciato il posto alla realtà di un mercato canadese a crescita lenta, alla contrazione del capitale di investimento, alla crisi sanitaria nazionale che sta svanendo e ai licenziamenti di alcuni dei marchi leader del settore”. Ma: “Queste battute d’arresto sono state più che compensate da un’enorme crescita in nuovi mercati come il Massachusetts, l’Oklahoma e la Florida”.

La California, nonostante un 2019 travagliato per il fatto che nel paese si sta assestando la situazione post legalizzazione che ha visto il via nel 2018, rimane il più grande datore di lavoro legale di cannabis in America. Ma è il Colorado dove c’è il maggior numero di cannnabis job pro capite con un posto di lavoro ogni 165 residenti. Intanto il Colorado continua a superare lo stato di Washington. Entrambi gli stati hanno legalizzato la cannabis nel 2012, ma l’industria del Colorado vanta quasi 10mila posti di lavoro in più rispetto a Washington, anche se quest’ultimo ha quasi due milioni di residenti in più.

A livello generale, secondo Ian Siegel, CEO dell’agenzia per trovare lavoro ZipRecruiter.com, le offerte di lavoro connesse a questa nuova industria sono cresciute del 445% dal 2017 al 2018 e di oltre il 200% nel 2019. La stessa agenzia nel febbraio 2019 ha almeno 1400 posizioni aperte, che vanno dal tecnico di laboratorio richiesto ad Adelanto, in California, con una paga oraria compresa tra i 14 e i 16 dollari, o tecnici per l’estrazione di principi attivi che potrebbero puntare ad uno stipendio annuale compreso tra i 40mila e i 60mila dollari che diventerebbero tra i 65 e i 90mila l’anno per il ruolo di Extraction Lab Manager.

Insomma, posizioni ben definite e soprattutto ben retribuite, proprio perché prevedono un’ottima preparazione e una necessaria specializzazione che sta andando di pari passo con la crescita del mercato.

Fonte: www.fanpage.it/