da Redazione | 5 Settembre, 2020 | Mondo, Notizie
In piazza Rabin, teatro di comizi e proteste nel centro di Tel Aviv, giovedì pomeiggio sono piovuti sacchetti di cannabis. “È un uccello? È un aereo? No, è il Green Drone che ti manda cannabis gratis dal cielo”, così il gruppo di attivisti promotori dell’iniziativa per la legalizzazione a scopo ricretivo della cannabis, aveva annunciato tramite un suo canale social, l’arrivo sulla piazza di un drone carico di confezioni di marijuana. La polizia, dopo aver recuperato decine di sacchetti, ha arrestato i tre uomini che pilotavano il drone. Attualmente, l’uso medico della cannabis è consentito in Israele, mentre l’uso ricreativo è illegale ma in gran parte depenalizzato.
da Redazione | 3 Settembre, 2020 | Mondo, Notizie
Le vendite legali di cannabis per maggiorenni sono iniziate in Canada nel 2018. Il Canada è solo uno dei due paesi in cui le vendite di cannabis sono legali, l’altro è l’Uruguay.
Tuttavia, a differenza dell’Uruguay che limita le vendite ai residenti, il Canada consente le vendite a tutti i maggiorenni indipendentemente dalla residenza. Per molti versi il Canada è il più grande esperimento industriale e politico sulla cannabis al mondo.
La transizione delle vendite dall’illegalità alla legalità è stato un processo turbolento in questo Paese, e c’era da aspettarselo. Dopotutto, il Canada è la prima nazione ad aver avviato un’impresa così massiccia nel settore della cannabis, quindi non c’è da stupirsi se ci sono delle battute d’arresto.
Dall’avvio della legalizzazione il governo canadese si è molto impegnato per combattere il mercato clandestino, che continua ad essere maggiore rispetto a quello legale. Tuttavia, la situazione è cambiata: è stato registrato il primo trimestre in cui le vendite legali di cannabis hanno superato le vendite illegali.
Così viene diffusa la notizia dall’agenzia Bloomberg:
La spesa delle famiglie canadesi per la cannabis legale nel secondo trimestre dell’anno ha superato per la prima volta il mercato illegale, mettendo una pietra miliare significativa per l’industria della cannabis legale.
Statistics Canada ha dichiarato venerdì che la spesa delle famiglie canadesi per la cannabis ricreativa ha raggiunto $ 648 milioni nel secondo trimestre del 2020, con un aumento del 74% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel frattempo, la spesa per la cannabis medica è rimasta invariata a $ 155 milioni nel secondo trimestre.
La spesa delle famiglie canadesi per la cannabis illegale è scesa a un nuovo minimo di $ 784 milioni nel secondo trimestre, ha aggiunto StatsCan. Nel complesso, il mercato legale della cannabis rappresenta ora il 50,5% di tutte le spese legate all’erba in Canada.
Si tratta di una pietra miliare significativa non solo per il Canada ma anche per il resto del mondo. Tutti gli “occhi della politica sulla cannabis” di tutto il mondo sono sul Canada per vedere come stanno andando le cose.
La situazione in Canada è tutt’altro che perfetta, e il fatto che il mercato legale sia ora seriamente in concorrenza con il mercato illegale è molto significativo. È un segno importante che la legalizzazione stia funzionando in Canada, e se il Canada può farlo, presumibilmente possono farlo anche altre nazioni in tutto il mondo.
(Articolo di Johnny Green, pubblicato su ICBC – International Cannabis Business Conference – del 31/08/2020)Le vendite legali di cannabis per maggiorenni sono iniziate in Canada nel 2018. Il Canada è solo uno dei due paesi in cui le vendite di cannabis sono legali, l’altro è l’Uruguay.
Tuttavia, a differenza dell’Uruguay che limita le vendite ai residenti, il Canada consente le vendite a tutti i maggiorenni indipendentemente dalla residenza. Per molti versi il Canada è il più grande esperimento industriale e politico sulla cannabis al mondo.
La transizione delle vendite dall’illegalità alla legalità è stato un processo turbolento in questo Paese, e c’era da aspettarselo. Dopotutto, il Canada è la prima nazione ad aver avviato un’impresa così massiccia nel settore della cannabis, quindi non c’è da stupirsi se ci sono delle battute d’arresto.
Dall’avvio della legalizzazione il governo canadese si è molto impegnato per combattere il mercato clandestino, che continua ad essere maggiore rispetto a quello legale. Tuttavia, la situazione è cambiata: è stato registrato il primo trimestre in cui le vendite legali di cannabis hanno superato le vendite illegali.
Così viene diffusa la notizia dall’agenzia Bloomberg:
La spesa delle famiglie canadesi per la cannabis legale nel secondo trimestre dell’anno ha superato per la prima volta il mercato illegale, mettendo una pietra miliare significativa per l’industria della cannabis legale.
Statistics Canada ha dichiarato venerdì che la spesa delle famiglie canadesi per la cannabis ricreativa ha raggiunto $ 648 milioni nel secondo trimestre del 2020, con un aumento del 74% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel frattempo, la spesa per la cannabis medica è rimasta invariata a $ 155 milioni nel secondo trimestre.
La spesa delle famiglie canadesi per la cannabis illegale è scesa a un nuovo minimo di $ 784 milioni nel secondo trimestre, ha aggiunto StatsCan. Nel complesso, il mercato legale della cannabis rappresenta ora il 50,5% di tutte le spese legate all’erba in Canada.
Si tratta di una pietra miliare significativa non solo per il Canada ma anche per il resto del mondo. Tutti gli “occhi della politica sulla cannabis” di tutto il mondo sono sul Canada per vedere come stanno andando le cose.
La situazione in Canada è tutt’altro che perfetta, e il fatto che il mercato legale sia ora seriamente in concorrenza con il mercato illegale è molto significativo. È un segno importante che la legalizzazione stia funzionando in Canada, e se il Canada può farlo, presumibilmente possono farlo anche altre nazioni in tutto il mondo.
(Articolo di Johnny Green, pubblicato su ICBC – International Cannabis Business Conference – del 31/08/2020)
da Redazione | 17 Agosto, 2020 | Mondo
Il governo thailandese martedì 4 agosto ha approvato una proposta del ministero della sanità pubblica che consentirebbe agli operatori sanitari, agli agricoltori e ai pazienti medici di coltivare, produrre ed esportare la cannabis e i suoi prodotti. Il vice portavoce del governo Trisulee Trisaranakul ha dichiarato che il ministro della sanità pubblica Anutin Charnvirakul ha presentato un progetto di modifica della legge sui narcotici per estendere l’accesso alla cannabis medica. Il progetto di modifica consentirebbe ai pazienti con ricetta medica, professionisti della medicina tradizionale e applicata e agricoltori di chiedere il permesso al ministero di produrre, importare, esportare, distribuire e possedere Cannabis.
La legge esistente lo consente solo alle unità governative e agli addetti ai lavori sulle politiche di sviluppo della cannabis medica, e con il permesso del ministero vi si possono dedicare per sviluppare conoscenze mediche in collaborazione con il governo. Il disegno di legge conferirebbe inoltre al Ministero della sanità pubblica la responsabilità dell’uso della cannabis sequestrata per uso medico. Il progetto sarà inviato al Consiglio di Stato per il controllo giuridico e la messa a punto, quindi al Parlamento per un voto.
La legislatura thailandese nel 2018 ha modificato la legge sulle droghe del Paese per consentire l’uso medico autorizzato di Cannabis e kratom, una pianta coltivata localmente tradizionalmente usata come stimolante e antidolorifico.
La Thailandia era precedentemente nota per le dure leggi antidroga, ma ora sta ponendo la sua attenzione sul potenziale economico della cannabis. Un rapporto dello scorso anno di Prohibition Partners, che sostiene di essere autorità leader in materia, afferma che il mercato asiatico della cannabis terapeutica varrebbe circa 5,8 miliardi di dollari entro il 2024. A gennaio, la Thailandia ha aperto le sue prime due cliniche a tempo pieno che dispensano olio di cannabis per uso medico
da Redazione | 17 Agosto, 2020 | Mondo
La canapa potrebbe essere il nuovo «green business» dalla uova d’oro? Lo abbiamo chiesto a Pierluigi Santoro, founder di Fioridoro, attivo nella coltivazione di cannabis e produzione di biomassa per l’industria
Se associate la cannabis solo alla pianta che viene usata per uso ricreativo o per le sue virtù terapeutiche, siete fuori strada. Da tempi antichissimi la cannabis sativa è stata usata per ricavare fibre tessili e come materia prima per la produzione di carta (che richiede meno additivi chimici di quella di legno e ha nella coltivazione una resa quattro volte superiore). La stessa cannabis (sempre quella sativa) che a differenza della sua sorella indica, a forte contenuto di THC (quella illegale), è usata anche per produrre plastica biodegradabile, combustibile, bottoni e persino mattoni. E che in campo alimentare con il suo olio è famoso per l’alto contenuto di Omega 3 e Omega 6, mentre semi e farina sono proteici e ricchi di vitamine e minerali. Per non parlare delle sue virtù di bellezza, dato che viene usata come ingrediente per prodotti cosmetici.
Datemi un seme e cambierò il mondo
Un uso in settori che vanno ben oltre la semplice «cannabis light» e spaziano dalla cosmesi alla farmaceutica al tessile fino alla bioedilizia. «Le virtù della cannabis erano ben note fin dall’antichità. L’Italia fino agli anni ‘40 era la seconda produttrice mondiale di canapa, poi il proibizionismo ha bloccato tutto» ci spiega Pierpaolo Santoro, uno che di cannabis se ne intende.
Agronomo, dopo aver lavorato in USA per il lancio di una startup nel campo dei biocarburanti e ad Amsterdam, Santoro ha fondato tre anni fa la Fioridoro, tra le prime aziende specializzate nella riproduzione delle piante a bassa contenuto di THC ma alto di altri cannabinodi ai fini estrattivi. «Siamo un’impresa vivaistica che si occupa della riproduzione di piante di cannabis certificate», spiega l’imprenditore e agronomo, tra i primi ad avviare il business per la produzione di piantine di cannabis in Italia. «La base si trova a Grottaglie, nel tarantino, dove organizziamo, insieme alle aziende farmaceutiche e gli agricoltori, filiere per la coltivazione della cannabis usata sia come biomassa per scopi industriali, ma anche a scopo ricreativo (la cannabis legale). Le coltivazioni avvengono a Napoli, in Sicilia e Sardegn, mentre a Viareggio c’è il laboratorio di ricerca e sviluppo».
Un green new deal molto promettente
La Filodoro e le altre concorrenti si muovono in un mercato molto promettente. Secondo una ricerca della società londinese Prohibition Partners aggiornata al primo trimestre 2019, per la parte agricola il giro d’affari è di circa 40 milioni, sul valore finale del mercato italiano, considerando tutti i possibili usi e l’indotto, le stime oscillano tra i 7,3 e i 30 miliardi potenziali nel giro dei prossimi dieci anni, equamente divisi come provenienza tra settore medico-farmaceutico e uso ricreativo.
«Lo dico da imprenditore: è un settore molto ricco in cui bisognerebbe investire. Per questo ci vorrebbe più coraggio con nuove leggi meno stringenti. La cannabis è una pianta officinale ed una concreta opportunità per il paese, soprattutto per il sud Italia, dove il clima per la coltivazione consente una qualità altissima e dove si potrebbe creare una vera e propria economia della canapa dove il nostro Paese potrebbe davvero diventare un punto di riferimento per l’Europa esportando know-how ad altri paesi. Penso alla Francia che sta sviluppando il business».
Pierluigi ci crede, tanto da essere il portavoce del CSI – Canapa Sativa Italia, una delle associazioni che raggruppa produttori italiani di canapa industriale, insieme a Federcanapa, riconosciute dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e che ha voluto istituire un tavolo tecnico permanente della canapa (come avviene per gli altri settori agricoli).
Nell’immediato futuro di Fioridoro l’intenzione è quella di produrre piantine di altissima qualità a costi contenuti grazie al miglioramento genetico delle piante per aumentare la produttività e qualità della cannabis. «Abbiamo stretto un accordo con l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche per sviluppare nuove varietà che saranno poi registrate nel catalogo Europeo e in grado di avere performance migliori in termini di cannabinoidi e produzione di biomassa» conclude Santoro.
da Redazione | 10 Agosto, 2020 | Mondo
La domanda di marijuana trafficata illegalmente dal Messico continuerà a diminuire man mano che la legalizzazione si diffonderà, come afferma un nuovo rapporto del centro di ricerca del Congresso statunitense, pubblicato la settimana scorsa e intitolato: “Messico: Organized Crime and Drug Trafficking Organizations.”
Con un numero crescente di stati americani – così come il Canada – che permettono l’acquisto legale di cannabis, le persone sono meno inclini a cercare il prodotto attraverso canali illeciti, secondo il rapporto, in cui si legge: “Le autorità prevedono una continua diminuzione della domanda di marijuana messicana negli Stati Uniti, perché le droghe ‘diverse dalla marijuana’ saranno probabilmente predominanti. Questo è anche dovuto alla legalizzazione della cannabis in diversi stati degli Stati Uniti e del Canada, che ne riduce il valore come parte del portafoglio delle organizzazioni di trafficanti messicani”.
Il rapporto rileva anche che il Messico stesso “sta considerando la legalizzazione e la regolamentazione della cannabis” dopo che una sentenza della Corte Suprema ha ritenuto incostituzionale la proibizione del possesso e del consumo personale nel 2018.
Il documento esamina le varie tendenze della droga e l’attività del cartello e nota che le forze dell’ordine messicane hanno sequestrato 91 tonnellate di marijuana e distrutto più di 2.250 ettari di coltivazione nel 2019.
Inoltre la diversificazione del cartello in altre attività criminali “costituisce una risposta al cambiamento dei modelli di consumo di droga, come la legalizzazione della marijuana in alcuni stati degli Stati Uniti e un grande aumento della domanda di oppioidi vegetali e sintetici”.
I legislatori messicani, che hanno lavorato alla legislazione per la legalizzazione, hanno anche sostenuto che regolamentando la cannabis si mitigherà l’influenza delle organizzazioni criminali. E’ un punto che i sostenitori della riforma hanno costantemente evidenziato, affermando che la gente in generale graviterà verso fonti legali di cannabis, se disponibile.
Il rapporto è anche coerente con studi precedenti, tra cui uno del Cato Institute del 2018 che ha determinato che la legalizzazione della cannabis a livello statale “ha notevolmente ridotto il contrabbando di marijuana. Sulla base dei sequestri che avvengono alla frontiera, il contrabbando è diminuito del 78% in soli 5 anni. Poiché la marijuana era la principale droga tra i porti d’ingresso e il valore dei sequestri è diminuito del 70%”.
Anche il Rapporto di fine anno del 2019 del presidente della Corte Suprema
John Roberts sembra avvalorare l’idea che la legalizzazione stia avendo un impatto sul traffico di marijuana, osservando che mentre i procedimenti federali per i crimini legati alla droga sono aumentati nel 2019, i casi che coinvolgono la cannabis sono diminuiti di oltre un quarto.
Dati che dovrebbero farci riflettere.
da Redazione | 10 Agosto, 2020 | Mondo
Il cannabidiolo, componente non psicoattivo della cannabis, sembra favorire un taglio nell’uso di marijuana in chi ha problemi di consumo eccessivo.
Potrebbe sembrare paradossale che una possibile soluzione alla dipendenza da cannabis venga da un “ingrediente” della cannabis stessa: il cannabidiolo (CBD), la seconda sostanza più abbondante nella marijuana dopo il THC, potrebbe essere sfruttato come aiuto per uscire da un consumo problematico di erba. Come suggerisce uno studio pubblicato su Lancet Psychiatry il cannabidiolo, che non ha effetti psicoattivi, riesce a ridurre la dipendenza da marijuana dove altre terapie falliscono.
DATI PROMETTENTI. In un nuovo trial farmacologico condotto nel Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bath, nel Regno Unito, un gruppo di neuroscienziati ha somministrato a 48 volontari con un problema di dipendenza da cannabis dosi giornaliere di cannabidiolo o un placebo, per un periodo di 4 settimane. I soggetti hanno ricevuto per via orale una dose quotidiana di 400 oppure 800 milligrammi di CBD; un trial preliminare su 34 volontari prevedeva una dose giornaliera di 200 milligrammi, che però si è rivelata troppo bassa e inefficace, ed è stata in una seconda fase scartata.
Al termine del trattamento, i partecipanti trattati con cannabidiolo avevano dato un taglio all’uso di cannabis molto più di chi aveva ricevuto il placebo: avevano totalizzato più giorni senza far uso di marijuana e presentavano minori livelli della sostanza nell’urina. Il cannabidiolo aveva in effetti ridotto l’uso di cannabis, oltretutto senza provocare dipendenza a sua volta o altri effetti collaterali.
SENZA FRETTA… La ricerca non si è spinta a spiegare il meccanismo, ma gli scienziati precisano che, diversamente dal THC, il cannabidiolo non agisce sul sistema della ricompensa e non ha un effetto intossicante. Studi passati hanno dimostrato la sua capacità di ridurre ansia e pulsioni in chi soffre di dipendenza da eroina, altri suggeriscono possa avere un effetto positivo nei trattamenti controllati della depressione, dell’insonnia o dell’epilessia. Allo stesso tempo però, molte affermazioni sulle presunte proprietà di oli e altri prodotti a base di cannabidiolo appaiono fuorvianti e prive di fondamento scientifico. In attesa di un quadro più chiaro i medici mettono in guardia da terapie fai da te con prodotti commerciali che contengono questa sostanza. Chi ha un problema di abuso di cannabis dovrebbe prima di tutto cercare l’aiuto di un medico e di uno psicoterapeuta.
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