Zitti zitti potrebbero essere i tedeschi ad avviare la rivoluzione verde che ha contagiato l’America e che inevitabilmente arriverà anche in Europa. Parlando di legalizzazione infatti ormai non c’è più da chiedersi se sia giusto o sbagliato, ma quando arriverà. Le ragioni economiche, che sono quelle che hanno portato ad oggi 11 dei 50 paesi degli Stati Uniti a legalizzare la pianta proibita, parlano la lingua universale dei soldoni e di centinaia di migliaia di posti di lavoro e non passerà molto tempo prima che i finti scrupoli morali vengano appianati dagli enormi profitti potenziali.
Noi preferiamo tenere alta la bandiera dei benefici sociali, che sono quelli che ci più convincono, anche se i soldi che in America vengono guadagnati con la cannabis legale e spesi per campagne di sensibilizzazione sugli stupefacenti, case per i senzatetto, borse di studio per gli studenti e le ricerche che raccontano come calino gli overdose da oppiacei, la violenza domestica e l’uso di armi, in questo sistema capitalistico hanno probabilmente meno fascino del dio denaro che tutto può.
Fatto sta che anche la CDU, il partito di Angela Merkel, ha aperto alla legalizzazione della cannabis. E’ un partito di centro-destra che probabilmente è più abituato a guardare ai fatti e a scegliere per i cittadini, piuttosto che ripetere slogan vecchi di 50 anni che rimandano alla guerra alla droga di nixoniana memoria, sconfessata ormai da tutti, ONU compresa, oltre che dal paese che l’aveva inventata.
Germania che, partita molto in ritardo rispetto all’Italia, sta facendo tutte le mosse necessarie per diventare leader di settore nella cannabis medica, che è stata legalizzata nel 2017. Un mercato, quello della cannabis medica tedesca, che secondo le stime di Prohibition Partners potrebbe raggiungere la cifra di 7,7 miliardi di euro entro il 2028. Intanto, dopo il bando governativo per selezionare le aziende che la coltiveranno, prevedono una produzione di 10 tonnellate l’anno entro il 2024. Noi a Firenze dopo 5 anni dovremmo arrivare a 300 chili nel 2020.
Intanto, secondo la testata Deutsche Well, “membri di spicco dell’Unione Democratica Cristiana al potere hanno iniziato a discutere apertamente di legalizzare la marijuana in Germania. La mossa sarebbe una svolta politica storica per il partito conservatore”. Cosa sta accadendo? Che Marian Wendt (Cdu), vicepresidente del gruppo italo-tedesco al Bundestag e membro della Commissione Affari Interni, ha detto alla rete RND pochi giorni fa che: “La cannabis potrebbe essere resa legale per uso personale, ovviamente con produzione e distribuzione controllate”, specificando che: “Le risorse liberate nella polizia e nella magistratura dovrebbero essere utilizzate per combattere il commercio illegale”.
Qualche giorno prima Daniela Ludwig, che fa parte del partito CSU (Unione cristiano-sociale) considerato come il partito gemello della Cdu in Baviera, si era spinta oltre sostenendo che: “Dobbiamo smetterla con i dibattiti ideologici perché non è tutto bianco o nero, e in questo modo non andremo avanti nella discussione”.
Secondo la Ludwig, che è il nuovo commissario per gli stupefacenti, il focus della politica sulle droghe dovrebbe essere basato sulla praticità. “Alla fine della giornata, qual è il modo migliore per proteggere la salute delle persone, in particolare i giovani, e quale strada ha più senso per la situazione in questo paese?”
La risposta arriverà dalla politica, sperando che anche in Italia, dopo la formazione del nuovo inter-gruppo parlamentare formato al momento da 50 deputati, si possa seguire lo stesso sentiero, riproponendo la legge depositata in Parlamento nel 2016 da Radicali e Associazione Luca Coscioni, che avevano raccolto 68mila firme nel 2016, che si sono arricchite con altre 25 mila consegnate al presidente Fico il 23 ottobre, quando proprio i Radicali avevano organizzato una manifestazione per la legalizzazione davanti a Montecitorio.
Una discussione, quella sulla regolamentazione del mercato della cannabis, che sta animando diversi paesi europei come Spagna e Gran Bretagna, ma anche il Lussemburgo, dove il governo ha spiegato di voler studiare l’esperienza canadese, o la piccola Repubblica di San Marino, dove è stata approvata un’istanza d’Arengo, una sorta di legge di iniziativa popolare, che però dovrà essere discussa dal Parlamento.
Fonte: fanpage.it
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