da Redazione | 7 Agosto, 2020 | Mondo
Cannabis legale in Italia: tutto ciò che c’è da sapere
Come è risaputo, l’utilizzo e la coltivazione di cannabis in Italia sono ancora illegali e considerati perlopiù tabù. Al contrario, in numerosi paesi del mondo, dagli Stati Uniti alla Thailandia passando per l’Uruguay e la Giamaica, si legalizza la cannabis o si fanno passi concreti verso la legalizzazione.
Nonostante ciò, mai come negli ultimi 5/6 anni, i dibattiti televisivi e le cronache dei media tradizionali hanno dato un così ampio spazio al fenomeno cannabis.
La legge 242/2016 e la sentenza della Cassazione
Ma andiamo con ordine: l’approvazione della legge 242/2016 sulla coltivazione della cannabis sativa (<5% di THC), ha avuto un effetto dirompente sia sul mercato che nelle istituzioni, ma soprattutto sull’opinione pubblica. Detta legge sancisce la possibilità di coltivare e rivendere cannabis sativa L. purché con tasso di THC inferiore allo 0,5%, oltre ad alcune norme da rispettare che descriveremo in seguito.
Quasi 2500 aziende nate negli ultimi 4 anni sono dedite alla coltivazione trasformazione e rivendita di infiorescenze di cannabis a basso contenuto di THC. Un’economia nascente potenzialmente travolgente, che parte dell’opinione pubblica e della politica italiana hanno tentato di minare alle basi, diffondendo l’idea che la cosiddetta cannabis legale potesse essere una droga pericolosa.
Al tempo stesso, nel dicembre del 2019 le sezioni riunite della della Corte di Cassazione hanno affermato il principio secondo il quale la coltivazione domestica di cannabis indica di lieve entità (per intenderci, la cannabis indica terapeutica con alto quantitativo di THC) non costituisce reato.
Come nelle migliori storie che raccontano l’Italia, ci troviamo davanti a un contesto decisamente confuso. Per questa ragione, lo scopo di questo articolo è chiarire quale tipologia di cannabis è possibile coltivare in maniera legale in Italia, senza incorrere in conseguenze penali.

Coltivare cannabis in maniera legale: come fare?
Le regole per coltivare cannabis legale, chiamata anche cannabis light, non differiscono in sostanza da quelle della tradizionale agricoltura.
L’iscrizione alla Camera di Commercio è il primo passo. Successivamente è necessario comunicare il luogo dove avverrà la coltura, che può essere un campo, una serra oppure un magazzino (nel caso in cui si voglia coltivare cannabis indoor o avviare una coltivazione idroponica).
È possibile coltivare semi rigorosamente certificati, con apposito cartellino comprovante una delle 65 varietà ammesse al catalogo EU. É stato tolto l’obbligo di avvisare le autorità (Carabinieri o Forestale), anche se è buona norma di cortesia farlo lo stesso. In ultimo, il punto fondamentale è rimanere sotto la fatidica soglia dello 0,5% di THC. Cannabinoide che, lo ricordiamo, è causa dell’effetto psicotropo.
Ma che succederebbe qualora le infiorescenze superassero la soglia dello 0,5%? Verremmo arrestati? Assolutamente no! Le forze dell’ordine hanno l’ordine di disporre la distruzione del raccolto senza conseguenze legali.
Quale tipologia di cannabis è vietato coltivare?
La sentenza di Cassazione a sezioni riunite, per la quale non costituisce reato coltivare cannabis domestica di lieve entità ad alto tenore di THC, è per gli addetti ai lavori un enorme passo avanti verso la tolleranza e la normalizzazione.
Anche se coltivare cannabis indica ad alto tenore di THC rimane di fatto illegale e perseguito penalmente, questa sentenza è un assist alla politica a legiferare in materia di cannabis. Altresì, è uno strumento formidabile per potersi difendere se incorriamo in conseguenze penali.
Coltivazione di marijuana legale: quali semi posso coltivare?
La coltivazione di marijuana legale è consentita solo con determinate tipologie di sementi, anche se il mercato dei semi offre una vasta scelta di ogni tipologia. La scelta deve essere ben ponderata. Vi illustriamo quali sono le diverse tipologie di semi che potrete trovare in commercio:
- Semi certificati EU: La legge 242/16 sulla lavorazione della cannabis consente la coltivazione di semi esclusivamente certificati nella EU. ‘elenco delle 65 varietà certificate è disponibile con una semplice una semplice ricerca su Google.
- Semi femminizzati di cannabis legale: Sono semi di cannabis di varietà legali, cioè che producono un tenore di thc compreso tra lo 0,2-0,5%, ma di fatto non sono normati e quindi non sarebbe possibile coltivarli per scopi commerciali.
- Semi di cannabis da collezione : Anche se le numerose sentenze della Corte di cassazione dal 2009 al 2014 hanno dichiarato legale la vendita dei semi di cannabis ad uso collezionistico, è vietata la semina e la coltivazione degli stessi.

Si può coltivare cannabis light in casa a livello amatoriale?
Certamente sì, purchè non a scopi commerciali. Nel febbraio 2016 è stata approvata la legge che consente l’uso ornamentale e florovivaistico della pianta di cannabis, quindi è possibile coltivare cannabis in casa (lo ricordiamo, a basso contenuto di THC). Se volete iniziare ad approfondire il tema e cimentarvi nella coltivazione casalinga, vi consigliamo di consultare questa guida per la coltivazione di cannabis sia indoor che outdoor.
Non è raro ormai scorgere piante di cannabis vendute per uso ornamentale in negozi, grow shop e vivai specializzati, dove si possono acquistare anche i semi di cannabis. Esigete sempre ricevuta e cartellino, con regolare certificazione Eu dei semi di provenienza, se non volete incorrere in pene amministrative.
Acquistare un kit per la coltivazione di cannabis indoor
In questo contesto, sono sempre più numerose le persone che si cimentano nella coltivazione di cannabis indoor. I negozi specializzati, detti grow shop, propongono kit per coltivare cannabis indoor per ogni esigenza e spazio.
É sempre bene ponderare l’acquisto di una grow box completa di tutti gli accessori affidandoci ad un venditore esperto, poiché non sempre i kit per coltivare sono completi di tutti gli accessori.
Coltivare marijuana legale: come iniziare e a chi rivolgersi
Per fortuna esistono diverse guide e manuali dedicati alla coltivazione indoor di cannabis, ma non tutte sono sempre esaustive. Il nostro suggerimento è sempre di consultare un esperto, specialmente se volete avviare un business di marijuana light.
Per fortuna esistono esperti di settore ai quali potrete rivolgervi per una consulenza più approfondita, ma attenzione! Il mercato della cannabis ha fatto proliferare un’infinità di sedicenti scuole che promettono formazione sull’argomento. Una consulenza agronomica per la coltivazione di cannabis è una cosa seria, che va ponderata con estrema perizia.
Il nostro consiglio è di affidarsi solo ad aziende di comprovata esperienza nel settore, che offrano anche servizi di formazione e consulenza sulla coltivazione di cannabis.

Canapa: una risorsa naturale
La canapa è una risorsa verde molto preziosa, nella quale noi italiani eravamo l’eccellenza fino a qualche decennio fa. È stata “discriminata” a causa del diffondersi del proibizionismo a partire dagli anni 30/40, e abbiamo smesso totalmente di coltivarla.
Oggi invece si contano più di 42 stati che hanno legalizzato totalmente la cannabis per uso terapeutico. Le scoperte mediche sui benefici curativi di questa pianta popolano ormai le maggiori riviste scientifiche di tutto il mondo. Ironia della sorte, il più grande promotore della legalizzazione sono gli Stati Uniti d’America, dove la criminalizzazione di questa pianta è cominciata.
La speranza è che la pianta canapa, dalle innumerevoli risorse in svariati campi, possa tornare ad essere quell’eccellenza italiana per la quale eravamo conosciuti in tutto il mondo.
da Redazione | 6 Agosto, 2020 | Mondo, Normative, Notizie
Canada ha ancora molta strada da fare per garantire il successo della legalizzazione della cannabis
Un think tank britannico molto apprezzato focalizzato sulla riforma delle leggi sulla droga ritiene che la legalizzazione e la regolamentazione canadese della cannabis siano andate bene. Secondo Bill Bogart, docente di diritto dell’University of Windsor, ’Transfl’ ha seguito gli sforzi di riforma canadesi da qualche tempo e ha informato il governo canadese e alcune province su come sviluppare le normative prima della legalizzazione. Le sue opinioni positive sulle iniziative del Canada sono un contributo significativo nel valutare il nostro viaggio lontano dalla criminalizzazione del semplice possesso e dell’uso di droghe ricreative.
Ci sono stati numerosi sforzi per valutare il nostro primo anno di legalizzazione e oltre. Non tutti sono stati positivi come le valutazioni di Transform.
Il bilancio fatto dal think tank è sofisticata ma fornisce anche un primer delle esperienze del Canada con la cannabis legale, la cui fornitura è stata considerata un servizio essenziale in Ontario durante i primi giorni della pandemia di COVID-19.
Trasforma gli approfondimenti sulla valutazione in concetti fondamentali: crescita, elaborazione e produzione. I diversi modi in cui il farmaco viene venduto ai consumatori nelle province e nei territori è sintetizzato in modo succinto e chiaro.
Il rapporto affronta anche questioni controverse, tra cui la guida compromessa, la protezione dei giovani e il confronto con il mercato illecito. Diamo un’occhiata alle questioni di giustizia sociale implicate nel passaggio dalla criminalizzazione.
Quando fu chiaro che il cambiamento sarebbe avvenuto e che sarebbe stata emanata la necessaria legislazione federale e provinciale / territoriale, le questioni che interessavano i gruppi emarginati vennero alla ribalta. Transform ha esaminato l’incapacità dei governi di affrontarli adeguatamente.
La prima questione riguarda le misure di equità sociale. Le iniziative proposte mirano a compensare, in una certa misura, i danni subiti dai membri dei gruppi a causa della criminalizzazione e delle misure esecutive e le sanzioni che li hanno colpiti in modo sproporzionato.
Il rapporto sottolinea inoltre che le comunità indigene hanno la possibilità di rifiutare la vendita di cannabis sulle riserve e afferma che non vi è stato uno sforzo sufficiente per includere le popolazioni indigene come partecipanti all’industria della cannabis nell’ambito di iniziative di miglioramento economico.
Più in generale, il rapporto documenta gli sforzi negli Stati americani in cui la cannabis è legale per offrire ai gruppi minoritari, comprese le comunità indigene, opportunità di partecipare all’industria.
È discutibile se tali iniziative siano la migliore e unica strada da percorrere. Alcuni che sono stati influenzati negativamente da pratiche discriminatorie nell’applicazione delle leggi sulle droghe potrebbero non voler essere coinvolti nell’industria della cannabis ora come parte delle misure di equità sociale.
Potrebbero esserci altri modi per sostenere le persone colpite da pratiche discriminatorie. Ad esempio, un fondo istituito da una parte delle entrate fiscali dell’industria della cannabis potrebbe fornire sovvenzioni a candidati qualificati per un’ampia varietà di opportunità. In ogni caso, questi problemi di equità sociale non dovrebbero più essere ignorati.
Transform ha anche sollevato la necessità di amnistia per i condannati per possesso e uso semplici quando la cannabis era illegale.
I casellari giudiziari inseguono questi individui, incidendo su qualsiasi cosa, dalle opportunità di lavoro ai viaggi all’estero.
Il Canada ha messo in atto programmi speciali per grazie per reati correlati in combinato disposto con la riforma delle leggi sulla cannabis. Ma questi cambiamenti si sono rivelati inadeguati a causa dei costi e di altre barriere, e perché le convinzioni persistono e non possono essere negate dagli individui interessati quando vengono interrogate.
Ci sono state pochissime applicazioni in questo processo. Invece, come sottolinea Transform, è necessaria l’amnistia che costringe i governi a cancellare le convinzioni o, almeno, a sigillare i documenti pertinenti. Tali iniziative sono in corso in alcuni stati degli Stati Uniti, in particolare in California.
Nel complesso, Transform elogia gli sforzi canadesi di riforma. Altri non sono stati così gentili. Prendi, ad esempio, un articolo di The Guardian di aprile intitolato minacciosamente: “Come è andata così male?”
La storia ha documentato le legittime carenze relative all’accesso al mercato legale (ad esempio, non abbastanza punti vendita al dettaglio, specialmente in Ontario), la lotta per eliminare il mercato illecito e i problemi incontrati dall’industria della cannabis per generare profitti. Caratterizza la legalizzazione canadese come “guidata dal capitalismo dell’avvoltoio e dal pio desiderio” in un “mix di avidità e ingenuità”.
Il Canada ha ancora molta strada da fare per garantire il successo della legalizzazione della cannabis.
Ma il danno causato dalla criminalizzazione dell’uso di altre droghe è una storia diversa. Questo mese i capi di polizia canadesi hanno approvato la depenalizzazione dell’uso personale e del possesso di tutte le droghe. Si sta aprendo un altro capitolo?
da Redazione | 1 Agosto, 2020 | Mondo, Notizie
Il meccanismo delle riforme della cannabis nelle socialdemocrazie nordiche d’Europa è strano.
Le filosofie su aspetti come le pene detentive e i sistemi sociali, per non parlare dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, sono decisamente più liberali. La regione è composta da tre paesi: Danimarca, Norvegia e Svezia. Ma quando tali filosofie si mescolano con la riforma della cannabis, finora i risultati sono decisamente contrastanti.
Lo stato dei fatti della riforma della cannabis in Scandinavia
In Danimarca, la riforma della cannabis è iniziata per quella terapeutica dal 2018. E’ esistito anche un esperimento “ricreativo”, nella vecchia comunità hippy di Christiana a Copenaghen, autorizzata fin dagli anni ’70 ma che recentemente è stata chiusa per diversi episodi di violenza.
Secondo l’associazione NORML della Norvegia, questi Paesi sono un mix tra gli esperimenti danesi e la posizione della Svezia. La marijuana medica è tecnicamente legale in questo Paese, ma il possesso per meno di 15 grammi è ancora un reato e la maggior parte dei medici non sa molto del farmaco o lo prescrive poco. La Svezia ha una delle politiche più punitive, di tolleranza zero, in Europa. Non solo per la cannabis “medica” ma anche per gli usi commerciali della canapa (incluso il CBD). Nonostante questo qualcosa sta cambiando. A partire dal fatto che il governo possiede letteralmente delle azioni in due delle più grandi compagnie mondiali (e canadesi) di cannabis del mondo (Aurora e Canopy Growth).
Una nuova era sta nascendo
L’uso, il possesso e la distribuzione della cannabis sono reati in Svezia e possono portare fino a 18 anni di carcere. In generale, tuttavia, la cannabis non è considerata una droga pericolosa e il possesso di piccole quantità viene generalmente risolto in via extragiudiziale.
A partire dal 2017, quando la legge sulla cannabis terapeutica ha cominciato a cambiare in Germania e in Danimarca, il 91% di tutti i reati di droga in Svezia erano sono stati per uso e semplice possesso. La cannabis è di gran lunga la droga illecita più utilizzata. Le statistiche attuali indicano che, tra i maggiorenni, a farne uso è circa il 10% della popolazione.
Tecnicamente, i cannabinoidi come farmaci sono legali e disponibili. L’agenzia svedese per i prodotti medici ha approvato il Sativex, prodotto in Gran Bretagna, come trattamento per la SM nel 2012. Inoltre, l’SMPA può anche autorizzare un uso speciale per i pazienti caso per caso se un medico è disposto a prescriverlo. Quindi in pratica come la Germania prima del 2017.
Anche il CBD è strettamente regolamentato. L’anno scorso, la Corte suprema svedese ha stabilito che QUALSIASI prodotto di CBD che contiene tracce di THC è da considerarsi come narcotico e, inoltre, che tutti i prodotti di CBD devono far fede ai nuovi standard alimentari europei.
Un recente sondaggio ha rilevato che il 66% degli intervistati ritiene che dovrebbe esserci un maggiore e più semplice uso medico. È probabile che questo accada nei prossimi anni, anche in considerazione dell’evoluzione delle varie legislazioni in tutta Europa. Nonostante questo, però, la riforma della cannabis è tutt’altro che in cima all’agenda politica in Svezia.
(articolo di Marguerite Arnold, pubblicato su Merry Jane del 08/07/2020)
da Redazione | 27 Luglio, 2020 | Mondo, Normative
Il premier Casteux annuncia il sistema sanzionatorio per quanti vengono sorpresi a fare uso di droghe
Multe per chi viene trovato a fare uso di droghe, cannabis in particolare.
Dopo averlo più volte ipotizzato, ora la Francia ha deciso di introdurre il sistema sanzionatorio a partire dal prossimo settembre.
La misura è stata annunciata dal premier Jean Castex, nel corso di una visita a Nizza. Lo stesso Castex ha spiegato che si pensa a una sanzione di 200 euro, scontata a 150 in caso di pagamento entro 15 giorni.
Quanto alle ragioni del provvedimento, il governo spera che contribuisca ad arginare gli episodi di violenza che sono capitati negli ultimi giorni proprio a Nizza e non solo legate al consumo di sostanze stupefacenti.
“Voglio mettere fine alle violenze nella vita di tutti i giorni – ha detto Castex spiegando che la misura – semplificherà le procedure imponendo una pena senza ritardi”.
Già nel 2018 era stata proposta l’introduzione di multe per ridurre l’uso di droghe e il sistema – che rientra in una serie di provvedimenti che il governo vuole prendere per tutelare la sicurezza pubblica – è stato sperimentato nelle città di Rennes, Marsiglia, Lille, Créteil e Boissy-Saint-Léger.
da Redazione | 18 Luglio, 2020 | Mondo, Notizie
Servono evidenze scientifiche, ma alcune ricerche stanno indagando sulla capacità della cannabis di indurre la morte delle cellule tumorali
La cannabis può curare il cancro?
Le proprietà ricreative della Cannabis sono ben note, ma, sebbene il suo uso terapeutico sia molto antico, solo da 5 anni in Italia è autorizzato l’impiego, soprattutto, nel dolore cronico e in quello associato alla sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale, nella nausea da chemioterapia, radioterapia e terapie per l’HIV, come stimolante dell’appetito nella cachessia neoplastica o in pazienti affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa.
Un’attività antitumorale della Cannabis viene sostenuta sulla base di alcuni studi sperimentali in cui i cannabinoidi modulano la crescita delle cellule tumorali, determinando un blocco della proliferazione e una riduzione della neoangiogenesi e delle metastasi.
La ricerca oncologica è concentrata in particolare sui tumori primitivi cerebrali e uno studio di fase II sull’utilizzo di un cannabinoide in associazione ad un chemioterapico, la Temozolomide, ha dimostrato un significativo aumento della sopravvivenza. I cannabinoidi hanno, d’altra parte, un effetto inibitorio sull’attività enzimatica citocromiale a livello epatico, che potrebbe ridurre l’attività dei farmaci antitumorali.
Sono comunque necessarie ulteriori evidenze scientifiche per poter asserire un’attività antitumorale della Cannabis e dei suoi derivati, così come dovrebbe essere semplificata la prescrizione di questi prodotti come antidolorifici, antiemetici e per la sindrome anoressia/cachessia.
Daniele Farci, responsabile di Oncologia medica della Nuova casa di cura di Decimomannu (CA), coordinatore regionale Aiom
da Redazione | 16 Luglio, 2020 | Mondo, Normative, Notizie
La riforma sulla marijuana è passo cruciale per promuovere la giustizia etnica nel contesto della crisi odierna, sostengono Sanders e altri Democrat. E con le prime riaperture, il business legale riprende (o incrementa) fatturato e clientela.
In un’America sconquassata dalle manifestazioni antirazzismo, dalla risalita dei casi di coronavirus e da leader politici fatiscenti, l’interesse dei cittadini per la cannabis non sembra scemare, anzi tutt’altro. In un frangente di perdurante insicurezza generale, la rinnovata attenzione per prodotti olistici e naturali non può non includere la marijuana e prodotti derivati come rimedio per ansia, stress e disturbi mentali. Il settore rimane in primo piano anche rispetto alla ripresa economica e, non ultimo, come potenziale traino per l’atteso cambiamento politico nella tornata elettorale tra meno di cinque mesi.
Ambito quest’ultimo in cui va registrata innanzitutto la presa di posizione di Bernie Sanders. Durante il dibattito al Senato innescato dalle attuali proteste popolari per la riforma della polizia e la giustizia razziale, il senatore indipendente ha delineato una serie di azioni concrete e urgenti in questa direzione, compresa la legalizzazione a livello federale. In conclusione del suo intervento di circa mezz’ora, Sanders ha detto: “Infine, e sicuramente non meno importante, dobbiamo legalizzare della marijuana. Nel bel mezzo delle tante crisi che attanagliano il Paese, è assurdo che il Controlled Substances Act includa tutt’ora la marijuana nella Tabella I, insieme a droghe che uccidono come l’eroina”.
Aggiungendo che le autorità federali devono seguire l’esempio dei tanti Stati in questa direzione, e che riforma significa anche “farla finita con arresti, perquisizioni e carcere per i nostri concittadini, per lo più persone di colore, che fanno uso di marijuana”. Proposta subito rilanciata, alla Camera, dal democratico Lou Correa, per il quale la riforma della polizia va accoppiata con la fine del proibizionismo sulla cannabis. Lo stesso hanno fatto il governatore della California, Gavin Newsom, e della Virginia, Ralph Northem. E nei giorni scorsi tra i deputati democratici è circolata una lettera che li sollecita a tenere in primo piano la riforma sulla marijuana come modalità cruciale per promuovere la giustizia nei confronti delle minoranze nel contesto della crisi odierna.
Pur se la notizia ha trovato scarsa attenzione nei media mainstream tutti presi dalla poliforme crisi in atto, l’impegno di Sanders e altri rinnova altresì le spinte per le riforme locali. La Camera bassa del New Jersey ha appena approvato a grande maggioranza (63-10) la normativa che depenalizza il possesso di marijuana: multa di 50 dollari fino a 56 grammi, due once, per uso personale. Al Senato è in discussione un’analoga proposta per il possesso fino a 450 grammi, un pound. In ogni caso, a novembre è già previsto il referendum sulla regolamentazione in ambito ricreativo, con sondaggi assai favorevoli.
Simile l’obiettivo raggiunto in Montana, dove sono state presentate un totale di 130.000 firme necessarie per porre due quesiti agli elettori statali. Si tratta di emendamenti costituzionali per implementare il mercato legale della cannabis per i maggiori di anni 21. Non appena scattate le misure per la riapertura graduale, gli attivisti si sono tornati in piazza per la corsa finale della raccolta-firme , grazie anche all’esplicito sostegno del Partito Democratico statale.
Intanto gli ultimi dati del business legale riportano che in Michigan per la prima volta le vendite settimanali della cannabis ricreativa hanno superato, seppur di poco, quelle per l’uso terapeutico: oltre 10 milioni di dollari contro 9,97 nella settimana 8-14 giugno. E a partire dal 13 aprile, inizio del lockdown, il fatturato è cresciuto del 13% a settimana. Cifre non da poco, considerando che il lancio del mercato legale per i maggiorenni risale appena al primo dicembre scorso e che molte municipalità locali hanno comunque deciso di vietare le rivendite sul loro territorio.
Più di sette tonnellate ne sono state vendute in Arkansas solo a scopo medico nel primo anno di attività, dal maggio 2019, con un fatturato di 92 milioni di dollari per i 22 dispensari attivi. Mentre in Oregon il settore rimane in costante ascesa: in aprile, complice il noto Weed Day del 4/20, gli incassi lordi hanno raggiunto il picco di 89 milioni di dollari, inclusivi di materia prima ma anche prodotti concentrati, commestibili e altri derivati. Analogo l’andamento in maggio, mentre per giugno, con il graduale ritorno alla “normalità”, si stima che soltanto in tasse le vendite potranno generare circa nove milioni di dollari per le casse statali.
In Illinois il mercato ricreazionale ha toccato un nuovo record, superando incassi per oltre 44 milioni di dollari nel mese di maggio, di cui 10 milioni dovuti ai visitatori di Stati limitrofi. Quasi un milione i prodotti singoli venduti. Il precedente record era di 39 milioni, registrato nel gennaio scorso, il primo mese dall’avvio delle rivendite legali. Le quali sono rimaste aperte durante la pandemia in quanto “servizi essenziali”, come anche per altri Stati.
L’opposto quanto invece accaduto in Nevada, dove i negozi stanno riaprendo soltanto ora: dal 20 marzo il governatore Steve Sisolak ha consentito solo le consegne a domicilio. “Nel giro di una notte ci siamo ritrovati con il 35% in meno delle entrate, pur se al contempo sono aumentate le ordinazioni online e al telefono. Abbiamo assunto nuovi fattorini e imposto un minimo di 60 dollari per ordine, e così siamo rimasti a galla”, spiega Frank Hawkins, proprietario del Nevada Wellness Center. E la chiusura della famosa Strip di Las Vegas, che ospita casinò e ritrovi a non finire, ha danneggiato non poco i due maggiori imprenditori locali, indirizzati soprattutto ai turisti. Planet 13, definito il “più grande dispensario del mondo”, stima che l’80% dei suoi 2.200 clienti giornalieri risiede fuori dallo Stato, oguno dei quali a febbraio aveva speso mediamente oltre 100 dollari per visita. Per ora i negozi operano al 50% della loro capacità, sperando di tornare quanto prima ai livelli normali.
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