Proibizionismo ‘costa’ 20mld. Di Battista pro cannabis

Proibizionismo ‘costa’ 20mld. Di Battista pro cannabis

‘Ma battaglia sia razionale’.Parlamentari M5S e +Europa a sit in

Si riaccende il dibattito sulla legalizzazione della cannabis in occasione della presentazione del Libro Bianco sulle Droghe che ha messo in evidenza come il ‘proibizionismo’ in Italia costa 20 miliardi di euro in mancate entrate per lo Stato. Ed è sull’onda di questi dati che oggi è andata in scena in Piazza Montecitorio la manifestazione ‘Io coltivo’, nel corso della quale la leader di +Europa Emma Bonino è tornata a indicare la legalizzazione come un colpo “finanziario a chi specula sul proibizionismo: legalizzare vuol dire mandare la mafia in bancarotta”. Al sit in erano presenti anche parlamentari M5S. E Alessandro Di Battista in un post ha invitato a fare la battaglia per la legalizzazione in modo “laico e razionale” evitando di farsi “i selfie con una canna in mano” ma sottolineando comunque che “la regolamentazione del mercato della cannabis produrrebbe un aumento del Pil tra 1,20% e il 2,34%”. Pro cannabis anche il deputato del M5s Aldo Penna che si riprende in video mentre coltiva semi di cannabis: “Non ha senso che il Testo unico delle droghe consideri illegale coltivare canapa in casa mentre una sentenza della Cassazione preveda che l’uso personale di hashish non sia sanzionabile”.

I benefici della cannabis sul sistema nervoso

I benefici della cannabis sul sistema nervoso

La cannabis, esercita un effetto sul sistema nervoso, agisce legandosi ai nostri recettori per gli endocannabinoidi, cioè a recettori a cui si legano sostanze endogene che entrano in gioco in meccanismi di segnalazione cellulare e che sembrano esercitare un’azione protettiva nei confronti dei danni infiammatori della β-amiloide.

La marijuana, o meglio il suo principio attivo, il CBD, quando assunta si lega a questi recettori per gli endocannabinoidi. Quale ruolo giochi esattamente l’accumulo di β-amiloide nello sviluppo della malattia di Alzheimer non è ancora completamente chiaro. Sia perché si accumula β-amiloide anche nel normale invecchiamento (senza alcuna malattia di Alzheimer), sia perché tutti i farmaci anti-β-amiloide che si stanno testando non sembrano in grado in maniera conclusiva di arrestare il decadimento cognitivo della malattia di Alzheimer.

Alcuni ritengono che siano i meccanismi infiammatori auto-immuni connessi all’accumulo di β-amiloide a giocare il ruolo più rilevante nella malattia. Proprio per questo appare promettente lo studio, in quanto suggerisce una doppia azione: rimuovere gli accumuli e prevenire la morte cellulare in conseguenza dei processi infiammatori.

Studi da più fronti ormai indicano che è sempre più importante affrontare molto precocemente una “neuro-protezione” piuttosto che cercare solo di contrastare i fenomeni neurodegenerativi dell’Alzheimer quando esso è già in fase avanzata. D’altra parte, il fenomeno dell’accumulo di β-amiloide è qualcosa che inizia molti anni prima dell’esordio dei sintomi dell’Alzheimer.

Quello che appare suggestivo che anche l’esercizio fisico aumenta la liberazione dei nostri endocannabinoidi. Come è noto, studi epidemiologici e di laboratorio hanno ormai consolidato la conoscenza che un costante esercizio fisico possa esercitare un ruolo neuroprotettivo per l’Alzheimer.

Siamo in presenza di una svolta decisiva nella ricerca per un trattamento o prevenzione dell’Alzheimer. La risposta è probabilmente “No”. Come nel caso dei disturbi del sonno o di alcune specifiche manifestazioni del sonno (i cosiddetti “complessi K”) che possono agire da marcatori precoci dell’Alzheimer, siamo in presenza solo di un piccolo passo nella ricerca dei meccanismi e dei possibili trattamenti. Dobbiamo convivere con questo.

Abituandoci a considerare ogni singola ricerca non come una “soluzione finale”, ma come un ulteriore e promettente passo nella direzione auspicata. La malattia di Alzheimer rappresenta uno dei principali problemi per la salute pubblica e una delle malattie dai più elevati costi sociali. Anche come semplice conseguenza (non solo) dell’aumentata durata della vita media, i dati di prevalenza della malattia aumenteranno ancora nei prossimi anni. Anche con questo dovremo convivere.

Anche per questo dobbiamo chiedere che gli investimenti nella Ricerca siano sempre più adeguati, al passo con l’aumentata diffusione della malattia. E abituarci sempre più a pensare alla “protezione” dalla malattia piuttosto che solo al “trattamento” della malattia.

La polizia continua a chiudere le coltivazioni di cannabis

La polizia continua a chiudere le coltivazioni di cannabis

L’uso della cannabis in Italia non è illegale anche se possederlo o venderlo lo è.

 

La polizia continua a chiudere le coltivazioni illegali di cannabis

L’uso della cannabis in Italia non è illegale anche se possederlo o venderlo lo è. La legge inoltre è indulgente per coloro che sono stati catturati con la cannabis per la prima volta, ma i reati ripetuti di solito comportano sanzioni amministrative.

L’Italia ha legalizzato la cannabis per uso medicinale nel 2007, quando il governo ha riconosciuto i benefici terapeutici del THC per una varietà di condizioni mediche.

Cannabis e controversie sulla coltivazione

Leggere di queste cose non è certamente raro quando la cannabis è coinvolta. Ci sono tantissime cause, in ogni stato, mosse da persone che non vogliono che la cannabis sia commercializzata a livello globale. Eppure, chiunque con qualche nozione base sulla marijuana potrebbe dire che, questo prodotto, ha moltissimi effetti benefici da offrire, nonostante le critiche mosse da parecchi stati.

Le coltivazioni di cannabis in Albania

La coltivazione di cannabis in Albania è aumentata del 1.200% nell’anno 2019, come cita un rapporto dei media italiani che riportano quello della Polizia di Stato.

L’Albania era precedentemente conosciuta come un grande produttore di marijuana, fino alla repressione del governo nel 2014, che ha ridotto significativamente il numero di piantagioni di cannabis.

Al suo apice, la coltivazione di cannabis rappresentava circa la metà del PIL albanese. La repressione comprendeva un’operazione di tipo militare che utilizzava elicotteri dell’esercito e corazzati a Lazarat, noto come la “montagna della marijuana” in Europa.

Tre anni dopo, il primo ministro Edi Rama si è impegnato a spazzare via le piantagioni di cannabis su larga scala entro la fine del 2017, con il primo ministro che ha dichiarato più avanti nel corso dell’anno che l’industria stava scomparendo.

Il governo sperava di incoraggiare le attività legali a Lazarat includendo l’insediamento tra 100 villaggi del paese selezionati per l’aggiornamento delle loro infrastrutture. Ma se il nuovo rapporto è corretto, da allora c’è stata una regressione.

Le missioni della Polizia di Stato in territorio albanese

L’emittente pubblica italiana RAI3 ha recentemente riferito che, secondo un rapporto inedito della Polizia italiana, attualmente in Albania crescono circa 100.000 piante di cannabis illegali.

Per questo motivo il Procuratore della Repubblica Giacomo Cataldi nel corso di un’intervista alla suddetta emittente nazionale ha affermato che oggi l’Albania è diventata il principale sito produttivo illegale di cannabis gestito dalla mafia locale collusa con quella italiana ed ha accumulato di conseguenza ingenti somme di denaro, il che ha permesso loro di assumere un ruolo guida nel traffico di droga e in altre attività criminali in Europa.

La lotta contro il traffico di droga del resto è uno dei requisiti chiave dell’UE, insieme alla più ampia lotta contro la criminalità e la corruzione e le riforme della giustizia, affinché il paese ottenga una data per avviare i negoziati di adesione entro la fine dell’anno.

Per questo motivo la Polizia italiana si reca spesso nella vicina Albania per verificare se ci siano piantagioni illegali di “italiani” e distruggerle come prevede la legge.

La legalità della cannabis in Italia

Il Testo Unico del governo Italiano datato 1990 è ancora utilizzato oggi come quadro per la prevenzione, il divieto e la punizione delle attività legate alla droga. Secondo il suddetto testo, l’uso della cannabis non è illegale, ma il possesso lo è.

La legge 79 (introdotta nel 2014) ha identificato tra l’altro la cannabis come una delle droghe meno pericolose. Il possesso di cannabis in grandi quantità (quindi piantagioni) può tuttavia comportare la sospensione della patente di guida o la sua perdita per 1-3 mesi.

Per le droghe più pesanti, questa punizione è estesa da due a dodici mesi. I trasgressori per la prima volta di solito ricevono un avvertimento e una richiesta formale di smettere di usare la cannabis.

La legge inoltre è ulteriormente cambiata nel 2016, consentendo e regolando la produzione di canapa. Ciò ha portato a quella che alcuni chiamano la “mania della cannabis” in Italia, con molti rivenditori che vendono la cosiddetta “cannabis light” nei loro negozi.

Mentre quest’ultima può essere acquistata liberamente, la legge non ne consente il consumo in alcuna forma. Da ciò si evince che il capitolo cannabis per quanto riguarda il nostro paese va riscritto e possibilmente in un modo più chiaro.

Richy Garino

Olio di cannabis: «Da inserire tra i medicinali rimborsabili»

Olio di cannabis: «Da inserire tra i medicinali rimborsabili»

La possibilità di estendere il rimborso dei medicinali a base di cannabinoidi anche all’olio di cannabis per finalità terapeutiche è stato il tema al centro dell’interrogazione discussa oggi in Consiglio regionale grazie ai Cittadini.  Nel sollecitare l’intervento in merito della Giunta, la consigliera Simona Liguori ha ricordato che sul tema è stata recentemente presentata in Regione una petizione sottoscritta da 3384 persone. La raccolta
firme è stata sostenuta da Associazioni quali Associazione Tutela Diritti del Malato, Banca del Tempo, CFU-Italia sezione FVG, UILDM, Associazione Paratetraplegici”.  «Attualmente – ha spiegato Liguori – vengono rimborsate solamente la forma farmaceutica in cartine per il decotto (che ne riduce l’efficacia) o la vaporizzazione (per la quale è necessario un vaporizzatore del costo di circa 350 euro completamente a carico del paziente). Ho ribadito all’Assessore Riccardi la necessità di inserire tra i medicinali rimborsabili a base di cannabinoidi anche l’olio a uso terapeutico con metodica SIFAP 2016 che, causa l’elevato costo, mette in seria difficoltà molti dei pazienti costretti a ricorrervi per ottimizzare la cura.
Un problema oggi accentuato dalle pesanti ricadute economiche generate dallo stato di emergenza Covid-19, che hanno reso ancora più urgente il poter usufruire di un rimborso per far fronte alla terapia così come previsto dalla Legge regionale 2/2013 per l’inflorescenza di cannnabis. Nella sua risposta – ha concluso Liguori – l’Assessore ha assicurato l’impegno della Regione, facendo intendere che rispetto al passato ci stiamo muovendo
e che siamo un po’ più vicini al traguardo per tanti ammalati».

Cannabis in Italia, tutto quel che c’è da sapere

Cannabis in Italia, tutto quel che c’è da sapere

Partiamo da una questione di base: al di là delle posizioni ideologiche o politiche, per migliaia di anni la canapa è stata un’importantissima pianta medicinale

 

In un anno 33mila italiani segnalati per uso di cannabis

In un anno 33mila italiani segnalati per uso di cannabis

Sostanze . Droghe e carcere al tempo del coronavirus: 1 detenuto su 3 è dentro per spaccio. Nel Libro Bianco le conseguenze devastanti della politica penale sulle tossicodipendenze

Il Libro Bianco sulle droghe è giunto alla undicesima edizione, e come ogni anno viene presentato in occasione del 26 giugno, giornata mondiale sulle droghe, nell’ambito della campagna internazionale Support! don’t Punish. In assenza della relazione governativa sulle tossicodipendenze, anche quest’anno desaparecida, è il rapporto indipendente di riferimento sui danni provocati dal Testo Unico sulle droghe.

Dopo 30 anni di applicazione, le devastanti conseguenze penali della legge Jervolino-Vassalli non possono essere più considerati «effetti collaterali».

LA LEGGE SULLE DROGHE continua a essere il volano delle politiche repressive e carcerarie italiane. I dati, presentati da Maurizio Cianchella nel suo aggiornamento delle conseguenze sulla giustizia e sul carcere, sono evidenti. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73, o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario.

Il 30% dei detenuti entra in carcere per l’art. 73 del Testo Unico (spaccio) mentre a fine anno il 35% è in carcere per una violazione del DPR 309/90. Gran parte sono pesci piccoli, pochissimi i narcotrafficanti. Questo a conferma di come «il proibizionismo sia addirittura utile ai consorzi criminali più potenti organizzati, ripulendo il mercato dai competitor meno esperti» scrive Cianchella.

Allarmante poi il dato dei «tossicodipendenti» entrati in prigione, che arriva al 36,45%, in aumento costante da 4 anni. A fine anno, rappresentano il 27,87%, una presenza maggiore anche rispetto al picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007). Si conferma un trend in aumento delle misure alternative che, fatto positivo in sé, nasconde anche «una tendenza all’allargamento dell’area del controllo» più che essere una alternativa alla detenzione.

Sono 217.855 le persone con procedimenti pendenti al 31/12/2019, l’80% per spaccio (art. 73). Illuminante il dato portato da una ricerca di Massimo Urzi contenuta negli approfondimenti di questa edizione: mentre quasi 1 procedimento su 2 per droghe termina con una condanna, questo rapporto diventa 1 su 10 per i reati contro la persona o il patrimonio. Il sistema è quindi piuttosto efficiente a condannare e portare in carcere gli spacciatori, nonostante quello che dicono Salvini e Lamorgese.

DRAMMATICO IL DATO delle segnalazioni ai Prefetti per i consumatori.In continuo aumento dal 2015, nel 2019 sono state oggetto di segnalazione 41.744 persone. Più di 4.000 sono minorenni. In un terzo dei casi vengono comminate sanzioni che, ricordiamolo, sono pesantissime: la sospensione della patente di guida (anche se al momento della perquisizione non si era alla guida), del passaporto (o della Carta Identità valida per l’espatrio), del porto d’armi o del permesso di soggiorno per motivi di turismo (se cittadino extracomunitario).

Risulta irrilevante la vocazione «terapeutica» della segnalazione: solo 202 richieste di programma di trattamento socio-sanitario, nel 2007 erano 3.008. La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (77,95%), seguono a distanza cocaina (15,63%) e eroina (4,62%), irrilevanti le altre sostanze. Dal 1990 1.312.180 persone sono state segnalate per uso di sostanze: di queste quasi un milione (73,28%) per cannabis.

Questa del resto è la sostanza al centro dell’azione repressiva sia per numero di operazioni, che per sequestri e persone segnalate all’attività giudiziaria. Lo si nota anche da una analisi retrospettiva dei dati della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga che mette in luce anche come, nel periodo in cui era vigente la Fini-Giovanardi, che equiparava tutte le sostanze, si sia divaricata la forbice fra operazioni con oggetto cannabis (in continuo aumento) e operazioni contro cocaina e eroina, in diminuzione. Per quest’ultima il calo del numero delle operazioni continua anche negli ultimi anni.

Restano significativi, pur se disomogenei e di difficile interpretazione (anche secondo l’Istat), i dati rispetto alla guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. Ad esempio durante i controlli nelle notti dei week end, le violazioni accertate dai Carabinieri rappresentano solo lo 0,27% dei controllati. Rispetto alle positività accertate a seguito di incidente questa percentuale sale al 3,20% nel corso dei primi 10 mesi del 2019 (Carabinieri e Polizia Stradale). Ricordando che spesso la positività al test non è prova di guida in stato alterato (in particolare per la cannabis), possiamo affermare che l’uso di droghe non è certamente la causa principale di incidenti in Italia.

IL RAPPORTO PRESENTA poi un focus sulle conseguenze della crisi Covid-19 su carcere e consumi. Inoltre, come ogni edizione del passato, contiene riflessioni e approfondimenti sul sistema dei servizi, sulla riduzione del danno e sulle prospettive di riforma delle politiche sulle droghe a livello nazionale ed internazionale.