Cannabis terapeutica: eccessivamente limitati i rimborsi in Sicilia

Cannabis terapeutica: eccessivamente limitati i rimborsi in Sicilia

“La platea di pazienti che può ottenere il rimborso della cannabis prescritta per uso terapeutico, in Sicilia, è estremamente limitata; a restarne esclusa è la maggior parte dei pazienti che non ha alternativa alla cannabis, poiché non può trattare alcuni sintomi coi farmaci tradizionali”: lo hanno dichiarato Massimiliano Iervolino e Giulia Crivellini, rispettivamente segretario e tesoriera di Radicali Italiani, a commento del decreto con cui la Regione Sicilia rende la cannabis terapeutica rimborsabile nei soli casi di riduzione del dolore cronico, associato a spasticità o neuropatico.”Non solo – hanno proseguito Iervolino e Crivellini in un comunicato – non è prevista una formazione specifica dei medici e la cannabis continua a non essere coltivabile nella regione. I criteri di accesso alla rimborsabilità, eccessivamente restrittivi, devono essere rivisti ed è necessario lavorare, parallelamente, a un piano complessivo sulla cannabis terapeutica, dalla formazione degli operatori sanitari alla produzione locale del principio attivo. A beneficiarne sarebbe l’intera comunità, sia in termini economici che di legalità”.”Le istanze dei pazienti dell’isola sono rimaste inascoltate – spiega Francesca Turano Campello, che ha partecipato per Radicali Italiani al Tavolo tecnico voluto dall’assessorato regionale alla Sanità – Ancora una volta dovranno affidarsi alla volontà e alla capacità dei medici di trovare un appiglio, quando ciò che rivendicano è un loro diritto. Se l’intenzione dell’assessorato era questa fin dall’inizio, mi chiedo a cosa sia servita l’istituzione di un Tavolo ad hoc”.Restano esclusi dal provvedimento regionale (in questi casi, dunque, i pazienti non possono ottenere un rimborso) i seguenti impieghi di cannabis a uso medico già riconosciuti e menzionati in modo esplicito nel 2015 da decreto ministeriale: effetto anticinetosico e antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali; effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard”.

Fonte: notizie.tiscali.it

Milleproroghe: inammissibile emendamento cannabis light

Milleproroghe: inammissibile emendamento cannabis light

È stato dichiarato inammissibile l’emendamento al decreto Milleproroghe sulla liberalizzazione della cannabis light. Le Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera infatti hanno dichiarato “non strettamente attinente alla materia” la proposta di modifica a prima firma Riccardo Magi (+Europa) che mirava ad aggiungere i “prodotti e preparati contenenti cannabidiolo (CBD) il cui contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) non sia superiore allo 0,5 per cento per qualsiasi uso derivanti da inflorescenze fresche ed essiccate e oli” tra quelli che si possono ottenere dalla coltivazione e trasformazione della canapa ed essere immessi in commercio.

Fonte: rainews.it

Milleproroghe: emendamento per la cannabis

Milleproroghe: emendamento per la cannabis

Nel giorno in cui la Regione siciliana decide di farsi carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico, un emendamento al decreto Milleproroghe agita il fronte politico. Una trentina di deputati di M5s, Pd, Leu e +Europa chiede la liberalizzazione della cannabis light. Primo firmatario è Riccardo Magi (+E). Fra l’altro, all’elenco dei prodotti che si possono ottenere dalla coltivazione della canapa e che possono essere commercializzati, i deputati chiedono di aggiungere i “preparati contenenti cannabidiolo (CBD) il cui contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) non sia superiore allo 0,5 per cento per qualsiasi uso derivanti da infiorescenze fresche ed essiccate e oli”.

“Per le Sinistre forze di governo sembra che la liberalizzazione della cannabis sia un chiodo fisso e il problema prioritario degli italiani; dopo l’abortito tentativo in Legge di Bilancio, ci riprovano con il Milleproroghe”, dichiara dichiara Maria Teresa Bellucci, capogruppo della Commissione Affari Sociali e Salute, deputato e responsabile nazionale del Dipartimento Dipendenze di Fratelli d’Italia. E continua: “Per l’ennesima volta, infatti, infischiandosene della tutela della salute, apprendo dalle agenzie che con un emendamento, una trentina di deputati di M5s, Pd, Leu e +Europa, richiedono la commercializzazione di prodotti per qualsiasi uso derivanti da infiorescenze fresche ed essiccate e oli della cannabis. Sembra che l’unico obbiettivo perseguito con determinazione e cecità dalle Sinistre, sia quello di inondare i negozi con prodotti a base di cannabis, abbattendo ogni ostacolo culturale e promuovendo l’avvicinamento alle droghe in un’Italia in cui sta già dilagando l’uso di cannabis, soprattutto tra i giovani, al terzo posto in Europa per consumo e con il 21% di persone tra i 15 e i 34 anni assuntori di cannabinoidi”.

Esprime tutta la sua contrarietà anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: “Forza Italia dice “no”, con forza e determinazione, a questa deriva. Non esistono droghe leggere o droghe meno dannose di altre. Noi diciamo “no” alla droga, che fa sempre male e che rappresenta un pericolo concreto per tanti nostri ragazzi. Non si usi un provvedimento come il milleproroghe per proporre strumentalmente al parlamento questa inaccettabile e rischiosa misura”.

Stessa posizione quella della Lega. Il segretario Matteo Salvini affida il “no” a un tweet: “Invito i parlamentari ignoranti che hanno presentato un emendamento per la diffusione delle droghe ad andare a parlare con i medici, con i volontari e soprattutto con le ragazze e i ragazzi che a San Patrignano combattono da anni per liberarsi dal dramma della droga. Vergogna! chi sceglie la lega sceglie la lotta alla droga, ovunque”.

Da parte sua Coldiretti mette in campo qualche numero, stavolta relativo alla cannabis terapeutica. “In Italia la coltivazione, trasformazione e commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti, potrebbe garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10 mila posti di lavoro, dai campi ai flaconi. E’ quanto stima la Coldiretti, nel commentare la decisione della Regione Sicilia di farsi carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico”.

E ancora: “In Italia la richiesta di prodotti terapeutici a base di cannabis è in costante crescita e viene soddisfatta soprattutto dalle importazioni; questo nonostante il decreto del Ministero della Salute dell’11 novembre 2019 permetta allo Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, l’unico autorizzato alla coltivazione, di produrre fino a 500 kg di infiorescenze di Cannabis a partire dal 2020, a fronte dei 350 kg consentiti nell’anno precedente. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse per la crisi nell’orto floricoltura, ricorda la Coldiretti, campagna italiana può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica.

 

Fonte: repubblica.it

Coldiretti: con la produzione almeno 10 mila posti di lavoro

Coldiretti: con la produzione almeno 10 mila posti di lavoro

Posti di lavoro con la produzione della cannabis per uso terapeutico. In Italia la coltivazione, trasformazione e commercio per soddisfare i bisogni dei pazienti, potrebbe infatti garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10 mila posti di lavoro, dai campi ai flaconi. La stima arriva dalla Coldiretti dopo la decisione della Regione di farsi carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico.

LA RICHIESTA. In crescita in Italia la domanda di prodotti terapeutici a base di cannabis, ma viene soddisfatta soprattutto dalle importazioni; questo nonostante il decreto del ministero della Salute dell’11 novembre 2019 permetta allo Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, l’unico autorizzato alla coltivazione, di produrre fino a 500 kg di infiorescenze di Cannabis a partire dal 2020, a fronte dei 350 kg consentiti nell’anno precedente.

Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse per la crisi nell’orto floricoltura, ricorda la Coldiretti, campagna italiana può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta.

Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica.

Fonte: gds.it

Cannabis: i pazienti si autodenunciano

Cannabis: i pazienti si autodenunciano

I semini hanno iniziato a germogliare. Sono piante di cannabis che, una volta cresciute, produrranno infiorescenze che saranno donate ai pazienti che ne hanno fatto richiesta. E’ la disobbedienza civile lanciata dal Cannabis Cura Sicilia Social Club lo scorso 30 novembre, con una conferenza molto partecipata, anche da istituzioni e forze dell’ordine, dove, oltre al racconto delle potenzialità mediche della cannabis da parte di medici e ricercatori, hanno sottolineato l’impossibilità ad andare avanti in questa situazione.

In Italia la sanità è gestita a livello regionale e ci sono amministrazioni che hanno legiferato prevedendo la rimborsabilità della cannabis per una serie di patologie, e altre, come quella siciliana, che non hanno ancora approvato nessuna legge. La conseguenza è che nel nostro paese ci sono pazienti che possono curarsi con la cannabis in modo gratuito e altri che devono spendere anche più di mille euro al mese per i propri piani terapeutici.

Lasciando stare per il momento gli altri problemi come la carenza di cannabis che si verifica ciclicamente, o la scarsità di medici che la prescrivono e la conoscono e di farmacie che ne effettuino le necessarie preparazioni, in Sicilia la situazione è in stallo da anni. Non sono bastati i tavoli tecnici e le riunioni istituzionali per cambiare la situazione e così i pazienti sono passati all’azione.

“Stiamo coltivando le prime piantine e procedendo a seminare le altre”, racconta Florinda Vitale che gestisce l’associazione insieme al compagno Alessandro Raudino, affetto da sclerosi multipla. “Nel frattempo abbiamo affidato la nostra tutela giuridica agli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti di Tutelalegalestupefacenti.it, avvocati esperti del settore cannabis. Ad oggi siamo a circa 20 piantine per pazienti siciliani e altri da tutta Italia. Ci stanno arrivando molte richieste e il nostro appello va a tutte le realtà che abbiano voglia di collaborare con noi in questo progetto affinché ci aiutino e ci supportino”.

Alla disobbedienza civile lanciata dal gruppo siciliano è possibile aderire in due modi: i pazienti interessati ad avere una piantina coltivata dall’associazione possono firmare il modulo creato ad hoc. Ma anche chi non è affetto da nessuna patologia può scegliere di firmare un modulo a sostegno dell’operazione in cui vengono ricordati diritti fondamentali come quello alla salute, presente nella nostra Costituzione, e di aderire alla disobbedienza al fine “fine di dare visibilità ad un enorme problema, volutamente e volgarmente sminuito”.

Fonte: fanpage.it11