“Attenzione! Canapa legale – stop alla vendita di infiorescenze, oli e resine – Controlli di Agenzia dogane e monopoli in corso – sanzioni penali per i trasgressori” è con questo messaggio che i tabaccai trentini sono stati svegliati questa mattina. Ma stando alle prime informazioni sms analoghi sarebbero stati inviati a diversi esercenti di varie zone d’Italia.
Peccato però che non ci sia nessuno riscontro ufficiale a queste informazioni, che come c’era da immaginarsi hanno mandato in fibrillazione i tabacca trentini.
La cosa ancora più strana è che questo messaggio, spedito tramite sms, sia stato inviato direttamente dalla Federazione italiana tabaccai a tutti gli esercenti trentini.
Ma facciamo un passo indietro perché la vendita dei prodotti derivati dalla così detta cannabis light è stata oggetto di ampio dibattito, anche nel recente passato, fino a sbarcare nelle aule di tribunale.
A luglio di quest’anno aveva fatto molto scalpore la sentenza della Cassazione che aveva di fatto vietato la vendita della maggior parte dei prodotti derivati dalla cannabis come foglie, inflorescenze, olio, resina, fatta eccezione per alimenti, carburanti, cosmetici e altri lavorati per forniture industriali.
Sulla scia di questa sentenza era intervenuto anche l’allora ministro dell’interno Matteo Salvini che tuonava: “Farò la guerra ai negozi di cannabis light. Uno a uno, li chiuderò tutti”.
Ministro e Cassazione però vennero smentiti nel giro di un mese dai giudici chiamati in causa dai ricorsi presentati dai titolari dei negozi e dai produttori.
Infatti nella stessa sentenza della Cassazione, pronunciata a luglio, è contenuto un passaggio fondamentale laddove si vieta “la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L., salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”.
In mancanza di leggi chiare (e in forza delle decisioni dei vari tribunali che nel tempo si sono espressi al riguardo) al momento la cannabis si considera light se il Thc è al di sotto della soglia di 0,5%. Ecco quindi che dopo i primi sequestri effettuati dalla polizia i negozianti non hanno fatto altro che chiedere di controllare il contenuto di Thc, cioè l’elemento “drogante”, e una volta scoperto che questo era effettivamente sotto le soglie di legge negozi e prodotti erano stati dissequestrati.
Ora però, dopo l’allarme lanciato tramite sms dalla Federazione italiana tabaccai, esercenti e produttori sono tornati in fibrillazione: “In questo modo ci provocano un danno enorme, oggi ho passato la mattinata a rispondere a tabaccai preoccupati – spiega Andrea Cavattoni produttore che ha dato vita all’azienda azienda Cime di Montagna – ma i nostri prodotti sono sottoposti a rigorosi controlli e il principio attivo non supera lo 0,2%”.
Cavattoni racconta anche di aver cercato di contattare sia Agenzia dogane e monopoli, l’ente preposta ai controlli, che la Federazione dei tabaccai senza però riuscire a ottenere delle risposte chiare.
Per la verità la Federazione in più di un’occasione aveva espresso dubbi sull’opportunità della messa in commercio dei derivati della cannabis e dopo la prima sentenza della Cassazione in un comunicato scriveva: “Come tabaccai e concessionari dello Stato non possiamo che attenerci a quanto la Cassazione ha affermato, non ultimo per le possibili implicazioni penali che ne derivano e, pertanto, ribadiamo la necessità che in tabaccheria sia sospesa la vendita di questi prodotti”.
Dopo alcune verifiche, in realtà, parrebbe che l’Agenzia dogane e monopoli continuerà con i normali controlli senza che siano in previsioni stravolgimenti normativi.
Ciò significa che sarà possibile che la guardia di finanza si presenti dagli esercenti che commercializzano derivati della cannabis per effettuare dei controlli di routine, con lo scopo di verificare che il principio attivo non superi lo 0,5%, ma se tutto risulterà in regola non si incorrerà in alcuna sanzione, inoltre, come già specificato, non sono in corso controlli straordinari.
Resta da capire dunque di quali informazioni sia in possesso la Federazione italiana tabaccai per ritenere opportuno allarmare i suoi esercenti, senza che però che ci siano state novità in campo legislativo o in quello giurisprudenziale.
Fonte: www.ildolomiti.it
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