Servono evidenze scientifiche, ma alcune ricerche stanno indagando sulla capacità della cannabis di indurre la morte delle cellule tumorali
La cannabis può curare il cancro?
Le proprietà ricreative della Cannabis sono ben note, ma, sebbene il suo uso terapeutico sia molto antico, solo da 5 anni in Italia è autorizzato l’impiego, soprattutto, nel dolore cronico e in quello associato alla sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale, nella nausea da chemioterapia, radioterapia e terapie per l’HIV, come stimolante dell’appetito nella cachessia neoplastica o in pazienti affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa.
Un’attività antitumorale della Cannabis viene sostenuta sulla base di alcuni studi sperimentali in cui i cannabinoidi modulano la crescita delle cellule tumorali, determinando un blocco della proliferazione e una riduzione della neoangiogenesi e delle metastasi.
La ricerca oncologica è concentrata in particolare sui tumori primitivi cerebrali e uno studio di fase II sull’utilizzo di un cannabinoide in associazione ad un chemioterapico, la Temozolomide, ha dimostrato un significativo aumento della sopravvivenza. I cannabinoidi hanno, d’altra parte, un effetto inibitorio sull’attività enzimatica citocromiale a livello epatico, che potrebbe ridurre l’attività dei farmaci antitumorali.
Sono comunque necessarie ulteriori evidenze scientifiche per poter asserire un’attività antitumorale della Cannabis e dei suoi derivati, così come dovrebbe essere semplificata la prescrizione di questi prodotti come antidolorifici, antiemetici e per la sindrome anoressia/cachessia.
Daniele Farci, responsabile di Oncologia medica della Nuova casa di cura di Decimomannu (CA), coordinatore regionale Aiom
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