da Redazione | 3 Settembre, 2019 | Cultura, Mondo, Normative
La Thailandia ha rimosso la cannabis e i suoi estratti dalla sua lista degli stupefacenti per promuovere lo sviluppo dei prodotti a base di cannabis per scopi medici.
La cannabis e i suoi estratti, come CBD puro, prodotti a base di CBD e prodotti con contenuto di THC inferiore allo 0,2%, sono stati rimossi dalla categoria 5 della lista delle sostanze stupefacenti. La Thailandia aveva legalizzato la cannabis per uso medico e per la ricerca l’anno scorso. Attualmente, solo gli ospedali e le strutture di ricerca sono autorizzati a richiedere licenze per sviluppare estratti medici di cannabis, ma ora le aziende vedono in quest’apertura un’opportunità.
Ishaan Shah, della famiglia miliardaria Shah, fondatore di Ganja Group con sede a Bangkok, ha l’intenzione di fornire cannabis medica all’azienda farmaceutica Megalife Sciences Pcl, appartenente al gruppo di investimento GP Group. “Stiamo lavorando all’estrazione del cannabidiolo (CBD). Questo è il nostro obiettivo a breve termine”, ha detto Shah a Reuters. Il mercato thailandese della cannabis dovrebbe raggiungere i 660 milioni di dollari entro il 2024, secondo la società di analisi Prohibition Partners. Ma le licenze non sono ancora disponibili per le aziende.
Expara, gestore di fondi di venture capital in fase iniziale, punta a raccogliere 30 milioni di dollari entro dicembre di quest’anno per investire in tecnologia legata alla cannabis, ha affermato l’amministratore delegato Douglas Abrams. “Riteniamo che il cambiamento nel contesto normativo sia un indicatore principale della rapida crescita in questo nuovo settore”, ha detto a Reuters.
Finora sono stati rilasciati circa 334 permessi, principalmente a ospedali e agenzie sanitarie. Come avevamo già scritto in questo articolo, la Thailandia aveva consegnato il suo primo lotto di 10.000 bottiglie di estratto di olio di cannabis ai pazienti ad agosto 2019.
Fonte: www.weedworld.it
da Redazione | 3 Settembre, 2019 | Cultura, Italia, Mondo, Normative
«Negli ultimi dodici mesi l’industria della cannabis
europea è cresciuta
più che negli ultimi sei anni. Sei Paesi hanno annunciato
nuovi provvedimenti legislativi (favorevoli alla coltivazione e alla vendita, ndr) e
già 500 milioni di euro sono
stati investiti nel business». A scriverlo è Prohibition Partners,
società di consulenza e raccolta dati sui mercati legali della cannabis,
costituita a Londra nel 2017.
In 5 anni il mercato europeo sarà il più grande del mondo.
Nella ricerca “The European Cannabis Report” (il report europeo sulla
cannabis), pubblicata nel gennaio del 2019, la società mette nero su
bianco i numeri del boom che,
agli attuali tassi di crescita, si verificherebbe nei prossimi dieci anni in
Europa, portando il mercato della cannabis (THC) a un valore
totale di 123
miliardi di euro entro il 2028, il 70% circa dell’attuale fatturato complessivo dell’industria farmaceutica nel continente. 58 miliardi sarebbero
prodotti, appunto, nel settore
medico-farmaceutico e 65 miliardi arriverebbero dall’uso “ludico”.
«Nei prossimi cinque anni, con ogni probabilità, il
mercato europeo sarà il più grande del mondo, superando anche le vendite totali
di Stati Uniti e Canada», precisa il rapporto.
I numeri appaiono ancora più significativi se si
considera che includono principalmente i prodotti a base di THC (tetraidrocannabinolo,
psicoattivo), mentre i dati sulle vendite di
CBD(cannabidiolo, noto anche come “cannabis light”, non
psicoattiva) non sono stati inclusi nel computo finale, sia perché è ancora
difficile reperirli, sia perché si tratta di una sostanza che non richiede una
prescrizione medica, ed è stata quindi esclusa dalle stime di mercato sulla
cannabis per uso farmaceutico.
Già oggi, secondo le stime della European Industrial Hemp
Association (EIHA, associazione europea canapa industriale), il mercato europeo del CBD per
uso farmaceutico avrebbe un valore di 2 miliardi di euro.
Antinfiammatorio
e ansiolitico. Solo a parole?
Il CBD è
il cavallo di Troia del futuro
boom della cannabis, in attesa che sia progressivamente
legalizzato il THC, come è successo in molti Stati degli USA e Canada, visto che può ormai
essere acquistato liberamente in
quasi tutti i Paesi europei, ad eccezione della Slovacchia, dove è ancora
illegale e di Danimarca e Malta, che richiedono una prescrizione medica.
In Italia il contesto legislativo
è ancora incerto,
soprattutto in seguito a una recente sentenza della Cassazione. Il CBD è il principale
componente non psicoattivo della cannabis sativa ed è contenuto in percentuali
variabili in oli, fiori o creme. Le sue proprietà sarebbero molteplici, almeno
a livello potenziale, visto che le evidenze scientifiche sono ancora poche: antinfiammatorio, anticonvulsivo,
antiossidante, antiemetico, ansiolitico, antipsicotico, addirittura
antiepilettico.
«È una specie di nuovo olio di serpente», ha spiegato al New York Times Dustin
Lee, professore associato in psichiatria e scienze comportamentali alla John
Hopkins University di Baltimora. Nonostante le sperimentazioni già effettuate e
in corso siano moltissime, per ora ci si muove più sul piano delle potenzialità che di effetti certi, documentabili e
coerenti.
In base ai dati riportati da Prohibition Partners,
l’Italia figura come uno dei
mercati più promettenti per la cannabis in Europa. Almeno
fino a prima dell’insediamento del governo gialloverde. «L’Italia è un
precursore per quanto riguarda la legislazione progressiva sulla cannabis», si
legge nel “The European Cannabis Report”. «La cannabis per uso medico è stata
messa a disposizione dal 2013. Nel 2017 è stata approvata una legge che ne
permette la coltivazione senza la necessità di autorizzazione nei settori
alimentare, cosmetico ed energetico».
In tutto, entro il 2028, la cannabis legale potrebbe generare un fatturato totale di 15,8 miliardi di euro, di cui 7,5 miliardi da uso medico e 8,3 miliardi da uso ludico. Ad essi si aggiungerebbero 24,7 miliardi di euro nel settore della cannabis industriale (CBD e altre tipologie con contenuto di THC inferiore allo 0,6% per i produttori). Si tratterebbe in tutto di 40,5 miliardi di euro, il 68% del fatturato complessivo attuale dell’agricoltura italiana.
Fonte: www.valori.it
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