Secondo l’analisi di Grand View Research il business a livello globale per la a coltivazione della cannabis legale vale quasi 18 miliardi di dollari. Così molti governi vedono i proventi derivanti dalla tassazione di queste attività come una ghiotta opportunità . Uno scenario che sta spingendo molti Paesi africani a pianificare investimenti nel settore di Elena Montobbio

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Bassi costi di produzione e distese di terre fertili fanno dell’Africa il luogo ideale per la coltivazione della cannabis legale, un business che a livello globale vale quasi 18 miliardi di dollari, secondo l’analisi di Grand View Research. Le stime, che si basano sulla liberalizzazione per usi terapeutici della marijuana in un numero sempre maggiore di Paesi nel mondo, parlano di un mercato che potrebbe valere 73,6 miliardi di dollari nel 2027. E mentre nel 2019 le maggiori richieste di importazioni arrivavano dal Nord America (seguito da Europa, Asia e infine Sud America), nei prossimi cinque anni ci si aspetta un’impennata della domanda europea.

Molti governi vedono i proventi derivanti dalla tassazione di queste attività come una ghiotta opportunità: il gettito fiscale totale raccolto dalla California grazie alla cannabis medica è stato di 345,2 milioni di dollari nel 2018. È questo lo scenario che sta spingendo molti Paesi africani a pianificare investimenti nel settore. In Etiopia, il ritrovamento di alcune pipe risalenti al XIV secolo ha dimostrato che, già a quell’epoca, la pianta veniva fumata e usata per scopi terapeutici. Sono stati i coloni bianchi e la Chiesa a condannarne l’uso, dichiarando illegale la produzione. Eppure qualcosa sta cambiando. La strada èstata aperta nel 2017 dal Regno del Lesotho, enclave del Sudafrica con condizioni climatiche ideali per la coltivazione della cannabis.

Il governo del premier Thomas Thabane ha firmato in questi anni accordi multimilionari con società canadesi che stanno investendo nel settore, e nel 2018 MG Health – il maggior produttore locale – si è aggiudicata un contratto che da solo vale 7,6 milioni di dollari. La cannabis potrebbe diventare la terza fonte di entrata per un Paese che, con i suoi proventi, vorrebbe finanziare alcune importanti riforme infrastrutturali. Sempre nel 2017, è entrato nel mercato anche lo Zimbabwe: grazie alla legge Dangerous Drugs – Production of Cannabis for Medicinal and Scientific Use Regulations, può rilasciare licenze quinquennali rinnovabili per la produzione e la vendita del prodotto. Nel dicembre 2019 è stato il turno dello Zambia. Il Parlamento malawiano ha dibattuto più a lungo sulla possibilità di legalizzare la cannabis.

La svolta è arrivata lo scorso 27 febbraio, quando alla coltivazione di canapa per la produzione di fibre vegetali, integratori alimentari, tinture, oli e cosmetici, si è aggiunta quella a scopo terapeutico. Il ministro per l’Agricoltura Kondwani Nakhumwa ha posto l’accento sulla necessità di creare un’autorità regolatrice che si occupi di licenze, stoccaggio, vendita e distribuzione. I pazienti autorizzati a consumare marijuana (con un basso tasso di Thc, la sostanza psicoattiva della pianta) dovranno farlo in presenza di poliziotti o ispettori; il consumo personale per scopo “ricreativo” rimarrà invece vietato.

Secondo Nakhumwa, la manovra può contribuire a diversificare l’economia e dare impulso alle esportazioni del Paese, rallentate in seguito alla crisi dell’industria del tabacco.L’ultimo Stato africano ad aver visto in questa produzione una possibilità di guadagno (secondo Prohibition Partners, società di consulenza di Londra, il mercato nel continente potrebbe valere 7,1 miliardi di dollari nel 2023) è l’Uganda, pronto a sfruttare le opportunità di esportazione in Paesi sempre più alla ricerca di cannabis a basso costo.

Il primo carico da 250 chili ha lasciato Kampala alla volta di Tel Aviv lo scorso aprile, grazie alla partnership tra Industrial Hemp e Together Pharma. Il ministero della Salute ha stilato un protocollo rigido per le aziende che vorranno entrare in questo business: tra l’altro, sono richieste garanzie bancarie solide e fondi milionari per dare il via all’attività e vengono vietate le coltivazioni vicino a scuole e ospedali.

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