La riforma sulla marijuana è passo cruciale per promuovere la giustizia etnica nel contesto della crisi odierna, sostengono Sanders e altri Democrat. E con le prime riaperture, il business legale riprende (o incrementa) fatturato e clientela.
In un’America sconquassata dalle manifestazioni antirazzismo, dalla risalita dei casi di coronavirus e da leader politici fatiscenti, l’interesse dei cittadini per la cannabis non sembra scemare, anzi tutt’altro. In un frangente di perdurante insicurezza generale, la rinnovata attenzione per prodotti olistici e naturali non può non includere la marijuana e prodotti derivati come rimedio per ansia, stress e disturbi mentali. Il settore rimane in primo piano anche rispetto alla ripresa economica e, non ultimo, come potenziale traino per l’atteso cambiamento politico nella tornata elettorale tra meno di cinque mesi.
Ambito quest’ultimo in cui va registrata innanzitutto la presa di posizione di Bernie Sanders. Durante il dibattito al Senato innescato dalle attuali proteste popolari per la riforma della polizia e la giustizia razziale, il senatore indipendente ha delineato una serie di azioni concrete e urgenti in questa direzione, compresa la legalizzazione a livello federale. In conclusione del suo intervento di circa mezz’ora, Sanders ha detto: “Infine, e sicuramente non meno importante, dobbiamo legalizzare della marijuana. Nel bel mezzo delle tante crisi che attanagliano il Paese, è assurdo che il Controlled Substances Act includa tutt’ora la marijuana nella Tabella I, insieme a droghe che uccidono come l’eroina”.
Aggiungendo che le autorità federali devono seguire l’esempio dei tanti Stati in questa direzione, e che riforma significa anche “farla finita con arresti, perquisizioni e carcere per i nostri concittadini, per lo più persone di colore, che fanno uso di marijuana”. Proposta subito rilanciata, alla Camera, dal democratico Lou Correa, per il quale la riforma della polizia va accoppiata con la fine del proibizionismo sulla cannabis. Lo stesso hanno fatto il governatore della California, Gavin Newsom, e della Virginia, Ralph Northem. E nei giorni scorsi tra i deputati democratici è circolata una lettera che li sollecita a tenere in primo piano la riforma sulla marijuana come modalità cruciale per promuovere la giustizia nei confronti delle minoranze nel contesto della crisi odierna.
Pur se la notizia ha trovato scarsa attenzione nei media mainstream tutti presi dalla poliforme crisi in atto, l’impegno di Sanders e altri rinnova altresì le spinte per le riforme locali. La Camera bassa del New Jersey ha appena approvato a grande maggioranza (63-10) la normativa che depenalizza il possesso di marijuana: multa di 50 dollari fino a 56 grammi, due once, per uso personale. Al Senato è in discussione un’analoga proposta per il possesso fino a 450 grammi, un pound. In ogni caso, a novembre è già previsto il referendum sulla regolamentazione in ambito ricreativo, con sondaggi assai favorevoli.
Simile l’obiettivo raggiunto in Montana, dove sono state presentate un totale di 130.000 firme necessarie per porre due quesiti agli elettori statali. Si tratta di emendamenti costituzionali per implementare il mercato legale della cannabis per i maggiori di anni 21. Non appena scattate le misure per la riapertura graduale, gli attivisti si sono tornati in piazza per la corsa finale della raccolta-firme , grazie anche all’esplicito sostegno del Partito Democratico statale.
Intanto gli ultimi dati del business legale riportano che in Michigan per la prima volta le vendite settimanali della cannabis ricreativa hanno superato, seppur di poco, quelle per l’uso terapeutico: oltre 10 milioni di dollari contro 9,97 nella settimana 8-14 giugno. E a partire dal 13 aprile, inizio del lockdown, il fatturato è cresciuto del 13% a settimana. Cifre non da poco, considerando che il lancio del mercato legale per i maggiorenni risale appena al primo dicembre scorso e che molte municipalità locali hanno comunque deciso di vietare le rivendite sul loro territorio.
Più di sette tonnellate ne sono state vendute in Arkansas solo a scopo medico nel primo anno di attività, dal maggio 2019, con un fatturato di 92 milioni di dollari per i 22 dispensari attivi. Mentre in Oregon il settore rimane in costante ascesa: in aprile, complice il noto Weed Day del 4/20, gli incassi lordi hanno raggiunto il picco di 89 milioni di dollari, inclusivi di materia prima ma anche prodotti concentrati, commestibili e altri derivati. Analogo l’andamento in maggio, mentre per giugno, con il graduale ritorno alla “normalità”, si stima che soltanto in tasse le vendite potranno generare circa nove milioni di dollari per le casse statali.
In Illinois il mercato ricreazionale ha toccato un nuovo record, superando incassi per oltre 44 milioni di dollari nel mese di maggio, di cui 10 milioni dovuti ai visitatori di Stati limitrofi. Quasi un milione i prodotti singoli venduti. Il precedente record era di 39 milioni, registrato nel gennaio scorso, il primo mese dall’avvio delle rivendite legali. Le quali sono rimaste aperte durante la pandemia in quanto “servizi essenziali”, come anche per altri Stati.
L’opposto quanto invece accaduto in Nevada, dove i negozi stanno riaprendo soltanto ora: dal 20 marzo il governatore Steve Sisolak ha consentito solo le consegne a domicilio. “Nel giro di una notte ci siamo ritrovati con il 35% in meno delle entrate, pur se al contempo sono aumentate le ordinazioni online e al telefono. Abbiamo assunto nuovi fattorini e imposto un minimo di 60 dollari per ordine, e così siamo rimasti a galla”, spiega Frank Hawkins, proprietario del Nevada Wellness Center. E la chiusura della famosa Strip di Las Vegas, che ospita casinò e ritrovi a non finire, ha danneggiato non poco i due maggiori imprenditori locali, indirizzati soprattutto ai turisti. Planet 13, definito il “più grande dispensario del mondo”, stima che l’80% dei suoi 2.200 clienti giornalieri risiede fuori dallo Stato, oguno dei quali a febbraio aveva speso mediamente oltre 100 dollari per visita. Per ora i negozi operano al 50% della loro capacità, sperando di tornare quanto prima ai livelli normali.
Cannabis legale in Italia: tutto ciò che c’è da sapere
Come è risaputo, l’utilizzo ela coltivazione di cannabis in Italia sono ancora illegali e considerati perlopiù tabù. Al contrario, in numerosi paesi del mondo, dagli Stati Uniti alla Thailandia passando per l’Uruguay e la Giamaica, si legalizza la cannabiso si fanno passi concreti verso la legalizzazione.
Nonostante ciò, mai come negli ultimi 5/6 anni, i dibattiti televisivi e le cronache dei media tradizionali hanno dato un così ampio spazio al fenomeno cannabis.
Ma andiamo con ordine: l’approvazione della legge 242/2016 sulla coltivazione della cannabis sativa (<5% di THC), ha avuto un effetto dirompente sia sul mercato che nelle istituzioni, ma soprattutto sull’opinione pubblica. Detta leggesancisce la possibilità di coltivare e rivendere cannabis sativa L. purché con tasso di THC inferiore allo 0,5%, oltre ad alcune norme da rispettare che descriveremo in seguito.
Quasi 2500 aziende nate negli ultimi 4 anni sono dedite alla coltivazione trasformazione e rivendita di infiorescenze di cannabis a basso contenuto di THC. Un’economia nascente potenzialmente travolgente, che parte dell’opinione pubblica e della politica italiana hanno tentato di minare alle basi, diffondendo l’idea che la cosiddetta cannabis legale potesse essere una droga pericolosa.
Al tempo stesso, nel dicembre del 2019 le sezioni riunite della della Corte di Cassazione hanno affermato il principio secondo il quale la coltivazione domestica di cannabisindica di lieve entità (per intenderci, la cannabis indica terapeutica con alto quantitativo di THC) non costituisce reato.
Come nelle migliori storie che raccontano l’Italia, ci troviamo davanti a un contesto decisamente confuso. Per questa ragione, lo scopo di questo articolo è chiarire quale tipologia di cannabis è possibile coltivare in maniera legale in Italia, senza incorrere in conseguenze penali.
Coltivare cannabis in manieralegale: come fare?
Le regole per coltivare cannabis legale, chiamata anche cannabis light, non differiscono in sostanza da quelle della tradizionale agricoltura.
L’iscrizione alla Camera di Commercio è il primo passo. Successivamente è necessario comunicare il luogo dove avverrà la coltura, che può essere un campo, una serra oppure un magazzino (nel caso in cui si voglia coltivare cannabis indoor o avviare una coltivazione idroponica).
È possibile coltivare semi rigorosamente certificati, con apposito cartellino comprovante una delle 65 varietà ammesse al catalogo EU. É stato tolto l’obbligo di avvisare le autorità (Carabinieri o Forestale), anche se è buona norma di cortesia farlo lo stesso. In ultimo, il punto fondamentale è rimanere sotto la fatidica soglia dello 0,5% di THC. Cannabinoide che, lo ricordiamo, è causa dell’effetto psicotropo.
Ma che succederebbe qualora le infiorescenze superassero la soglia dello 0,5%? Verremmo arrestati? Assolutamente no! Le forze dell’ordine hanno l’ordine di disporre la distruzione del raccolto senza conseguenze legali.
Quale tipologia di cannabis è vietato coltivare?
La sentenza di Cassazione a sezioni riunite, per la quale non costituisce reato coltivare cannabis domesticadi lieve entitàad alto tenore di THC, è per gli addetti ai lavori un enorme passo avanti verso la tolleranza e la normalizzazione.
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Anche se coltivare cannabis indicaad alto tenore di THCrimane di fatto illegale e perseguito penalmente, questa sentenza è un assist alla politica a legiferare in materia di cannabis. Altresì, è uno strumento formidabileper potersi difendere se incorriamo in conseguenze penali.
Coltivazione di marijuana legale: quali semi posso coltivare?
La coltivazione di marijuana legale è consentita solo con determinate tipologie di sementi, anche se il mercato dei semi offre una vasta scelta di ogni tipologia. La scelta deve essere ben ponderata. Vi illustriamo quali sono le diverse tipologie di semi che potrete trovare in commercio:
Semi certificati EU: La legge 242/16 sulla lavorazione della cannabis consente la coltivazione di semi esclusivamente certificati nella EU. ‘elenco delle 65 varietà certificate è disponibile con una semplice una semplice ricerca su Google.
Semi femminizzati di cannabis legale: Sono semi di cannabis di varietà legali, cioè che producono un tenore di thc compreso tra lo 0,2-0,5%, ma di fatto non sono normati e quindi non sarebbe possibile coltivarli per scopi commerciali.
Semi di cannabis da collezione : Anche se le numerose sentenze della Corte di cassazione dal 2009 al 2014 hanno dichiarato legale la vendita dei semi di cannabis ad uso collezionistico, è vietata la semina e la coltivazione degli stessi.
Si può coltivare cannabis light in casa a livello amatoriale?
Certamente sì, purchè non a scopi commerciali.Nel febbraio 2016 è stata approvata la legge che consente l’uso ornamentale e florovivaistico della pianta di cannabis, quindi è possibile coltivare cannabis in casa (lo ricordiamo, a basso contenuto di THC). Se volete iniziare ad approfondire il tema e cimentarvi nella coltivazione casalinga, vi consigliamo di consultare questa guida per la coltivazione di cannabis sia indoor che outdoor.
Non è raro ormai scorgere piante di cannabis vendute per uso ornamentale in negozi, grow shop e vivai specializzati, dove si possono acquistare anche i semi di cannabis. Esigete sempre ricevuta e cartellino, con regolare certificazione Eu dei semi di provenienza, se non volete incorrere in pene amministrative.
Acquistare un kit per la coltivazione di cannabis indoor
In questo contesto, sono sempre più numerose le persone che si cimentano nella coltivazione di cannabis indoor. I negozi specializzati, detti grow shop, propongono kit per coltivare cannabis indoor per ogni esigenza e spazio.
É sempre bene ponderare l’acquisto di una grow box completa di tutti gli accessori affidandoci ad un venditore esperto, poiché non sempre i kit per coltivare sono completi di tutti gli accessori.
Coltivare marijuana legale: come iniziare e a chi rivolgersi
Per fortuna esistono diverse guide e manuali dedicati alla coltivazione indoor di cannabis, ma non tutte sono sempre esaustive. Il nostro suggerimento è sempre di consultare un esperto, specialmente se volete avviare un business di marijuana light.
Per fortuna esistono esperti di settore ai quali potrete rivolgervi per una consulenza più approfondita, ma attenzione! Il mercato della cannabis ha fatto proliferare un’infinità di sedicenti scuole che promettono formazione sull’argomento. Una consulenza agronomica per la coltivazione di cannabis è una cosa seria, che va ponderata con estrema perizia.
Il nostro consiglio è di affidarsi solo ad aziende di comprovata esperienza nel settore, che offrano anche servizi di formazione e consulenza sulla coltivazione di cannabis.
Canapa: una risorsa naturale
La canapa è una risorsa verde molto preziosa, nella quale noi italiani eravamo l’eccellenza fino a qualche decennio fa. È stata “discriminata” a causa del diffondersi del proibizionismo a partire dagli anni 30/40, e abbiamo smesso totalmente di coltivarla.
Oggi invece si contano più di 42 stati che hanno legalizzato totalmente la cannabis per uso terapeutico. Le scoperte mediche sui benefici curativi di questa pianta popolano ormai le maggiori riviste scientifiche di tutto il mondo. Ironia della sorte, il più grande promotore della legalizzazione sono gli Stati Uniti d’America, dove la criminalizzazione di questa pianta è cominciata.
La speranza è che la pianta canapa, dalle innumerevoli risorse in svariati campi, possa tornare ad essere quell’eccellenza italiana per la quale eravamo conosciuti in tutto il mondo.
La possibilità di estendere il rimborso dei medicinali a base di cannabinoidi anche all’olio di cannabis per finalità terapeutiche è stato il tema al centro dell’interrogazione discussa oggi in Consiglio regionale grazie ai Cittadini. Nel sollecitare l’intervento in merito della Giunta, la consigliera Simona Liguori ha ricordato che sul tema è stata recentemente presentata in Regione una petizione sottoscritta da 3384 persone. La raccolta
firme è stata sostenuta da Associazioni quali Associazione Tutela Diritti del Malato, Banca del Tempo, CFU-Italia sezione FVG, UILDM, Associazione Paratetraplegici”. «Attualmente – ha spiegato Liguori – vengono rimborsate solamente la forma farmaceutica in cartine per il decotto (che ne riduce l’efficacia) o la vaporizzazione (per la quale è necessario un vaporizzatore del costo di circa 350 euro completamente a carico del paziente). Ho ribadito all’Assessore Riccardi la necessità di inserire tra i medicinali rimborsabili a base di cannabinoidi anche l’olio a uso terapeutico con metodica SIFAP 2016 che, causa l’elevato costo, mette in seria difficoltà molti dei pazienti costretti a ricorrervi per ottimizzare la cura.
Un problema oggi accentuato dalle pesanti ricadute economiche generate dallo stato di emergenza Covid-19, che hanno reso ancora più urgente il poter usufruire di un rimborso per far fronte alla terapia così come previsto dalla Legge regionale 2/2013 per l’inflorescenza di cannnabis. Nella sua risposta – ha concluso Liguori – l’Assessore ha assicurato l’impegno della Regione, facendo intendere che rispetto al passato ci stiamo muovendo
e che siamo un po’ più vicini al traguardo per tanti ammalati».
Partiamo da una questione di base: al di là delle posizioni ideologiche o politiche, per migliaia di anni la canapa è stata un’importantissima pianta medicinale
Si fa presto a dire cannabis: a lungo demonizzata, la coltivazione di canapa in realtà è molto più della semplice produzione di quello che diventa una “canna” e ha importanti applicazioni sanitarie ed economiche, spesso sottovalutate e non sfruttate a pieno, soprattutto in Italia. Le spiegazioni degli esperti e le notizie sul blog di Prodotti-Cannabis.it ci aiutano a fare luce su questo tema, uscendo dalla retorica e dai pregiudizi.
La canapa è uno stupefacente?
Partiamo da una questione di base: al di là delle posizioni ideologiche o politiche, per migliaia di anni la canapa è stata un’importantissima pianta medicinale, fino a quando gli Stati Uniti hanno lanciato una vera e propria battaglia di proibizionismo sul suo uso, che ha avuto conseguenze mondiali che si notano ancora oggi.
Negli ultimi decenni c’è stata una riscoperta delle proprietà farmacologiche della cannabis e delle sue possibili applicazioni, con tante pubblicazioni e studi scientifici riconosciuti che hanno dimostrato gli effetti positivi di trattamenti con questi prodotti come antidolorifico o antistress.
Venendo alla domanda, in Italia c’è ancora distinzione tra cannabis light e cannabis “non light”: la prima è legale, mentre la seconda è considerata uno stupefacente, seppur rientrante tra le droghe leggere. La bassa concentrazione di THC della versione legale fa perdere al prodotto i suoi effetti pisicotropi, ma ne mantiene tutti gli effetti rilassanti e distensivi.
La cannabis in Italia è legale?
Veniamo quindi a un altro tema “scottante”: la legge 242 del 2016 – entrata in vigore nel gennaio dell’anno successivo – ha ammesso la coltivazione, l’utilizzo e la commercializzazione di una versione di cannabis legale: ovvero, una tipologia di canapa sativa che presenta concentrazioni di principio attivo (THC) non superiore allo 0,2% con un limite di tolleranza dello 0,5%, poi diventata nota col nome di cannabis light o marijuana light.
Questa decisione, per certi versi storica, ha dato un forte impulso al rinnovamento dell’interesse nei confronti del prodotto e ha dato una spinta anche all’economia nazionale: le applicazioni della canapa light sono molteplici e hanno portato alla nascita di imprese attive nella bioedilizia, nelle bioplastiche, nella cosmetica, nel campo alimentare o nella produzione di estratti terapeutici al CBD, come infiorescenze, hashish e oli sempre perfettamente legali.
Per dare qualche numero, il settore ha generato solo nel 2019 si contavano 10.000 addetti, 1500 aziende di produzione e trasformazione e un fatturato da 150 milioni di euro in tutta Italia, e in questa primavera i fatturati degli store sono triplicati, complice anche il Coronavirus.
La storia della canapa in Italia: recuperare il primato dimenticato
Fino agli anni Trenta del Novecento, l’Italia era il più grande produttore di canapa legale al mondo: il nostro Paese, da solo, superava il totale di ettari coltivati nel resto del mondo, con 90mila ettari contro 85mila. In particolare, gli indumenti, le vele e le corde delle navi mercantili erano realizzati con questo materiale e costituivano una vera e propria eccellenza italiana.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il settore della canapa sprofondò gradualmente: i contadini rivolsero la propria attenzione ad altre coltivazioni, più remunerative nel breve periodo, e la campagna anti-cannabis degli Stati Uniti si fece sentire anche da noi, provocando un atteggiamento sempre più ostile delle istituzioni verso tale coltivazione.
Oggi in Italia si contano solo 4mila ettari coltivati a canapa, ma la crescente richiesta del mercato e la versatilità di questa pianta possono dare una spinta per trovare una nuova via di economia verde e far recuperare al Paese un primato che abbiamo abbandonato e dimenticato.
La luce alla fine del tunnel è in vista per migliaia di abitanti del Nevada condannati con lievi pene per possesso di marijuana, possesso che non è più un reato.
L’11 giugno, il governatore Steve Sisolak ha proposto una risoluzione per graziare “incondizionatamente” tutte le condanne per possesso di meno di un’oncia di marijuana prima del 2017, quando il Silver State ha legalizzato la vendita, il possesso e l’uso ricreativo. Il Consiglio di Grazie e Giustizia del Nevada ha ufficialmente approvato la proposta di Sisolak il 17 giugno.
“Il popolo del Nevada ha deciso che il possesso di piccole quantità di marijuana non è un reato”, ha detto Sisolak. “Questa risoluzione eliminerà la lista di migliaia di persone che portano lo stigma di una condanna per fatti che sono state ora depenalizzate”.
Non è più un reato
Graziare le violazioni delle leggi obsolete rappresenta un passo tanto atteso dagli ex trasgressori per possesso di piccole quantità di marijuana in Nevada. Tutte le condanne di questo tipo per marijuana post 2001 sono state ora perdonate.
Lo Stato una volta aveva le condanne più draconiane della nazione per semplice possesso, che era un reato punibile con un massimo di 20 anni di prigione fino al 1999. I sostenitori hanno dovuto lottare per più di tre anni per arrivare a questo risultato.
La legge del Nevada non consente la cancellazione totale di alcun reato, ma può essere messo da parte. Tuttavia, il reato può ancora emergere in seguito a specifici controlli più approfonditi ed è accessibile dall’FBI.
Un avvertimento: molti casi precedenti al 2001 non ne sono coinvolti
L’iniziativa del governatore non riguarda un piccolo gruppo di persone che era incappata nelle norme penali sulla marijuana. Prima del 2001, molte condanne in materia di marijuana venivano accorpate con altri crimini di droga.
Gli elettori del Nevada hanno legalizzato la cannabis con un’iniziativa statale del novembre 2016 e i primi negozi al dettaglio dello stato sono stati aperti il 1 luglio 2017. Ma le norme per piccolo possesso – ora legale – sono rimaste in vigore, ostacolando la vita di migliaia di residenti.
Oggi il sit in a Montecitorio promosso da MeglioLegale per sensibilizzare il Parlamento. Secondo uno studio si potrebbero creare 350mila posti di lavoro e far incassare all’erario tre miliardi di euro
Sedici parlamentari stanno coltivando cannabis nelle proprie abitazioni, e quattro di loro si sono autodenunciati sui social nell’ambito della campagna Meglio Legale, che punta alla legalizzazione delle droghe leggere.
I parlamentari di Pd, M5S e +Europa che hanno già avviato la coltivazione o che si accingono a farlo, avendo ricevuto il seme da Meglio Legale, sono: Riccardo Magi, Matteo Mantero, Aldo Penna, Michele Sodano, Conny Giordano, Doriana Sarli, Caterina Licatini, Carmen Di Lauro, Chiara Gribaudo, Andrea Romano, Enza Bruno Bossio, Teresa Manzo, Elisa Tripodi, Michele Usuelli, Carmen Di Lauro e Luigi Sunseri.
In tutta Italia lo hanno fatto 2000 persone.
I quattro parlamentari che hanno deciso di autodenunciarsi pubblicando un video sui propri social sono Mantero, Magi, Penna, Sodano.
E domani, alle ore 10, ventisei parlamentari della maggioranza, insieme a esponenti della società civile, saranno davanti a Montecitorio per una manifestazione promossa per sensibilizzare il Parlamento sulla legalizzazione delle droghe leggere.
La campagna si chiama #Iocoltivo. Vi hanno aderito venti parlamentari Cinquestelle, tre Pd, Roberto Giachetti di Italia Viva, Antonio Tasso del Gruppo Misto, Riccardo Magi di + Europa. Tra i Cinquestelle figurano, tra gli altri, Giuseppe Brescia, Elio Lannutti e Barbara Lezzi. Tra i Pd ci saranno Enza Bruno Bossio, Chiara Gribaudo, Giuditta Pini.
“In un momento di fragilità economica come quello che stiamo attraversando non possiamo permetterci di ignorare i benefici che la legalizzazione porterebbe al nostro Paese”, ha commentato Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale.
“Ci sono in Italia sei milioni di consumatori di cannabis costretti a rivolgersi alla criminalità. La legalizzazione significherebbe bruciare gli affari alle mafie”, sostiene Riccardo Magi, di +Europa.
Una ricerca dell’Università La Sapienza stima in 350mila i posti di lavoro che si potrebbero creare grazie alla legalizzazione.Il docente del Dipartimento di scienze sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma, Marco Rossi, ha calcolato che se il mercato della cannabis fosse regolamentato come quello dei tabacchi gli scambi potrebbe emergere e consentire così d’incassare all’erario circa 3 miliardi di euro solo dalle tasse sulle vendite. Lo Stato inoltre risparmierebbe circa 600 milioni spesi ogni anno da polizia, magistratura, e sistema carcerario per contrastare la vendita delle droghe. Secondo Rossi i circa 350mila nuovi addetti si avrebbero sia nei servizi di vendita, sia nella coltivazione.
La marijuana è legale in 11 Stati americani: Washington, Colorado, California, Nevada, Massachusetts, Vermont, Alaska, Maine, Illinois, Oregon e Michigan. Entro il 2025 si prevedono entrate pari a 106 miliardi di dollari e la creazione di un milione di posti lavoro, sostiene una nota di MeglioLegale.
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