Università dove studiare il business della Cannabis

Università dove studiare il business della Cannabis

Il Trend della Cannabis in… CUCINA !

Il Trend della Cannabis in… CUCINA !

Portare la cannabis in cucina, soprattutto nell’alta ristorazione, è una vera sfida, e la chef Andrea Drummer non si è tirata indietro.

 

La cannabis in cucina, nei paesi dove è legalizzata, trova sempre più spazio, anche nell’alta ristorazione. Ne è una prova inequivocabile la recente apertura della chef Andrea Drummer, il Lowell Cafe, dove la marijuana biologica incontra amuse bouche con nachos vegane a base di cavolfiore e una leggera cioccolata di ispirazione messicana. Lei non solo ha messo a punto un menù d’eccezione, ma anche selezionato la cannabis da utilizzare in cucina.

L’idea della cannabis in cucina secondo la chef Andrea Drummer

Come si è arrivati a vedere la cannabis in cucina, soprattutto quella di ristoranti blasonati ed esclusivi, quando in alcuni parti del mondo questa sostanza è ancora molto stigmatizzata? L’idea della chef Andrea Drummer ha iniziato a prendere forma con un progetto portato avanti con la collaborazione di Spotify chiamato Breaking Bread, in cui la cuoca metteva a punto un menù a base di cannabis da servire ad una serie di ospiti speciali.

Confrontandosi con quell’ambiente, venendo in contatto con tutta una serie di varietà e tipologie diverse di cannabis, la chef Andrea Drummer ha cominciato a impratichirsi con questo ingrediente. In più spesso i personaggi presenti allo show erano del mestiere, e portavano cannabis che loro stessi coltivavano con brand diversi.

Quello che notò la cuoca però è che spesso utilizzare la cannabis in cucina era molto diverso da mettere le mani su quella che si consuma abitualmente fumando: quest’ultima tende ad avere un odore e ancora di più un sapore molto intenso, al punto da non prestarsi bene per molti piatti.

Da qui l’idea di creare una varietà di cannabis biologica perfetta per la cucina, così da avere l’ingrediente giusto per creare un menù davvero degno dell’alta ristorazione. Le cose però, a questo punto, si sono fatte complicate: la chef Andrea Drummer non voleva solo un posto dove poter servire il suo cibo a base di marijuana, ma anche un posto dove i clienti potessero provare la sua varietà nel modo più «classico».

Ci sono voluti più di tre anni prima che a West Hollywood le rilasciassero un permesso per l’apertura di questo locale, ma all’inizio del 2020 Lowell Cafe ha aperto i battenti, accogliendo una clientela fatta di persone di ogni tipo. Uno dei vanti della chef Andrea Drummer è di aver accolto molte persone curiose, che aspettavano il momento giusto per avvicinarsi a questo mondo, e grazie alla cannabis in cucina hanno potuto ampliare i propri orizzonti.

Coronavirus: gli effetti sul mercato della Cannabis Light

Coronavirus: gli effetti sul mercato della Cannabis Light

Nemmeno la quarantena ferma i consumi di canapa legale, anzi, i volumi sono cresciuti.

 

In questo periodo di quarantena, in tutti i paesi dell’Unione Europea e ancor meno in Italia, i prodotti di cannabis light non rientrano nella categoria di prodotti ritenuti essenziali; per questo, con il decreto che ha portato l’Italia in lockdown, anche in questo settore tutti i negozi specializzati hanno necessariamente dovuto chiudere i battenti.

Ad oggi, la situazione è diversa solo in alcuni stati degli States, dove la canapa terapeutica è stata inserita nella suddetta categoria di prodotti essenziali, permettendone quindi la giustificata apertura degli shop specializzati.

Il nostro Bel Paese sta affrontando innumerevoli sfide, il marasma dell’epidemia con il conseguente blocco totale ha colpito l’economia nazionale, in tutto questo è incluso anche il settore della cosiddetta cannabis light, ovvero tutte quelle attività produttive e commerciali che trattano serie di prodotti a base di canapa legale sativa certificata.

Specifichiamo che questi prodotti dalle proprietà rilassanti, per esser commercializzati, devono dar prova di essere a norma di legge, ovvero devono avere una loro tracciabilità di filiera e, fattore ancor più essenziale, devono essere conformi alle quantità di THC inferiore prevista dalla normativa vigente, ovvero sotto lo 0,5%, ovviamente il tutto deve esser documentato da analisi di laboratorio allegate.

Fatta questa specifica, abbiamo scoperto che questo mercato non si è affatto fermato, come forse un po’ tutti potevano aspettarsi, visto il momento difficile, il blocco totale e anche le fake news che sono circolate inizialmente, dove si propinava l’utilizzo della canapa per “curare” il coronavirus; anzi, in tutta Italia, sia i distributori automatici che le consegne espresse o con corriere, hanno garantito la continuità nella vendita della vasta gamma di prodotti al CBD.

Per affrontare la permanenza in casa, molte persone hanno scelto e continuano ad acquistare prodotti al CBD, perlopiù infiorescenze di canapa legale. In questo, come in altri settori, le richieste dei clienti si sono spostate tutte esclusivamente sul web, ovviamente per rispettare le regole ed evitare di uscire.