Italia Viva: 6 miliardi di euro per lo stato dalla cannabis light

Italia Viva: 6 miliardi di euro per lo stato dalla cannabis light

Dalla regolarizzazione della vendita della cannabis light lo Stato potrebbe incassare imposte per 5 miliardi di euro e produrre risparmi sulle spese di magistratura e sicurezza per oltre 700 milioni. È quanto sottolinea Massimo Ungaro, deputato di Italia Viva, in una interrogazione parlamentare nella quale si invita il governo a varare, dopo la legge n. 242 del 2016 che ha disciplinato la coltivazione, anche norme volte a disciplinare la commercializzazione della cannabis light.  Ungaro rileva che, dopo il varo della legge sulla coltivazione della cannabis sativa e della circolare del Ministero dell’Interno del 31 luglio 2018 che ha fissato il limite dello 0,5% di Thc oltre il quale le infiorescenze sono considerate sostanze stupefacenti, si è assistito alla diffusione di centinaia di canapa shop dove è possibile comprare i prodotti della cannabis. “Tale sostanza è oggi di libero accesso anche per i minorenni, essendo commercializzata senza limitazioni in punti vendita oppure tramite i canali online”. Una situazione che nemmeno la recente sentenza della Cassazione (maggio 2019), rinviando al giudice di merito la verifica sugli effetti psicotropi delle sostanze vendute, ha contribuito a chiarire. Ungaro cita uno studio dell’Università di Messina e afferma che “applicando una tassazione simile a quella dei tabacchi e sulla base di un prezzo di circa 10 euro, le entrate per lo Stato sarebbero pari a circa 5 miliardi di euro”. A ciò si aggiungono 768 milioni di riduzione della spesa pubblica, di cui 540 milioni per la magistratura carceraria e 228 milioni per operazioni di ordine pubblico e sicurezza. Un altro miliardo e più, insomma, che porterebbe il beneficio per le casse dello Stato a poco meno di 6 miliardi

Fonte: italiaoggi.it

Cannabis terapeutica: Farmaceutico verso il raddoppio della produzione

Cannabis terapeutica: Farmaceutico verso il raddoppio della produzione

Da gennaio l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze, l’unico in Italia autorizzato a produrre cannabis per fini terapeutici, sarà in grado di raddoppiare la produzione. Lo scrive sull’edizione odierna La Repubblica, dopo aver parlato con il direttore del Farmaceutico, il colonnello Antonio Medica.

Al momento la produzione si attesta sui 150 chili di cannabis terapeutica l’anno. Con le nuove serre in costruzioni, e che dovrebbero appunto essere pronte da gennaio 2020, la produzione potrà arrivare a 300 chili.

Al momento, come più volte sottolineato dai vertici stessi dell’Istituto, l’Italia per rispondere alle richieste e alle prescrizioni mediche è costretta ad importare centinaia di chili di cannabis terapeutica dall’estero, principalmente dall’Olanda, con un costo molto maggiore di quello che costerebbe produrla qui (dove, peraltro, la qualità sarebbe anche parecchio migliore).

La Regione Toscana è da tempo impegnata, anche con il presidente Enrico Rossi che più volte si è recato nello stabilimento, affinché aumentino le serre (l’area del Farmaceutico in via Reginaldo Giuliani è davvero immensa) e la produzione.

Fonte: firenzetoday.it

Cannabis: aumenta il rischio di problemi al cuore

Cannabis: aumenta il rischio di problemi al cuore

La cannabis può mettere in difficoltà il cuore, aumentando l’incidenza di aritmie cardiache e persino il rischio di ictus in età giovane. La notizia arriva da due ricerche statunitensi congiunte e aggiunge un pezzo al puzzle degli effetti dell’abuso di marijuana che, come per il vino e il tabacco, ha conseguenze dannose per la nostra salute. Gli studi sono stati condotti su vasti campioni di popolazione degli stati americani in cui la legalizzazione è avvenuta, e sono stati presentati alla sessione annuale dell’American Heart Association, che raduna gli esperti statunitensi di malattie cardiache.
Sapevamo che il fumo di cannabis ha conseguenze sul battito cardiaco: come raccontano gli autori delle due ricerche, una piccola dose può alzare il battito mentre tendenzialmente una dose maggiore lo rallenta. Ma chi assume spesso cannabis è esposto al rischio di aritmie, a volte pericolose, superiore del 50% rispetto a chi non fuma. Lo studio è stato condotto su un vasto campione di pazienti, ricoverati in ospedale per aritmie di varia natura tra il 2010 e il 2014, periodo in cui in diversi stati degli Usa si è diffusa la legalizzazione. Il primo autore della ricerca, Rikinkumar Patel, medico del Giffini Hospital di Norman in Oklahoma, afferma: “per questa ragione i medici dovrebbero chiedere ai pazienti ricoverati per aritmie se fanno uso di cannabis, perché potrebbe avere innescato l’aritmia”.
Sul campione esaminato, sono risultati più esposti al rischio di ospedalizzazione le fasce di popolazione afroamericana, tra i 15 e i 24 anni, benché l’abuso di cannabis sia più comune tra i maschi bianchi, tra i 45 e i 54 anni. Lo studio non prova come questo possa accadere, ma mette in rilevo soltanto la correlazione tra aritmia e abuso di droga.
Ma i rischi non si fermano qui. Tarang Parekh, ricercatore in politiche sanitarie, ha guidato un gruppo di studiosi dell’Università George Mason di Fairfax, in Virginia, esaminando un campione di 43 mila persone tra i 18 e i 44 anni, di cui il 14% aveva consumato cannabis almeno una volta negli ultimi trenta giorni. Chi tra loro usava cannabis almeno dieci giorni al mese aveva la pressione sanguigna più alta e tale da far crescere di 2,5 volte il rischio di ictus in giovane età.
Ma per chi oltre a usare frequentemente cannabis fuma anche sigarette o sigarette elettroniche il rischio cresce di 3 volte rispetto ai non consumatori. A peggiorare la situazione infatti c’è il fatto che spesso chi fuma cannabis beve frequentemente e utilizza sigarette, che hanno ulteriori rischi per la salute.
“I giovani fumatori di cannabis”, aggiunge Parekh, “soprattutto se fumano anche sigarette dovrebbero capire che stanno aumentando il rischio di avere un ictus in giovane età”. Anche in questo caso lo studio non ha analizzato le cause di questo legame quanto la correlazione tra il fumo e l’insorgere di simili problemi. “Ecco perché”, sottolinea Arthur Bloomfield, medico e presidente dell’American Heart Association: “avere dati chiari e scientificamente rigorosi diventerà molto importante per capire gli effetti globali della cannabis sulla salute”.

Fonte: repubblica.it

Sicilia: una campagna per la produzione di cannabis terapeutica

Sicilia: una campagna per la produzione di cannabis terapeutica

Produrre cannabis in Sicilia a scopo terapeutico, è questa la proposta del comitato “Esistono i diritti”, presentata stamattina all’Ars, assieme a Marco Cappato. Mentre per domani alle 16 nei Cantieri culturali a Palermo è prevista un’iniziativa per promuovere l’uso della cannabis terapeutica, alla quale è stato invitato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza. Lo scopo è quello di stimolare l’informazione sull’utilizzo terapeutico della canapa indiana ma soprattutto di stimolare l’iter legislativo iniziato un anno fa con l’istituzione di un tavolo tecnico e completamente arenato: “Comi finiu?”, è questo, infatti, il titolo di una campagna di sensibilizzazione lanciata dal comitato, alla quale hanno preso parte, in un video, artisti siciliani.

“Sulla cannabis terapeutica non c’è uno scontro politico, l’avversario c’è ma non si vede: è la burocrazia. La resistenza è burocratica”, così è intervenuto oggi all’Ars, il radicale Marco Cappato. Che si è rivolto al governo regionale: “Chiediamo alla Regione siciliana di mobilitarsi per informare i cittadini sull’uso terapeutico della cannabis e al governo Musumeci di adoperarsi col ministero della Sanità per coltivare e produrre sul proprio territorio le piante di cannabis”.

Fonte: palermo.repubblica.it

Walter: rischio il carcere per curarmi

Walter: rischio il carcere per curarmi

“Rischio il carcere per curarmi”: questo l’appello di Walter De Benedetto, malato di artrite reumatoide che ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai ministri della Salute e della Difesa, per chiedere un incremento della produzione di cannabis terapeutica. A sostenere la sua richiesta sarà oggi un sit-in in piazza Montecitorio, organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e dai Radicali.
“La mia è una storia di negazione del diritto alla salute e di accesso a terapie per curare il dolore grazie alla cannabis”, scrive Walter, a cui pochi giorni fa, ad Arezzo, sono state sequestrate 9 piante di marijuana, utilizzate per alleviare i dolori dell’artrite reumatoide. Da tempo, prosegue, “non riesco a ottenere la quantità di cannabis che mi occorre per affrontare il dolore che mi accompagna. La scarsità dei prodotti è dovuta a una crescente domanda a cui l’Italia non riesce a corrispondere con la produzione nazionale o le importazioni”. Quindi la richiesta di prevedere in legge di bilancio “ulteriori finanziamenti in questo senso”. A sostenere la sua battaglia, l’Associazione Coscioni e i radicali italiani che oggi, dalle ore 17, davanti alla Camera dei Deputati, manifesteranno insieme a Walter per chiedere ai Parlamentari di riprendere il cammino interrotto nella scorsa legislatura sulla cannabis legale. Con l’occasione, verranno consegnate al presidente della Camera, Roberto Fico, 25.000 firme raccolte nel 2019 a questo scopo. “Legalizzare la cannabis vuol dire eliminare i costi del proibizionismo e togliere lavoro alla criminalità organizzata”, spiegano Marco Perduca, della direzione dell’Associazione Coscioni, e Antonella Soldo, tesoriera di Radicali Italiani. “Per la prima volta – concludono – abbiamo una maggioranza parlamentare i cui membri, separatamente, si sono espressi a favore della legalizzazione. E se lo facessero ora tutti insieme?”.

Fonte: ansa.it