da Redazione | 4 Giugno, 2020 | Cultura, Mondo
La cannabis era usata già 2700 anni fa per riti religiosi, la scoperta degli archeologi
Cannabis negli antichi rituali religiosi? Possibile. Alcuni archeologi ne hanno trovato dei residui su due altari di ben 2700 anni fa appartenenti al santuario di Tel Arad, uno dei siti archeologici israeliani più importanti, nel deserto del Negev a sud del Mar Morto. È la prima prova che si scopre l’utilizzo di cannabis nelle cerimonie religiose nella prima storia dell’ebraismo.
È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of the Institute of Archaeology of Tel Aviv University dai ricercatori dell’Università di Tel Aviv, che hanno esaminato i resti trovati in quel luogo di culto risalente al 750 a.C. circa e rinvenuto negli anni ‘60 nel durante gli scavi condotti dall’archeologo Yohanan Aharoni.
Dalle prime ricostruzioni fatte con gascromatografia e la spettrometria di massa, sull’altare minore sono stati trovati residui con tracce di Thc, cannabidiolo e cannabinolo, i principi attivi della cannabis, e residui di letame, che i ricercatori riconducono al combustibile che permetteva alla cannabis stessa di bruciare e attivare i composti psicoattivi della sostanza. Sull’altare maggiore, invece, sarebbe stato trovato il franchincenso, una resina aromatica di origine arabica che porta la materia ad elevate temperature necessarie affinché rilasci il suo aroma.
“Sappiamo da tutto il Vicino Oriente antico e dal mondo che molte culture hanno usato materiali e ingredienti allucinogeni per entrare in una specie di estasi religiosa”, ha detto l’autore principale Eran Arie alla CNN. Diverse altre culture, come la tribù Gaddi dell’Himalaya, il regno d’Africa Buganda e il Tenetehara del Brasile, hanno usato la cannabis a scopo ricreativo o un tipo di estasi nelle cerimonie cultuali.
Così come da uno studio del 1993 sui materiali dei resti di un’adolescente morta durante il travaglio in un’antica grotta a Gerusalemme ha scoperto che la cannabis veniva probabilmente usata per ridurre il dolore del parto.
©Journal of the Institute of Archaeology of Tel Aviv University
Un altro elemento che spicca dalla ricerca è che, siccome sia il franchincenso che la cannabis erano sostanze importate con costi molto elevati, e dal momento che il santuario di Tel Arad era costruito sul modello del grande Tempio di Gerusalemme, secondo gli archeologi il rituale era era una pratica di culto istituzionalizzata dal governo centrale che ne sovvenzionava i costi e certificava la legittimità.
“L’uso di sostanze allucinogene per ragioni di culto è attestato nelle culture umane dal Neolitico – sostiene Arie. Ma questa è al momento la più antica evidenza dell’uso di cannabis nel Medio Oriente antico”.
Fonti: Journal of the Institute of Archaeology of Tel Aviv University / CNN
da Redazione | 23 Maggio, 2020 | Cultura, Eventi
Oggi il premier albanese Edi Rama durante la conferenza tenuta nell’occasione della Giornata dell’Europa ha dichiarato che dopo un anno di lavoro è quasi pronto il progetto di legge per la legalizzazione della cannabis per uso medico, in linea con alcuni paesi del mondo che lo hanno già fatto, tra cui la Macedonia.
Per la preparazione della bozza, ha affermato Rama, sono stati consultati esperti stranieri.
“E’ da un anno che ci lavoriamo sopra, e tra poco sarà pronta, dopo una lunga consultazione con esperti nostri e quelli stranieri.
L’aiuto degli esperti stranieri è stato importante perché noi non inventiamo ma impariamo dagli altri.
Molto presto il progetto sarà pronto per un dibattito pubblico così come con il condono fiscale, che sarà discusso con le istituzioni internazionali” ha affermato Rama
Incalzata dai media la delegazione UE in Albania ha negato di avere partecipato alle consultazioni sull’argomento.
“A seguito delle richieste di alcuni media, desideriamo chiarire che la Commissione europea e la delegazione dell’UE non sono state coinvolte nella preparazione, redazione o consultazione di progetti in relazione alla coltivazione e legalizzazione della cannabis in Albania a fini medici”, ha affermato la delegazione UE.
La notizia è stata commentata subito dai leader dell’opposizione.
“Rama chiede la legalizzazione della cannabis mentre ha già iniziato il processo della cannabizzazione in tutto il paese, e di questo i nostri partner sono bene informati” dichiara il segretario del
Partito Democratico, Lulzim Basha.
Mentre la leader del LSI Monika Kryemadhi si dice convinta che questo argomento sia una mossa elettorale di Rama.
da Redazione | 15 Maggio, 2020 | Mondo, Cultura
Un libro, uscito recentemente, rievoca la geniale Hemp Car del 1941 ed esamina l’utilizzo della cannabis nel mondo dell’automotive.
“Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l’equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall’annuale crescita dei campi di canapa?”. Non è una visione di un ultrà dell’agricoltura sostenibile o la speranza di un (ex) figlio dei fiori, ma il pensiero di Henry Ford, il genio che fondò la Ford Motor Company. Un pensiero che venne concretizzato nel 1941 dopo dodici anni di studio: la Hemp Car, prototipo costruito principalmente di fibre di cellulosa biodegradabili derivate da canapa (all’80%), sisal e paglia di grano, ma – soprattutto – alimentata per mezzo di etanolo di canapa. Una “bio vettura” funzionante, clamorosamente in anticipo sui tempi.
IL LIBRO
L’utilizzo della canapa nell’automotive è uno dei tanti argomenti di un interessante libro, uscito recentemente per Diakros Edizioni: Cannabis. Il futuro è verde canapa scritto da Mario Catania, giornalista e tra i massimi esperti in Italia sul tema. C’è un intero capitolo dedicato alle possibilità offerte da una pianta soprannominata “maiale vegetale” per la versatilità di uso: “Dall’auto di Ford alla canapa nelle auto di oggi”. Si scopre che la Hemp Car era biodegradabile e molto più leggera di un’auto con carrozzeria d’acciaio, a parità di dimensioni. Inoltre per dimostrare la validità del progetto, l’imprenditore statunitense realizzò uno spot in cui colpiva ripetutamente la vettura con un martello da incudine senza che si scalfisse o graffiasse minimamente. Era il suo sogno: un modello “che uscisse dalla terra”. Oggi, la fibra di canapa – spesso mixata con fibra di vetro, kenaf e lino – viene utilizzata per realizzare pannelli compositi per automobili. Uno degli esempi più recenti è quello della Porsche 718 Cayman ma anche Polestar sta lavorando attivamente sul tema.
CARBURANTE
Ma la Hemp Car era rivoluzionaria anche per la propulsione. Già nel 1925, Ford in un’intervista al New York Times lanciò una provocazione. “Il carburante del futuro sta per venire dal frutto, dalla strada o dalle mele, dalle erbacce, dalla segatura, insomma, da quasi tutto. C’è combustibile in ogni materia vegetale che può essere fermentata e garantire alimentazione. C’è abbastanza alcool nel rendimento di un anno di un campo di patate utile per guidare le macchine necessarie per coltivare i campi per un centinaio di anni”. Non era una boutade: la vettura era alimentata da etanolo di canapa (il carburante raffinato dai semi della pianta), quindi una “zero emissioni” ante litteram. Il conflitto mondiale fermò una possibile produzione in serie e Ford morì nel 1947: logico un rallentamento del progetto che uscì definitivamente di scena nel 1955 quando la coltivazione della canapa venne proibita negli Usa. Alcuni storici sostengono che la decisione sia stata sostenuta pesantemente dalla lobby delle industrie petrolifere, che temevano la produzione di un carburante alternativo.
OLIO
In un altro capitolo del libro (“Canapa come carburante per ridurre la dipendenza da energie fossili”) si ragiona sull’olio di semi di canapa che può essere trasformato in biodiesel per le vetture. È stato calcolato che la canapa possa produrre più di 800 litri di biodiesel per ettaro all’anno, una resa maggiore rispetto ad altre colture; e inoltre consente di produrre anche metanolo, etanolo, biogas. Quindi perché il biodiesel della canapa non viene usato? Fondamentalmente per il prezzo, visto che le produzioni di olio di canapa sono basse. Tuttavia, visto il numero sempre maggiore di Paesi che si stanno rendendo conto del potenziale della canapa industriale facendo aumentare le coltivazioni, i prezzi di questo biocarburante potrebbero diventare interessanti. Maurizio Bertera ( Gazzetta.it )
da Redazione | 14 Marzo, 2020 | Notizie, Cultura, Italia, Mondo
l periodo non è dei migliori per chi soffre di stress (e non).
Tra gli effetti collaterali della diffusione del coronavirus va sicuramente annoverato anche lo stress generato in molti per via delle nuove abitudini da assumere per limitare il contagio.
E’ possibile gestire lo stress? La cannabis terapeutica in questo può rivestire un ruolo di primaria importanza.
Nella rubrica ‘Cannabis e Terapia’, in collaborazione con Farmacie Gruppo Coviello, la dottoressa Cristiana Salvadori ha spiegato i casi in cui è possibile apprezzarne i benefici.
“L’uso di psicofarmaci per bloccare l’ansia? Sempre più diffuso specialmente per i pazienti che hanno problematiche croniche e devono affrontare un periodo di reclusione ed affrontare un periodo di quarantena o non ricevere più le visite dei propri cari.”
Non è facile affrontare l’ansia.
Molti psicofarmaci a cui siamo abituati danno dipendenza, la cannabis terapeutica invece no, perché ne viene data molto poca (i dosaggi sono quindi bassi).
I piccoli dosaggi della cannabis ci consentono o di scalare l’uso di altri farmaci o piano piano di eliminarli definitivamente.
Utilizzando la cannabis non c’è bisogno di un aumento eccessivo del dosaggio: all’ inizio si parte con un dosaggio molto basso che non ha quasi nessun effetto, quando si raggiunge un certo dosaggio ci si ferma e continua ad essere efficace nel tempo.
La cannabis terapeutica è un rilassante che aiuta ad essere più positivi.
da Redazione | 21 Febbraio, 2020 | Cultura
Un ricordo non è per forza un’esperienza passata reale. La nostra memoria, infatti, è più un riadattamento soggettivo di ciò che possiamo pensare sia la verità e che può, quindi, generare i cosiddetti falsi ricordi. Ma è ancora più difficile ricordare la realtà, quando si è sotto l’effetto della cannabis e, in particolare, del suo ingrediente psicoattivo, il Thc, già noto per danneggiare la memoria a lungo termine. A evidenziare ora questo legame tra falsi ricordi e cannabis è uno studio dei ricercatori dell’università di Maastricht, nel Paesi Bassi, che sulle pagine di Proceedings of National Academy of Sciences hanno dimostrato come la cannabis giochi un ruolo fondamentale nella formazione dei falsi ricordi, aumentando costantemente la suscettibilità delle persone a formarne sempre di nuovi.
Ricordiamo che esistono diverse tipologie di falsi ricordi: quelli momentanei, per esempio, che si formano da memorie autentiche o quelli spontanei, che generalmente nascono dall’immaginazione. Ci sono, inoltre, anche ricordi falsi che nascono da una suggestione, ossia dall’influenza di fattori esterni. Per esaminare gli effetti della marijuana sulla capacità di produrre tutte le diverse tipologie di falsi ricordi, i ricercatori hanno coinvolto 64 consumatori di cannabis a cui è stato chiesto di partecipare a tre esperimenti mnemonici: dopo aver inalato il vapore di una singola dose di marijuana o di placebo con un palloncino, i partecipanti hanno dovuto ricordare elenchi di parole, tra cui alcune nuove, o essere testimoni nella realtà virtuale di una rissa o di un furto ed essere poi intervistati dopo essere stati sottoposti a fake news, elementi fuorvianti e altre suggestioni su quello che avevano precedentemente visto.
“Siamo tutti inclini alla formazione di falsi ricordi, indipendentemente dall’uso di cannabis”, spiega Johannes Ramaekers, autore dello studio. “La suscettibilità ai falsi ricordi, tuttavia, aumenta con la cannabis. Sotto il suo effetto, le persone possono facilmente accettare false verità”. Dai risultati degli esperimenti, infatti, è emerso che quelli a cui era stata somministrata la cannabis erano anche maggiormente inclini a creare i falsi ricordi. Tuttavia, come spiega il co-autore Lilian Kloft in un’intervista rilasciata a Inverse, non è ancora chiaro in che modo l’uso di cannabis abbia amplificato la vulnerabilità delle persone alle suggestioni, e quindi alla produzione di falsi ricordi. Anche se studi precedenti hanno suggerito che alcuni degli effetti sulla memoria sono mediati dall’attivazione dei recettori dei cannabinoidi nell’ippocampo, uno dei più importanti centri per la memoria nel cervello.
I ricercatori ora vogliono capire se chi fa uso di cannabis abbia anche maggior probabilità di ammettere di aver commesso un crimine, che però non hanno realmente commesso. Questo studio, spiegano i ricercatori, suggerisce che le persone che fanno uso di cannabis sono più inclini a modificare la realtà dei fatti, un dato fondamentale che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui investighiamo e perseguiamo i reati oggi. “Il prossimo passo per noi è studiare gli effetti della cannabis in un contesto di falsa confessione”, spiega Kloft. “Le false confessioni sono una delle principali cause di convinzioni errate e non possiamo escludere che l’influenza della cannabis possa amplificare la vulnerabilità delle persone nel farla”.
Fonte: wired.it
da Redazione | 18 Febbraio, 2020 | Cultura, Mondo, Normative
La Croazia, in questa settimana, si appresta a discutere l’approvazione di una legge che andrebbe a regolamentare la produzione e l’uso della cannabis. Da tempo, a Zagabria, si discute su questa possibilità, ma finora se ne era parlato solo come di un modo per incentivare il turismo in uno dei paesi più belli sull’Adriatico.
Dietro la crescente richiesta di legalizzare la cannabis, però, ci sono anche altri motivi. La legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo potrebbe costituire un vantaggio per il turismo, anche alla luce del possibile divieto di consumo ai turisti della marijuana in quel di Amsterdam, che per lungo tempo è stata la patria europea delle droghe leggere. Non è però questo l’unico vantaggio della libera coltivazione della cannabis, almeno stando a quanto sostengono i promotori del disegno di legge.
Tra i principali sostenitori della legalizzazione della cannabis in Croazia troviamo Mirela Holy, ex ministra dell’Ambiente. Uno dei maggiori vantaggi, come spiega anche GreenMe, non è solo quello di poter avere grandi introiti dal punto di vista economico con la marijuana a scopo ricreativo, ma riguarda in primis l’impatto ambientale che la canapa può avere.
Una delle principali caratteristiche della canapa, infatti, è la sua capacità fertilizzante sul suolo: più piante ci sono, migliore sarà l’impatto sul verde, con l’evidente vantaggio della riduzione delle emissioni di CO2 nell’aria. Secondo Mirela Holy, tuttavia, la semplice legalizzazione non basta: occorre innanzitutto varare leggi che regolamentino l’argomento nella sua totalità. «Innanzitutto, occorre contrastare il commercio irregolare, che se non viene affrontato duramente continuerà ad esistere anche in presenza di una libera possibilità di coltivazione» – spiega ancora l’ex ministra croata – «La Croazia resta ancora un paese fortemente conservatore, ma rispetto a qualche anno fa ho notato grandi progressi ed aperture. Spesso l’ostilità nei confronti di questo tema nasce dal pregiudizio, eppure è scientificamente dimostrato che il potenziale di dipendenza da cannabis è minore di quello della nicotina e dell’alcol. Inoltre, nessuno è mai morto di overdose da cannabis, anche se esistono ancora tanti pregiudizi, motivati dagli interessi di determinati gruppi e industrie».
Fonte: leggo.it
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