Uruguay: la scelta della cannabis libera comincia a produrre risultati positivi

Uruguay: la scelta della cannabis libera comincia a produrre risultati positivi

Un dibattito continuo e vivace in Italia sia a livello politico che sociale. Una discussione lunga e complessa sotto l’occhio severo del Vaticano. Una decisione difficile da prendere.

L’Uruguay invece, tre anni fa, ha fatto una scelta molto innovativa. Non solo ha legalizzato l’uso della Cannabis ma ha messo sotto controllo dello Stato la produzione della droga. Una decisione complessa e ritenuta da molti rischiosa, soprattutto per quello che avrebbe potuto provocare sui giovani. Invece i risultati dopo un quadriennio sembrano dare ragione alla scelta.

Secondo i dati dell’Istituto per la Regolamentazione e il Controllo della Cannabis attualmente ci sono circa 40000 persone che hanno diritto all’acquisto della droga in farmacia, quasi 8000 sono i coltivatori autorizzati e oltre 4000 persone appartengono ai club della Cannabis.

E dopo quattro anni quali sono stati  i risultati di questa decisione così coraggiosa?

Il Governo uruguagio, attraverso la Giunta Nazionale della Droga che ha monitorato il trend sul consumo, ha dichiarato che si è avuta una forte riduzione del traffico illegale.

Secondo lo studio , in quattro anni, i consumatori di droga hanno dichiarato di essersi serviti, grazie alla nuova legge, dei narcotrafficanti cinque volte meno di quanto erano soliti fare prima.

E’ interessante vedere come nel 2014, prima della nuova legge, il 58% dei consumatori abituali acquistava la droga illegalmente.

Nel 2018 invece solo il 18%. Praticamente un consumatore abituale di droga su tre ha cambiato le proprie abitudini rivolgendosi alle farmacie, ai produttori autorizzati o ai club regolamentati per legge.

Secondo uno dei consulenti dell’Istituto sul Controllo della Droga, lo psicologo Marcos Baudean i numeri danno ragione ad una scelta governativa così innovativa e coraggiosa.

Fra gli risultati, in positivo, si è potuto notare che il consumo tra gli adolescenti non è aumentato. Sembra essere stato bloccato un trend crescente degli anni precedenti alla legge. Trend che sembrava inarrestabile.

Ma la guerra contro il narcotrafficante sembra però non essere affatto vinta.

Infatti secondo alcuni dati della Polizia il traffico illegale di droga continua inalterato in Uruguay.

La Direzione Generale per la Repressione al traffico illecito di Droga ha confermato che nel 2018 sono state oltre due le tonnellate di droga ( rispetto ai 1,9% del 2017) trafficata illegalmente nel Paese.

Una contraddizione spiegata dal fatto che i dati della Polizia comprendono tutto il vasto universo delle droghe e non solo la Cannabis.

Una guerra che, nonostante i progressi fatti legalizzando la Cannabis, sembra purtroppo essere quasi impossibile da vincere.

Fonte: affaritaliani.it

Nuovo Studio USA: la legalizzazione della cannabis riduce le prescrizioni di oppiacei

Nuovo Studio USA: la legalizzazione della cannabis riduce le prescrizioni di oppiacei

Studio dopo studio viene dimostrato che la cannabis funziona come un trattamento efficace per il dolore cronico. Molti pazienti, grazie alla cannabis, sostengono di aver ridotto in modo significativo, se non del tutto, le loro prescrizioni di oppiacei con l’erba.
Ma la legalizzazione può combattere l’epidemia di oppioidi dilagante? E se così fosse, la legalizzazione ricreativa o medica avrebbe maggiore impatto sulla riduzione dei tassi di consumo di oppioidi?
C’è una risposta a queste domande. Secondo un nuovo studio, le leggi sulla marijuana ricreativa riducono l’uso di oppiacei più delle leggi sulla cannabis terapeutica.
Lo studio, condotto dall’assistente professore di giurisprudenza dell’Università dell’Alabama Benjamin McMichael e pubblicato sul Journal of Health Economics,ha scoperto che la legalizzazione di marijuana ricreativa e medica sono fortemente correlati alla riduzione dell’uso di oppioidi, e che quella ricreativa portano a maggiori riduzioni dell’uso di oppiacei poiché è più facile accedere all’erba ricreativa. In genere si ha meno accesso alla cannabis negli Stati Usa che consentono solo la marijuana medica.
“I risultati di questo studio suggeriscono che approvare le leggi sull’accesso alla cannabis riduce l’uso di oppioidi da prescrizione”, hanno concluso gli autori dello studio. “Mentre la cannabis può essere una droga che incoraggia l’uso di oppioidi in alcuni pazienti, a conti fatti, in generale, sia le leggi sull’accesso alla cannabis ricreativa che medica riducono l’uso di oppioidi.”

Come sono arrivati a questa conclusione gli autori dello studio? Innanzitutto, hanno misurato tutte le variabili rispetto all’equivalenza di un milligrammo di morfina o MME. Non tutti gli oppioidi sono creati uguali, alcuni sono relativamente deboli (ad es. Tramadolo) e altri possiedono potenze più forti della morfina (ad es. Fentanil). In altre parole, il MME sostanzialmente consente ai ricercatori di raggruppare tutte le vendite di farmaci oppioidi in un unico valore relativo.
Successivamente, gli autori hanno esaminato i dati sulle vendite di prescrizioni in tutti gli Stati degli Usa dal 2011 al 2018. I dati, che includevano 1,5 miliardi di vendite di prescrizioni individuali tra 10 milioni di singoli pazienti, rappresentavano il 90 percento di tutte le vendite di prescrizioni negli Stati Uniti. I ricercatori hanno quindi confrontato i dati sulle vendite di droga in ciascuno Stato con le leggi specifiche sulla cannabis di quello Stato.
Ecco cosa gli autori hanno scoperto. La legalizzazione della cannabis terapeutica riduce in media il volume delle prescrizioni di oppiacei del 4,2 percento. Nel frattempo, la legalizzazione della cannabis ricreativa riduce la prescrizione di oppiacei dell’11,8 percento, che è quasi tre volte più efficace della legalizzazione medica.
Uno sguardo più attento alle specialità mediche, ha mostrato che i primi cinque campi per la prescrizione della maggior parte degli oppioidi – chirurgia orale e maxillo-facciale, chirurgia ortopedica, medicina del dolore, medicina fisica e riabilitazione e medicina dello sport – hanno visto le maggiori riduzioni delle prescrizioni di oppioidi dopo che sono state approvate le riforme della cannabis. Quando sono state approvate le leggi sulla cannabis terapeutica, questi primi cinque campi hanno ridotto le loro prescrizioni di oppioidi del 6,9 per cento. Ma quando sono state approvate le leggi ricreative, questi campi hanno subito una notevole riduzione del 28,3 per cento delle prescrizioni di oppiacei.
Quest’ultimo studio fornisce ancora più prove per essere favorevoli alla cannabis, supportando l’idea che legalizzare l’erba riduce l’uso di oppioidi su tutta la linea.

Tuttavia, è bene ricordare uno studio pubblicato a giugno che affermava il contrario. Quello studio, condotto da Chelsea Shover alla Stanford University, ha sostenuto che la legalizzazione della marijuana non ha avuto alcun effetto sulla morte per overdose da oppiacei negli Stati con leggi tolleranti sulla cannabis. Ovviamente, i media hanno evidenziato la conclusione di questo studio e ci hanno marciato sopra, pubblicando titoli come “La marijuana medica non è più legata a un minor numero di decessi da oppiacei”, nonostante gli studi precedenti avessero raggiunto conclusioni diverse.
Quindi, cosa significa? I ricercatori di Stanford avevano ragione, e quelli come noi sostenitori della cannabis siamo stati ipnotizzati? Oppure gli studi sulla legalizzazione, che ora includono quelli di McMichael, stanno dipingendo un quadro manipolato?
“Non direi che il nostro studio confuta o supporta direttamente lo studio di Shover perché stiamo analizzando risultati diversi”, ha scritto McMichael a MERRY JANE in una e-mail. Lo studio di Stanford si è concentrato “sulle morti legate agli oppioidi, mentre esaminiamo le prescrizioni di oppioidi. Indirettamente, tuttavia, i nostri risultati non sono del tutto coerenti con quelli di Shover”.
McMichael ha osservato che lo studio di Stanford ha valutato solo gli effetti della legalizzazione della cannabis medica sulle morti per oppioidi a livello statale. Lo studio di McMichael, d’altra parte, ha esaminato i volumi di prescrizione di oppiacei a livello di singolo paziente, che ha fornito “un quadro più dettagliato della relazione tra le leggi sull’accesso alla cannabis e le prescrizioni di oppiacei rispetto a se avessimo usato dati a livello statale (o addirittura di contea).”
Indipendentemente dalle loro diverse metodologie e conclusioni, McMichael ha affermato che lo studio di Stanford fornisce argomenti positivi alla discussione sulla legalizzazione della cannabis. “Anche se credo che il nostro studio fornisca un quadro più sfumato dell’effetto delle leggi sull’accesso alla cannabis sulle prescrizioni di oppioidi rispetto allo studio di Shover per le morti legate agli oppioidi”. “Sono d’accordo con loro sul fatto che sono necessarie ulteriori ricerche … La letteratura esistente fino ad oggi giustifica l’investimento di risorse significative per rispondere a domande sull’uso medico della cannabis con maggior sicurezza”.

Fonte: droghe.aduc.it

Cannabis Legale: basta propaganda

Cannabis Legale: basta propaganda

In settimana si è molto discusso per la decisione della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia), di dichiarare inammissibile un sub-emendamento alla Legge di Bilancio riguardante la “cannabis light”. La decisione è avvenuta tra gli applausi dell’opposizione: Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Matteo Salvini l’ha bollata come “una vergognosa norma sulla coltivazione e la distribuzione di droga di Stato”, arrivando persino ad esclamare: “No allo Stato spacciatore!”.

L’emendamento aveva il solo scopo di sanare alcuni difetti di precedenti leggi, che avevano portato alla vertiginosa espansione del commercio della cannabis legale, ovvero quella con una percentuale di tetraidrocannabinolo (Thc) al di sotto allo 0,5%. La norma presentata dai 5 Stelle era divenuta necessaria, a seguito di una sentenza della Cassazione del 10 luglio di quest’anno: non essendoci secondo legge un limite di Thc per lo specifico prodotto venduto nei negozi (comunque legale, e tale resterà), aveva stabilito che spettava al giudice verificarne ogni volta “l’efficacia drogante”.

Insomma, nessuno “Stato spacciatore”. Anche perché, con una concentrazione di Thc inferiore allo 0,5%, questo tipo di canapa ha l’effetto di due camomille (ma forse qualcuno riesce a sballare con la camomilla). La marijuana illegale, infatti, presenta Thc in quantità 40 volte superiori rispetto a quanto si vende nei “coffee shop” italiani.

Quello andato in scena nel nostro parlamento è l’ennesimo episodio di propaganda, basata sui soliti toni urlati e sulla paura (aiuto, i drogati!). La parola ‘politica’ deriva dalle parole greche tékhne, ‘arte di governare’, e polítes, ‘cittadino’, ma da noi è ormai intensa unicamente come “eterna campagna elettorale”. Nessuno pensa a governare, nessuno pensa al bene dei cittadini. Se si potesse vivere di sondaggi, però, saremmo la nazione più ricca del pianeta.

Fonte: bresciatoday.it

Riccione: 6 etti di marijuana scoperti in un negozio di cannabis light

Riccione: 6 etti di marijuana scoperti in un negozio di cannabis light

Arrestato Oscar Maggioli, 55enne di Riccione, titolare di un canapa shop. I carabinieri, nel corso di specifici servizi dediti al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, avevano avviato un servizio di osservazione nei pressi del negozio di Riccione, notando uno strano via vai di giovani, conosciuti come assuntori, che non si sarebbero di certo accontentati di canapa light.

Pertanto, i militari, sicuri che all’interno del negozio si praticasse attività di spaccio, hanno fatto irruzione, ritrovando 610 grammi di marijuana, già preconfezionata in dosi pronte per la cessione, nascosta nel retrobottega all’interno di alcuni barattoli. Oltre allo stupefacente è stato sequestrato il materiale per il suo confezionamento e la somma contante di 800 euro, ritenuta il provento dell’attività illecita.

L’uomo oggi è stato processato con rito direttissimo. Il giudice ha deciso per la convalida dell’arresto, anche se Maggioli è tornato in libertà poiché incensurato. Ha però l’obbligo di firma per quattro giorni alla settimana.

Fonte: ilrestodelcarlino.it

Cannabis Light: a rischio un giro d’affari da 40 milioni di euro

Cannabis Light: a rischio un giro d’affari da 40 milioni di euro

Per la coltivazione e la vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole. Sono le stime della Coldiretti in un rapporto che illustra l’industria della cannabis.

La sentenza di maggio scorso
La cannabis light è commercializzabile in Italia, ma allo stato ci sono diverse limitazioni, intervenute con la sentenza della Corte di Cassazione che a maggior scorso ha vietato la vendita di olio, resina e inflorescenze derivanti dalla canapa. Ciò che resta regolari sono gli «alimenti e cosmetici, semilavorati quali fibra», ma anche «carburanti per uso industriale».

Lo stop al Senato
La sentenza però non ha sancito la definitiva chiusa dei negozi di cannabis light. Tuttavia l’emendamento 5stelle stoppato al Senato mette a rischio questo business. Nel testo bloccato dal presidente del Senato Elisabetta Casellati era prevista la regolamentazione della cannabis in forma «essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici». Si sanciva anche una tassazione di 0,5 euro per grammo sul prodotto finito.

4mila ettari stimati
Secondo la Coldiretti si tratta di un settore che nasconde un forte business. Risultano centinaia di aziende agricole che hanno investito nella cannabis. Inoltre risulta che i terreni coltivati a canapa in Italia nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018, nelle campagne dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.

Non solo fumo
Non solo fumo. La coltivazione della cannabis in Italia riguarda soprattutto esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, dai cosmetici all’alimentare. Tante sono infatti le varianti della canapa nel piatto, dai biscotti e dai taralli al pane di canapa, dalla farina di canapa all’olio, ma c’è anche chi usa la canapa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra.

Fonte: ilsole24ore.com

 

Cannabis Light: di nuovo illegale

Cannabis Light: di nuovo illegale

Rush finale per la manovra economica oggi in Senato. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha appena chiesto in aula il voto di fiducia , dopo che il governo ha  fatto sue le modifiche, richieste dalla Ragioneria dello Stato, e preso atto delle inammissibilità decise dalla presidente del Senato Elsabetta Casellati.  Modifice e decisioni della presidenza di Palazzo Madama sono finite in un nuovo maxi emendamento a cui la commissione Bilancio ha dato il via libera. La Ragioneria aveva chiesto una settantina di correzioni alle prime modifiche apportate dalla stessa commissione Bilancio alla manovra. Tra le 39 misure sotto la lente per le coperture anche il ripristino delle sconto in fattura per eco e sisma bonus per i condomini, mentre si chiede lo stralcio della sospensione del reddito di cittadinanza in caso di lavori brevi e dell’estensione ai pediatri dei fondi per avere macchinari per gli esami in studio. A queste si è aggiunta la richiesta di correzioni definite “di drafting” (di redazione) per altre 29 norme.

Lo scontro più duro si è pero consumato in mattinata, intorno alla norma che dava il via libera alla cannanis light. Il provvedimento, a firma del senatore cinquestelle Matteo Mantero e approvato dalla maggioranza in commissione Bilancio – è stato stralciato dal maxi emendamento presentato dal governo alla legge di bilancio perché giudicato “inammissibile” dalla presidente del Senatoper “estraneità di materia”. A chiedere il vaglio dell’ammissibilità è stata la Lega, che ha dichiarato battaglia alla norma assieme a Fdi. La misura prevedeva che la canapa industriale con un contenuto di Thc non superiore allo 0,5% non venisse più considerata come una sostanza stupefacente.

La scelta della presidenza del Senato ha scatenato in aula la protesta dei cinquestelle. Mantero ha attaccato: “Questo emendamento, è bene precisare, non riguarda la droga ma va ad incidere sugli agricoltori”. Il suo collega Alberto Airola  ha accusato la presidente Casellati di aver attuato una “decisione politica”. Casellati ha replicato spiegando che la sua è stata solo una “scelta tecnica”. Mentre Matteo Salvini h acommentato: “Ringrazio la presidente a nome di tutte le comunità di recupero d’Italia. Evitata la vergogna dello Stato spacciatore”. Il capogruppo dei senatori dem Andrea Marcuccinon è voluto entrare nel merito della scelta di Casellati, ma ha sollecitato l’aula a procedere velocemente con i lavori. Il ministro D’Incà ha commentato:  “Pur rispettando la decisione e l’autonomia della presidente del Senato, che ha ritenuto inammissibile l’emendamento per la stabilizzazione del settore legato alla produzione e commercializzazione della canapa, non posso non rimanere amareggiato”.

Lo stop alla canapa è stato criticato anche da Riccardo Magi di + Europa e da altri 100 parlamentari dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis: “L’emendamento era assolutamente attinente alla materia del bilancio, rispondendo alle esigenze finanziarie e produttive di un settore che coinvolte migliaia di produttori e lavoratori. A Casellati chiediamo formalmente di rivedere il suo giudizio”.

Stralciati dalla manovra anche altri provvedimenti. Innanzitutto la tobin tax (che introduceva un’aliquota dello 0,04% su alcuni tipi di transazione finanziarie online) e lo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l’energia. Inoltre la presidenza del Senato ha giudicato inammissibile anche le norme in materia di commissari straordinari, sul personale delle province, sulle modifiche al decreto Sblocca Italia, su modifiche alla legge delle concorrenza, di giustizia amministrativa, sulla magistratura contabile, cambiale digitale, educazione civica, banche di credito cooperativo, informatizzazione Inail, agenda digitale della Pa, misure per l’innovazione e sull’organizzazione del ministero della Giustizia.

Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani presente in aula ha chiarito che “i commi stralciati non hanno effetti dal punto di vista della finanza pubblica e anche quelli che hanno effetti sono limitatissimi. Non ravvisiamo la necessità di una nuova relazione tecnica, la ragioneria dello Stato aggiornerà la relazione barrando le norme inammissibili”. E Casellati ha chiosato: “Capisco che erano tutte ornamentali, come volevasi dimostrare”.  Questa sera si terrà un vertice di maggioranza, ma non sulla manovra (che a questo punto dovrebbe essere chiusa) bensì su altri temi caldi come giustizia e autonomia. Anche i tre senatori grillini che sono passati alla Lega non dovrebbero mettere a rischio la maggioranza.

Fonte: repubblica.it