Nel giorno in cui la Regione siciliana decide di farsi carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico, un emendamento al decreto Milleproroghe agita il fronte politico. Una trentina di deputati di M5s, Pd, Leu e +Europa chiede la liberalizzazione della cannabis light. Primo firmatario è Riccardo Magi (+E). Fra l’altro, all’elenco dei prodotti che si possono ottenere dalla coltivazione della canapa e che possono essere commercializzati, i deputati chiedono di aggiungere i “preparati contenenti cannabidiolo (CBD) il cui contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) non sia superiore allo 0,5 per cento per qualsiasi uso derivanti da infiorescenze fresche ed essiccate e oli”.

“Per le Sinistre forze di governo sembra che la liberalizzazione della cannabis sia un chiodo fisso e il problema prioritario degli italiani; dopo l’abortito tentativo in Legge di Bilancio, ci riprovano con il Milleproroghe”, dichiara dichiara Maria Teresa Bellucci, capogruppo della Commissione Affari Sociali e Salute, deputato e responsabile nazionale del Dipartimento Dipendenze di Fratelli d’Italia. E continua: “Per l’ennesima volta, infatti, infischiandosene della tutela della salute, apprendo dalle agenzie che con un emendamento, una trentina di deputati di M5s, Pd, Leu e +Europa, richiedono la commercializzazione di prodotti per qualsiasi uso derivanti da infiorescenze fresche ed essiccate e oli della cannabis. Sembra che l’unico obbiettivo perseguito con determinazione e cecità dalle Sinistre, sia quello di inondare i negozi con prodotti a base di cannabis, abbattendo ogni ostacolo culturale e promuovendo l’avvicinamento alle droghe in un’Italia in cui sta già dilagando l’uso di cannabis, soprattutto tra i giovani, al terzo posto in Europa per consumo e con il 21% di persone tra i 15 e i 34 anni assuntori di cannabinoidi”.

Esprime tutta la sua contrarietà anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: “Forza Italia dice “no”, con forza e determinazione, a questa deriva. Non esistono droghe leggere o droghe meno dannose di altre. Noi diciamo “no” alla droga, che fa sempre male e che rappresenta un pericolo concreto per tanti nostri ragazzi. Non si usi un provvedimento come il milleproroghe per proporre strumentalmente al parlamento questa inaccettabile e rischiosa misura”.

Stessa posizione quella della Lega. Il segretario Matteo Salvini affida il “no” a un tweet: “Invito i parlamentari ignoranti che hanno presentato un emendamento per la diffusione delle droghe ad andare a parlare con i medici, con i volontari e soprattutto con le ragazze e i ragazzi che a San Patrignano combattono da anni per liberarsi dal dramma della droga. Vergogna! chi sceglie la lega sceglie la lotta alla droga, ovunque”.

Da parte sua Coldiretti mette in campo qualche numero, stavolta relativo alla cannabis terapeutica. “In Italia la coltivazione, trasformazione e commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti, potrebbe garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10 mila posti di lavoro, dai campi ai flaconi. E’ quanto stima la Coldiretti, nel commentare la decisione della Regione Sicilia di farsi carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico”.

E ancora: “In Italia la richiesta di prodotti terapeutici a base di cannabis è in costante crescita e viene soddisfatta soprattutto dalle importazioni; questo nonostante il decreto del Ministero della Salute dell’11 novembre 2019 permetta allo Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, l’unico autorizzato alla coltivazione, di produrre fino a 500 kg di infiorescenze di Cannabis a partire dal 2020, a fronte dei 350 kg consentiti nell’anno precedente. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse per la crisi nell’orto floricoltura, ricorda la Coldiretti, campagna italiana può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica.

 

Fonte: repubblica.it