Cannabis: quale possiamo coltivare legalmente

Cannabis: quale possiamo coltivare legalmente

Mai come in questi ultimi 3-4 anni la televisione, i quotidiani e altri media hanno dato un così ampio spazio alla questione della cannabis legale, dando vita a un dibattito animato sulla liceità della coltivazione e della vendita di infiorescenze di cannabis a basso contenuto di Thc.
Inoltre, in meno di due anni sono nate oltre 2.500 aziende, dedite alla coltivazione, alla trasformazione e alla rivendita di infiorescenze. Un’economia nascente, una speranza che troppe volte ha rischiato di essere affossata.

L’approvazione della Legge 242/2016  che ha introdotto la possibilità di coltivare cannabis legalmente, purché si rispetti il limite di 0,5 % di Thc  – ha avuto un effetto dirompente sia sulle istituzioni che sul mercato, oltre ad aver infiammato le polemiche sui social.

Nel dicembre del 2019 le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno affermato il principio secondo cui la coltivazione domestica di cannabis indica con un Thc basso (per intenderci la cannabis medica) non costituisce reato. Questa sentenza risolve un contrasto giurisprudenziale, nato già nel 2016. Tuttavia, bisogna chiarire che non sancisce la legalità della coltivazione di cannabis indica medica ad alto contenuto di Thc. Nonostante ciò, la questione della coltivazione di cannabis legale resta ancora piuttosto confusa per molte persone. Cerchiamo, quindi, di vederci più chiaro approfondendo alcuni punti chiave attraverso questo articolo, anche per evitare di incorrere in sanzioni.

Quali sono i requisiti per la coltivazione di cannabis legale?

Sostanzialmente i requisiti per coltivare cannabis non differiscono da quelli dell’agricoltura tradizionale. Basta aprire una partita Iva agricola, oppure iscriversi come coltivatore diretto, pagando gli ordinari contributi e indicando il luogo dove avverrà la coltivazione. Questi luoghi possono essere semplici magazzini c2 o c3 nel caso della coltivazione indoor di cannabis. È necessario, inoltre, comprare semi rigorosamente certificati, muniti di cartellino poiché è possibile coltivare solo le 65 varietà ammesse nel catalogo EU. È buona norma, anche se non obbligatorio, avvisare le autorità locali (Guardia forestale o carabinieri) dell’avvenuta semina. Le forze dell’ordine possono venire a prelevare un campione per analizzarlo, in qualsiasi momento della coltura, previo avviso e appuntamento.
In ultimo, il requisito fondamentale per poter rivendere le infiorescenze come biomassa è rimanere sotto la fatidica soglia dello 0,5% di Thc.

Se supero la soglia prevista vengo arrestato?

Assolutamente no! Le forze dell’ordine disporranno il sequestro e la distruzione del raccolto senza conseguenze legali.
Vi suggeriamo comunque una consulenza legale di un esperto in materia.

Quale cannabis è “vietato” coltivare?

Come accennato, anche se la sentenza della Cassazione è un grande passo avanti per la normalizzazione della pianta di canapa, di fatto la coltivazione di cannabis indica medica con alto livello di Thc è vietata e perseguita penalmente, anche a scopo amatoriale. Tuttavia, i giudici di merito ed i legali – appellandosi a quella sentenza – potrebbero prosciogliere l’imputato giudicando la “lieve entità” del reato.

Come posso reperire cannabis medica per curarmi?

Da maggio 2016 è possibile comprare cannabis terapeutica in farmacia mediante apposita prescrizione medica. Purtroppo non sono molte le farmacie che hanno deciso di intraprendere questa nuova frontiera medica e le importazioni soddisfano appena il 5% del fabbisogno dei pazienti. Gli ostacoli burocratici, la discriminazione e i prezzi poco accessibili scoraggiano i pazienti ed i medici. Questa situazione non fa che alimentare il mercato nero, esponendo spesso a seri a seri rischi i malati.

Semi di cannabis da collezione e semi certificati: quali è possibile coltivare?

Negli ultimi anni, l’elevata richiesta dei semi di cannabis sativa legale ha costretto le poche aziende sementiere a pretendere le ordinazioni già dall’anno precedente, in quanto non riescono a soddisfare l’aumento della domanda.

  • Semi certificati EU: La legge 242/2016 sulla lavorazione della cannabis consente la coltivazione di semi esclusivamente certificati dall’UE. Per trovare l’elenco delle 65 varietà certificate coltivabili nella comunità europea basta una semplice ricerca su Google.
  • Semi femminizzati di cannabis legale: Sono semi di cannabis di varietà legali, cioè che hanno un livello di Thc compreso tra lo 0,2-0,5%, ma di fatto non sono previsti dalla normativa e quindi non è possibile coltivarli per scopi commerciali.
  • Semi di cannabis da collezione: Anche se la sentenza del 2009 della Corte di Cassazione ha dichiarato legale la vendita dei semi di cannabis ad uso collezionistico, è vietata la semina e la coltivazione degli stessi.

Posso coltivare cannabis legale in casa a livello amatoriale?

Certamente sì! Purché non a scopi commerciali. Nel febbraio 2016 è stata approvata la legge che consente l’uso ornamentale e florovivaistico della pianta di cannabis, a basso contenuto di Thc, cioè minore dello 0,5%. Infatti, ormai è possibile scorgere piante di cannabis in negozi, grow shop e vivai specializzati. Molto presto si potranno acquistare piante di canapa nei vivai come i gerani o le ortensie. Tuttavia, è importante richiedere sempre ricevuta e cartellino, con regolare certificazione Eu dei semi, se non si vuole incorrere in conseguenze penali.

Le infiorescenze di canapa sono meravigliose, profumate ed hanno un’infinità di proprietà benefiche.

Coltivazione cannabis consulenza: esistono esperti di settore? 

Per fortuna sì, ma attenzione! La nuova frontiera della coltivazione della cannabis legale ha fatto proliferare sedicenti “scuole” o aziende di consulenza. Attenzione! Non è raro infatti, imbattersi in suadenti millantatori che si improvvisano docenti di cannabis. La consulenza sulla coltivazione della canapa è una cosa delicata e da ponderare bene in ogni aspetto. Il nostro suggerimento è quello di affidarsi solo ad aziende di comprovata esperienza, esigendo il curriculum dei consulenti.

Cannabis, la criminalizzazione creata ad arte di una risorsa naturale

Questa risorsa verde, della quale noi italiani eravamo l’eccellenza, è stata discriminata per secoli e bollata come droga pericolosa, a causa del proibizionismo costruito ad arte negli anni 30-40 dalle multinazionali statunitensi. Oggi si contano più di 42 stati che hanno legalizzato totalmente la cannabis per uso terapeutico. Le scoperte mediche sui suoi benefici curativi sono riportate sulle maggiori riviste scientifiche di tutto il mondo; ed ironia della sorte, il più grande promotore della legalizzazione sono gli Stati Uniti d’America, dove questa criminalizzazione è cominciata. La speranza è che la pianta di canapa, dalle innumerevoli risorse, possa tornare ad essere quell’eccellenza per la quale eravamo conosciuti in tutto il mondo.

5 domande a cui rispondere prima di iniziare a comprare cannabis online

5 domande a cui rispondere prima di iniziare a comprare cannabis online

Da diversi anni a questa parte, tra i business che hanno acquisito maggior popolarità a livello mondiale rientra quello che ruota attorno alla cannabis legale

 

Da diversi anni a questa parte, tra i business che hanno acquisito maggior popolarità a livello mondiale rientra quello che ruota attorno alla cannabis legale. Soprattutto durante il recente lockdown globale, gli ordini dei prodotti in questione sono cresciuti tantissimo. Nonostante questo, ci sono ancora tante persone diffidenti quando si parla di acquisto della cannabis light online. Alla lue di ciò, abbiamo riassunto alcune domande a cui è importante dare risposta prima di iniziare ad acquistare.

Comprare cannabis light in Italia è legale?

Sì, comprare cannabis light in Italia è legale. A regolamentare l’acquisto di questi prodotti ci ha pensato la Legge 242/2016. Questo testo normativo, che è stato redatto con lo scopo di valorizzare al massimo il carattere sostenibile della coltivazione della cannabis, prevede la possibilità di commercializzare e acquistare senza alcun problema cannabis caratterizzata da una percentuale di THC compresa tra lo 0,2 e lo 0,6.

Grazie a questa peculiarità, quando si nomina la cannabis online si inquadra una sostanza non stupefacente. Inoltre, la sua assunzione non provoca alcun effetto collaterale in generale.

La cannabis light legale si può solo fumare?

No. Guardare al senza dubbio complesso mondo della cannabis light online significa ricordare che ci sono diverse alternative per assumerla. Tra queste è possibile citare l’olio, così come i cristalli. Anzi, per essere precisi è bene ricordare che le infiorescenze di cannabis sono più adatte a chi ha già un po’ di confidenza. Quando si è alle prime armi, è meglio concentrarsi sull’olio.

Come si riconosce un negozio di cannabis light serio?

Sono diversi i criteri da considerare quando si parla di scelta di un negozio di cannabis light online serio. Innanzitutto, è bene controllare che siano presenti tutte le specifiche relative alla legge sopra ricordata, in modo da rendere il consumatore edotto in merito a quello che può fare e a quello che non può fare.

Un altro punto importante da prendere in considerazione riguarda la presenza di sussidi informativi di qualità, come per esempio il blog. Chi lavora nel campo del web marketing, sa perfettamente che questo strumento è molto importante per indicizzare il sito web. Il blog ha anche un’altra funzione, ossia quella di creare autorevolezza attorno al marchio e di fare in modo che il consumatore si senta guidato nella scelta dei prodotti. Questo è importante in generale. Quando si parla di un ambito come quello della cannabis online, che vede ancora molte persone diffidenti e impaurite, lo è ancora di più.

I negozi online di cannabis light funzionano come gli altri?

Assolutamente sì! Comprare cannabis light online prevede un procedimento che non ha nulla di diverso rispetto a quello necessario per acquistare altri prodotti. Questo significa, per esempio, che il consumatore ha i medesimi diritti di cui può godere quando utilizza tutti gli altri e-commerce.

Per quanto riguarda i prodotti, come già ricordato si passa dalle infiorescenze, agli oli, fino agli accessori necessari per la coltivazione domestica.

Il THC è l’unico principio attivo della cannabis?

No, ne esistono tanti altri. Tra questi è possibile citare il CBD o cannabidiolo. Considerato il ‘cugino’ del THC, non ha effetti psicoattivi ed è caratterizzato da interessanti proprietà. In questo novero, è possibile citare il blando effetto rilassante, uno degli aspetti che ha permesso ai prodotti a base di cannabis light di entrare nella top ten degli acquisti nel nostro Paese durante il lockdown (tra i più richiesti è possibile citare i prodotti di canapa online su Cannabe.it).

Attenzione, però: parliamo di blando effetto rilassante e di niente di decisivo in caso di stati d’ansia pesante, situazioni che richiedono il contatto tempestivo con uno psicologo o con uno psicoterapeuta e l’inizio di una terapia mirata.

Cannabis, Indica e Sativa a confronto

Cannabis, Indica e Sativa a confronto

Quali sono le differenze tra le due principali tipologie di Cannabis?

Le due tipologie di piante di Cannabis più note anche ai meno esperti sono Indica e Sativa. Le differenze tra queste due varietà sono molteplici. Le differenze tra Indica e Sativa sono in gran parte dovute al fatto che la Cannabis mostra una notevole capacità di adattamento a una vasta gamma di ambienti diversi.

Differenze visibili ad occhio nudo
Le prime discrepanze tra Sativa ed Indica sono visibili già nelle Infiorescenze che queste producono. Le piante di Cannabis producono nodi a intervalli regolari lungo i loro steli e questi nodi sono i luoghi in cui si formano foglie, rami e Infiorescenze.

Le Infiorescenze Sativa tendono ad avere dimensioni maggiori di quelle dell’Indica, poiché corrono lungo la lunghezza del ramo invece di raggrupparsi attorno ai nodi. Tuttavia, di solito pesano meno dell’Indica quando sono asciutti, a causa della loro bassa densità.

Le Infiorescenze di Indica, invece, tendono a crescere in densi grappoli attorno ai nodi dello stelo e dei rami.

Anche la dimensione e il tasso di crescita delle piante varia notevolmente tra Indica e Sativa. Un’Indica può aumentare in altezza del 50-100% durante la fase di fioritura, mentre una Sativa anche del 200-300%.

Botanica ed Ibridi
La Cannabis sativa L. fu classificata per la prima volta nel 1753 mentre la Cannabis indica Lam. nel 1785. La classificazione Indica fu introdotta da Jean-Baptiste Lamarck, che osservò una differenza tra le colture presenti in Europa e quelle che si trovavano, invece, in India. Questa prima differenziazione era stata create successivamente alla scoperta che le due tipologie di Cannabis avevano effetti differenti sull’utilizzatore.

Gli studi più recenti che hanno provato ad individuare la differenza tra Indica e Sativa si sono concentrati sulla genetica. Le piante di Cannabis generalmente considerate Sativa producono alti livelli dell’enzima necessario per trasformare il CBG in THCA, che diverrà poi THC. Le varietà definite come Indica, invece, tendono a produrre maggiormente l’enzima che converte il CBG in CBDA, che si trasforma a sua volta in CBD.

L’ibridazione delle varietà, sempre più frequente negli ultimi decenni, presenta però un problema in questo senso: le nuove varietà ibride, infatti, producono in quantità variabile sia THC che CBD, rendendo estremamente difficile intuire la predominanza Indica o Sativa dell’Ibrido secondo i parametri di produzione dei principi attivi.

Parlamento israeliano discuterà disegno di legge per legalizzazione marijuana

Parlamento israeliano discuterà disegno di legge per legalizzazione marijuana

La commissione ministeriale per la legislazione ha approvato il disegno di legge per legalizzare la marijuana nel Paese, riportano oggi i media locali.

Il disegno di legge verrà ora presentato alla Knesset (Parlamento) per tre turni di votazione, il primo dei quali è previsto per la sessione di mercoledì, scrive il Times of Israel.

La bozza prevede la piena legalizzazione della detenzione per uso ricreativo fino a 15 grammi di marijuana per i cittadini di età superiore a 21 anni, così come la depenalizzazione del possesso fino a 50 grammi, secondo il giornale.

“Per la prima volta nella storia dello Stato d’Israele, la mia iniziativa legislativa si appresta a regolare il mercato della cannabis in Israele”, ha scritto su Facebook il deputato Sharren Haskel del partito Likud del premier Benjamin Netanyahu.

Haskel ha promulgato il disegno di legge insieme a Ram Shefa, membro della Knesset di Blu e Bianco. In commissione il documento legislativo è stato respinto e fortemente criticato dai rappresentanti ultraortodossi.

All’inizio del mese Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione congiunta con l’altro capo del governo in coabitazione Benny Gantz promettendo di spingere per la legalizzazione, nonché di facilitare l’accesso alla marijuana per uso medico e le licenze per i coltivatori.

Negli ultimi anni Israele ha compiuto diversi passi sulla strada dell’accettazione della marijuana, depenalizzandola nella maggior parte dei casi nel 2017 e promuovendo studi e licenze a diversi centri nel Paese.

Lo scorso mese è stato riferito che Israele esporterà cannabis per uso medico in Europa e Canada.

Olbia, in auto con 5 chili di marijuana: coppia arrestata

Olbia, in auto con 5 chili di marijuana: coppia arrestata

I due cercavano di imbarcarsi sul traghetto diretto a Livorno. La droga era nascosta tra i bagagli

OLBIA. Due fidanzati sono stati arrestati ieri notte al porto Isola Bianca di Olbia mentre cercavano di imbarcarsi sul traghetto per Livorno con un’auto presa a noleggio e 5 chili di marijuana nascosti fra i bagagli. I carabinieri della Sezione radiomobile del Reparto territoriale di Olbia hanno fermato l’auto per un normale controllo: in una delle valigie riposte nel portabagagli, i due fidanzati, un nuorese di 38 anni ed una bolognese di 36 anni, avevano nascosto la droga, che è stata individuata con il supporto di un’unità cinofila del Gruppo della Guardia di Finanza di Olbia. La marijuana era suddivisa in bustoni di plastica da un chilo ciascuno. I due sono stati arrestati, e dopo la convalida del giudice, arrivata oggi, sono stati trasferiti nel carcere di Bancali, a Sassari. (ANSA).

La cannabis potrebbe aiutare a prevenire l’infezione da Covid

La cannabis potrebbe aiutare a prevenire l’infezione da Covid

Secondo i ricercatori canadesi, gli estratti di cannabidiolo (CBD), il principale componente non psicoattivo della marijuana, potrebbero contribuire a ridurre del 70 per cento il numero di recettori cellulari utilizzati dal coronavirus per entrare nell’organismo

 

Impedire l’infezione da coronavirus con composti e sostanze a base di marijuana. Questo è l’obiettivo di un gruppo di ricercatori canadesi dell’Università di Lethbridge ad Alberta, che, in uno studio pubblicato sulla rivista Preprints, e con la collaborazione degli esperti delle società Pathway Rx e Swysh Inc, hanno analizzato circa 400 diversi ceppi di cannabis e identificato una dozzina e che sembrano promettenti nel prevenire l’infezione da Sars-CoV-2.

“Gli estratti di cannabidiolo (CBD), il principale componente non psicoattivo della marijuana, potrebbero contribuire a ridurre del 70 per cento il numero di recettori cellulari utilizzati dal coronavirus per entrare nell’organismo”, spiega Igor Kovalchuk, CEO di Pathway Rx, precisando che sono però necessari ulteriori studi sull’argomento prima di adottare terapie a base di cannabis. Il team ha trattato dei modelli 3D di tessuto orale, polmonare e intestinale con un campione di estratti CBD da piante di Cannabis Sativa.

“Il livello di THC, il componente psicoattivo della sostanza, era molto basso, perciò non ci aspettavamo effetti collaterali. Abbiamo poi analizzato gli effetti degli estratti su ACE-2, il recettore che facilita l’ingresso del virus nell’organismo. Secondo i nostri risultati, alcuni campioni hanno ridotto il numero dei recettori del 73 per cento, e questo implica che la possibilità di contrarre il virus diventa molto piu’ bassa”, prosegue il CEO di Pathway Rx.

“Abbiamo esaminato anche altri recettori come TMPRSS2, che facilita la riproduzione delle celle infette, e i cannabinoidi sembrano effettivamente in grado di diminuire le possibilità di contagio. Dobbiamo sottolineare però che i prodotti a base di marijuana attualmente in commercio non sono progettati per prevenire l’infezione da Sars-CoV-2, quindi non basta assumere o consumare CBD per ottenere questi effetti”, ribadisce ancora Kovalchuk.

“Sono necessari ulteriori studi clinici. Data l’attuale situazione epidemiologica disastrosa e in rapido sviluppo, è necessario prendere in considerazione ogni possibile opportunità terapeutica. Se il nostro studio sarà confermato dai test, potremo pensare di utilizzare gli estratti di CBD nel collutorio, negli inalatori o in capsule gel. Sarebbe una soluzione efficace e a basso costo”, conclude l’esperto.